Il consumo di oppiacei e i loro effetti sul cervello

Gli oppiacei, noti anche come narcotici, sono potenti analgesici prescritti nei casi di dolore acuto o cronico, in particolar modo nel dolore associato al cancro.
Il consumo di oppiacei e i loro effetti sul cervello
Sergio De Dios González

Revisionato e approvato da lo psicologo Sergio De Dios González.

Scritto Sonia Budner

Ultimo aggiornamento: 14 febbraio, 2023

Il consumo di oppiacei costituisce negli Stati Uniti una vera e propria crisi sanitaria che sta mettendo a dura prova il Paese e le sue istituzioni. Il problema risiede nel fatto che, al momento, non esiste una soluzione praticabile nel breve termine.

Negli Stati Uniti si consuma l’80% della produzione mondiale di oppiacei, da quelli a prescrizione medica a quelli provenienti dal mercato illegale. I servizi sanitari non riescono a far fronte ai numerosi decessi provocati dall’uso di tali sostanze.

Si stima che nel Paese muoiano circa 200 persone al giorno a causa della dipendenza da oppiacei. Il numero totale dei morti è paragonabile addirittura ai soldati americani deceduti nella guerra del Vietnam.

Gli alti tassi di dipendenza generati dal consumo di oppiacei attraverso l’OxyContin o i derivati ​​morfinici quali il Fentanil han fatto scattare l’allarme. Le statistiche parlano di dipendenza in più del 10% dei pazienti nei primi cinque giorni di consumo.

Tale crisi è stata dichiarata emergenza sanitaria nazionale negli Stati Uniti. Nelle prossime righe faremo luce su cosa sono gli oppiacei, come agiscono sul cervello umano e quali sono gli studi al riguardo attualmente in corso.

“Quando la persona dipendente accede a una forma di soddisfazione più profonda di quella che è possibile ottenere attraverso il comportamento autodistruttivo, si aprirà davanti a lei, in modo naturale, una via d’uscita.”

-Deepak Chopra-

Pasticche di oppiacei

Cosa sono gli oppiacei?

Gli oppiacei sono farmaci a effetto analgesico, i cui principi attivi si estraggono dalla capsula del papavero da oppio. Sono sostanze naturali, note da tempo, che si trovano nel succo e nei semi del papavero. Nel 1803 venne isolato un alcaloide dell’oppio, la morfina; in seguito si svilupparono altri derivati ​​quali la codeina e l’eroina.

Gli oppiacei, noti anche come narcotici, sono potenti analgesici prescritti nei casi di dolore acuto o cronico, in particolar modo nel dolore associato al cancro. Il problema risiede nel fatto che il consumo comporta molteplici rischi, in particolare l’elevato tasso di dipendenza.

Parliamo di pazienti in quanto a buona parte delle persone che mostrano segni di dipendenza sono stati prescritti gli oppiacei dopo un’operazione chirurgica, un incidente o la rottura di un arto.

L’oppio era legale negli Stati Uniti fino al 1914, e venne poi vietato per via dell’elevata tolleranza e per la grave sindrome da astinenza che provoca. Si tratta di una delle droghe che genera più dipendenza, in quanto in grado di raggiungere rapidamente il cervello.

Questi farmaci producono un potente effetto analgesico, sonnolenza e sensazioni gratificanti di piacere. Esistono tre classi di sostanze oppiacee:

  • Alcaloidi dell’oppio, come la morfina (il prototipo degli oppiacei) e la codeina.
  • Oppiacei semi-sintetici, come l’eroina e l’ossicodone.
  • Oppiacei sintetici, come la petidina e il metadone.

Come agiscono sul cervello?

Tutte le droghe da abuso attivano il sistema di ricompensa del cervello. Tale sistema comprende l’area ventrale del tegmento, il nucleo accumbens e la corteccia prefrontale. La percezione del dolore coinvolge diverse strutture neurali.

Attraverso le vie afferenti, tali sostanze raggiungono le regioni del tronco encefalico e del diencefalo, includendo il talamo e la materia grigia periacqueduttale. Inoltre, si producono sinapsi nel talamo, che si proiettano su altre aree come il lobo frontale, il sistema limbico o l’ipotalamo.

Gli oppiacei agiscono sul sistema afferente (vie attraverso le quali gli stimoli raggiungono il cervello), ma anche sul sistema efferente (il percorso inverso). Essi, inoltre, attivano connessioni eccitatorie tra la materia grigia periacqueduttale e i nuclei del rafe. Lo stimolo del dolore viene ridotto con l’inibizione degli interneuroni che contengono GABA.

Sostanze psicotrope

Come si sta affrontando la crisi provocata dal consumo di oppiacei?

Sono numerosi i fronti aperti dalla crisi del consumo di oppiacei. Vi è un’elevata richiesta di assistenza da parte delle persone che hanno sviluppato dipendenza da tali farmaci. In mancanza di prescrizioni mediche, si acquista al mercato illegale, sostituendoli con l’eroina, molto più economica e facile da ottenere.

Il lavoro svolto dal gruppo di ricerca del Mount Sinai, in Florida, è attualmente quello più degno di nota. La ricerca si è concentrata su una rete intracellulare che controlla le azioni degli oppioidi nella materia grigia periacqueduttale, in quanto tale rete svolge un ruolo estremamente importante nella risposta analgesica.

I ricercatori sono riusciti a bloccare il gene RGSz1, responsabile della codifica del modulatore negativo della tolleranza agli oppiacei. Il risultato consiste in una significativa riduzione del dolore già a basse dosi di farmaco. Inoltre, si ottiene un effetto meno gratificante, che è un fattore estremamente importante nello sviluppo della dipendenza.

Il gruppo di ricerca sta valutando gli oppiacei attualmente più prescritti. L’obiettivo è quello di classificarli secondi il potenziale di abuso in base alla proteina RGS che attivano. Le loro scoperte potrebbero essere decisive nella lotta contro la grave crisi da consumo di oppiacei.


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