Idrofobia, la paura dell'acqua
L’acqua è uno degli elementi fondamentali per la vita degli esseri viventi. È una sostanza abituale nelle nostre vite, ma che rischia di diventare un problema per chi soffre di idrofobia.
L’idrofobia, o paura dell’acqua, è una forma di repulsione che l’essere umano può sviluppare quando entra per la prima volta in contatto con l’ambiente acquatico. Nelle prime fasi di esplorazione, scoperta e adattamento tendiamo a imbatterci in comportamenti restii al contatto con l’acqua (Saquicela e Jacinto, 2010).
Si tratta dunque di un disturbo psicologico caratterizzato dalla paura irrazionale, eccessiva e ingiustificata dell’acqua.
«Nella vita niente deve essere temuto, ma solo capito. È tempo di capire di più, in modo da temere di meno.»
-Marie Curie-
Sintomi dell’idrofobia
Sintomi fisici:
- Aumento della frequenza cardiaca.
- Aumento della frequenza respiratoria.
- Iperventilazione o sensazione di soffocamento.
- Tensione muscolare generalizzata.
- Sudorazione eccessiva in tutto il corpo e/o sudori freddi.
- Mal di stomaco e/o mal di testa.
- Esperienze di irrealtà o spersonalizzazione.
- Midriasi.
- Vertigini, nausea e vomito.
Sintomi cognitivi:
I sintomi fisici rinforzano quelli cognitivi, provocando pensieri negativi nel soggetto quando è in prossimità dell’acqua. Tali pensieri, inoltre, producono e alimentano i dubbi sulle proprie capacità di affrontare l’idrofobia.
Sintomi comportamentali:
- Evitamento. Il soggetto evita a tutti i costi il contatto con l’acqua, contribuendo così a incentivare la paura e a impedirne il superamento.
- Fuga. Quando il soggetto non è in grado di evitare il contatto con l’acqua, tenterà di uscire dalla situazione il prima possibile.
«La paura è sempre disposta a vedere le cose peggio di loro.»
-Tito Livio-
Le cause
Secondo Calamnia (1993), le cause dell’idrofobia possono essere raggruppate in due blocchi:
- Educazione alla paura verso l’acqua. L’adulto trasmette la propria paura al bambino, che in questo modo la interiorizza nel suo organismo prima ancora di sperimentarla in prima persona. È la forma più diffusa.
- Esperienze negative pregresse o situazioni stressanti connesse al contatto con l’acqua.
Secondo Zubiaur e Gutiérrez (2003), l’idrofobia in relazione al comportamento motorio può essere dovuta a molteplici fattori:
– Paura delle minacce psicologiche:
- Paura di fallire. È una delle cause più comuni nei bambini e aumenta con l’età. Può essere dovuta alla poca fiducia nelle proprie capacità o alla paura delle conseguenze del fallimento.
- Timore di essere giudicati negativamente.
- Paura di essere ridicolizzati in pubblico. È più frequente nella fase dell’adolescenza e in molti casi può perdurare fino all’età adulta.
- Timore della competizione.
– Paura per l’incolumità fisica:
I principianti si trovano ad affrontare movimenti insoliti, spesso in ambienti poco abituali, o a realizzare movimenti che possono causare la perdita dell’orientamento spaziale o dell’equilibrio, e che pertanto possono provocare una sensazione di paura.
Se a questo aggiungiamo la novità della situazione, l’insicurezza nei risultati e l’importanza di ottenere il successo, tale sentimento durante, e forse dopo l’esecuzione, può essere molto intenso.
«L’uomo che ha paura senza che vi sia pericolo, inventa il pericolo per giustificare la sua paura.»
-Alain Emile Chartier-
Come si cura l’idrofobia?
Come per quasi tutte le fobie, la terapia espositiva è in genere il trattamento più comunemente utilizzato nel trattamento dell’idrofobia. L’esposizione può essere di due tipi: dal vivo o virtuale (quest’ultima grazie all’ausilio delle nuove tecnologie). A ogni modo, il soggetto viene esposto all’ambiente temuto e impara a disimparare gradualmente ad aver paura dell’acqua, affrontando le situazioni che producono più paura a quelle che ne producono meno.
In abbinamento alla terapia espositiva, i medici prescrivono anche alcuni farmaci in grado di aiutare i pazienti a reagire alle paure. Gli SSRI, o inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina, possono aiutare a calmare l’ansia e gli attacchi di panico. Ricordate, però, che i farmaci non producono effetti di lunga durata e possono causare sintomi di astinenza. È pertanto fondamentale evitarne l’uso nel lungo termine.
Inoltre, è possibile ricorrere anche a tecniche di riduzione dello stress come il rilassamento, lo yoga, la meditazione, ecc. Ultimamente stanno prendendo sempre più piede i metodi basati sul recupero della piena consapevolezza: mindfulness e focusing.