Horacio Quiroga, scrittore uruguaiano

La vita di Horacio Quiroga è stata a dir poco tragica. Molti lo hanno definito "l'uomo più sfortunato del mondo". Pur ottenendo innumerevoli successi per il suo enorme talento letterario, visse una grande tragedia personale che durò fino alla fine dei suoi giorni.
Horacio Quiroga, scrittore uruguaiano
Gema Sánchez Cuevas

Revisionato e approvato da la psicologa Gema Sánchez Cuevas.

Ultimo aggiornamento: 20 febbraio, 2023

Horacio Quiroga è senza dubbio uno dei più grandi scrittori di tutti i tempi. Molti lo considerano l’Edgar Allan Poe della letteratura ispanica. Con Poe non condivide solo un eccezionale talento narrativo, ma insieme a questi possiamo includerlo nel gruppo degli “scrittori maledetti”, coloro i quali, in un modo o nell’altro, sono stati travolti dalla tragedia.

Questo scrittore uruguaiano è anche un esempio di come la miseria possa trasformarsi in arte se alimentata dalla creatività. Al di là del suo talento letterario, Horacio Quiroga era anche un uomo eccezionale. Innamorato, curioso, irrequieto e originale. Aveva molteplici interessi e hobby, e per molti è stato anche un ottimo amico.

“Non scrivere sotto il dominio dell’emozione. Lasciala morire, e quindi evocala. Se sarai capace, allora, di riviverla come fu, sarai a metà strada del cammino dell’arte”.

-Horacio Quiroga-

Nonostante ciò, un tragico destino segnò la sua esistenza. Incidenti mortali, suicidi e la morte in tutte le sue forme lo accompagnarono sempre. Si tolse la vita dopo aver appreso di essere affetto da una malattia incurabile.

Horacio Quiroga: un’infanzia tragica

Horacio Quiroga nacque a Salto, in Uruguay, il 31 dicembre 1878. Suo padre era Prudencio Quiroga, vice console dell’Argentina a Salto, e sua madre, Pastora Forteza. Horacio era il secondo di quattro fratelli.

Quando aveva solo due mesi, un amico di suo padre decise di prenderlo in braccio mentre tornava da una battuta di caccia. Il padre di Horacio aveva un fucile in mano e, proprio mentre usciva per andare incontro all’amico e al figlio, si sparò accidentalmente davanti a loro. Dopo una simile tragedia, la madre decise di andare a vivere per qualche tempo a Córdoba, in Argentina. Al suo ritorno, nel 1891, sposò Mario Barcos, che fu un ottimo patrigno per i suoi figli.

Tuttavia, Barcos ebbe un ictus che gli fece perdere la parola e buona parte della capacità motorio; in seguito a ciò, sprofondò in uno stato di profonda depressione. L’uomo decide così di suicidarsi utilizzando un fucile da caccia, proprio davanti gli occhi di Horacio, che nel frattempo era entrato nella stanza.

Molteplici interessi e nuove tragedie

Horacio Quiroga era interessato a molteplici ambiti della conoscenza ed era anche un eccellente atleta. Amava il ciclismo e fondò persino un’associazione ciclistica nella sua città natale. Adorava anche tutto quello che riguardava la fisica e la meccanica, ma anche la filosofia e la letteratura intorno a partire dai 20 anni.

Nel 1898 si innamorò di Maria Esther Jurkovski, ma i genitori di lei impedirono il fidanzamento. Così, con l’eredità lasciatagli dal patrigno, si recò a Parigi. Fece ritorno quattro mesi dopo, in uno stato prossimo all’indigenza. Poco dopo decise di avviare un circolo letterario che fu determinante per la sua formazione di scrittore.

Nel frattempo due dei suoi fratelli morirono di tifo. A seguito di questa tragedia, partì con María, l’unica sorella rimasta, per stabilirsi a Buenos Aires. Lì iniziò a lavorare come insegnante di lettere e in seguito venne trasferito nella città di Misiones, nella giungla.

L’amore per la giungla lo avrebbe cambiato per sempre. A questo punto della sua vita, i suoi scritti e le sue storie cominciarono a circolare negli ambienti letterari, elogiati da tutti.

Horacio Quiroga, una vita sfortunata

A Misiones si innamorò di una delle sue allieve, Ana María Cires, che era solo un’adolescente. Sebbene i genitori cercarono di opporsi alla relazione, Horacio Quiroga alla fine riuscì a sposarla. Con lei ebbe due figli, della cui educazione si occupò personalmente. La moglie si suicidò nel 1915 e Quiroga tornò a vivere a Buenos Aires con i figli. Il successo letterario proseguì.

Più tardi, si innamorò di una ragazza di 17 anni di nome Ana María Palacio. Si trattava di un altro amore impossibile, che non ricevette il consenso della famiglia di lei. Horacio Quiroga scavò così un tunnel per entrare in casa della ragazza e rapirla, ma poi non portò a termine il suo piano.

Qualche tempo dopo si innamorò di María Elena Bravo, con la quale si sposò ed ebbe una figlia. Tuttavia, era ossessionato dalla gelosia.

Alla fine la moglie lo lasciò porta con sé la figlia. Poco dopo, Quiroga iniziò ad avere problemi di salute e scoprì di avere un cancro incurabile alla prostata. Non appena appresa la notizia, chiese il permesso di uscire a fare una passeggiata a Buenos Aires. Tornò in clinica alle 23:00.

Horacio Quiroga sapeva che nel seminterrato della clinica era confinato Vicente Batistessa, un paziente senza speranza che aveva un caso simile a quello del cosiddetto uomo elefante. Lo scrittore si recò nella sua stanza e gli chiese aiuto per uccidersi.

Batistessa accettò aiutando Quiroga a procurarsi del cianuro. Il più grande scrittore di racconti latinoamericano morì di dolori atroci nel 1937.


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  • Orgambide, P. (1997). Horacio Quiroga: una biografía.

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