Il dramma della povertà energetica
La povertà energetica è un fenomeno che colpisce sempre più persone. Secondo l’Osservatorio Italiano sulla Povertà energetica (Oipe), circa 2,2 milioni di persone residenti in Italia soffrono di questa forma di povertà.
In un Paese tuttora in bilico dopo la devastante crisi iniziata nel 2008, se ne soffrono ancora le conseguenze endemiche. Tra di esse, il fenomeno di cui vi parliamo oggi: la povertà energetica.
Cosa è la povertà energetica?
Secondo Reddy – citato da González (2014) – la povertà energetica potrebbe essere definita come la “mancanza di alternative sufficienti per accedere ad alcuni servizi energetici adeguati, economici, affidabili, sicuri e sostenibili dal punto di vista ambientale, che contribuiscano allo sviluppo economico e umano”.
Eppure questa non è l’unica definizione possibile. Secondo la Associazione di Scienze Ambientali spagnola, la povertà energetica è quella situazione in cui una famiglia non è in grado di pagare un quantità di energia sufficiente a soddisfare le proprie necessità in casa. Così come quella in cui si vede obbligata a destinare una parte eccessiva dei propri introiti al pagamento della bolletta dell’energia.
È importante chiarire che questo fenomeno include sprechi in termini di impianto climatizzato, illuminazione, cucina, acqua corrente calda, e così via. Di conseguenza, è un concetto di povertà più preciso. Non comprende più di tanto l’esclusione sociale o la vulnerabilità sociale. Alcune famiglie, infatti, possono trovarsi in una situazione di povertà energetica senza essere a rischio esclusione. Tuttavia, è necessario precisare che può essere l’inizio di una situazione più ampia, che si avvicina all’esclusione sociale.
Sebbene esistano indici e formule che possono guidarci attraverso i numeri, il concetto è ben lontano dall’essere quantificabile. Ci troviamo dinnanzi a una dimensione soggettiva, una forma di povertà che dipenderà dai redditi delle unità di coabitazione, dalle risorse richieste in ogni casa per soddisfare i bisogni, dal clima, e così via.
Quando i ricchi si fanno la guerra, sono i poveri a morire.
-Jean-Paul Sartre-
Cause e conseguenze
Per quanto la povertà energetica colpisca quasi tutte le categorie, ce ne sono alcune in cui è particolarmente presente:
- Minori.
- Anziani.
- Persone affette da dipendenza.
- Le persone con malattie croniche sono quelle su cui gli effetti sono più evidenti.
Dopo aver contestualizzato il concetto, riteniamo necessario parlare delle cause e delle conseguenze dello stesso. Alcune sono (ACA):
- Basso reddito familiare.
- Scarsa qualità dell’abitazione.
- Prezzi elevati dell’energia.
- Incremento dei prezzi di altri beni: indumenti, cibo, e così via.
Tra le conseguenze e gli effetti ritroviamo secondo Gonzalález (2014) e Bruel e Gende (2018):
- Maggiore incidenza di diverse malattie fisiche (soprattutto cardiache, immunologiche, reumatiche e respiratorie), così come di malattie mentali.
- Incremento del tasso di mortalità, soprattutto nel periodo invernale.
- L’uso di impianti di riscaldamento economici, ma anche scarsi, provoca effetti degradanti nelle abitazioni. Inoltre, impianti di riscaldamento poco sicuri possono dare luogo a pericolose combustioni.
- In riferimento al punto precedente, le famiglie che consumano buona parte dei propri introiti nel pagamento di sistemi di riscaldamento sicuri vedono diminuire la propria disponibilità economica da destinare all’alimentazione.
- Più scarso rendimento scolastico nei minori e/o nelle persone che frequentano un corso di studi.
- Impatto negativo sui settori economici quali agricoltura, allevamento, attività che richiedono l’impiego di macchinari, e così via.
Conclusioni
Per quanto la povertà abbia un’essenza multidimensionale, un aspetto che danneggia sempre più famiglie è la povertà energetica. È importante sottolineare che questa forma di povertà, così come altre tipologie più concrete che possono presentarsi, colpisce famiglie con un numero inferiore di risorse a disposizione e con minore solvibilità.
È necessario iniziare ad adottare misure urgenti per intervenire alla radice del problema. Non si tratta di “tamponare” la situazione, bensì di dotare le persone di risorse sufficienti per vivere in modo dignitoso.
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