Il fascino e il suo impatto sul cervello

Sentirsi affascinati da qualcosa o qualcuno significa sentirsi vivi, ispirati, meravigliati e, naturalmente, felici. Sono poche le emozioni con un impatto sul cervello simile a quello del fascino.
Il fascino e il suo impatto sul cervello
Valeria Sabater

Scritto e verificato la psicologa Valeria Sabater.

Ultimo aggiornamento: 15 novembre, 2021

Il fascino è l’emozione più ricercata dagli esperti di neuromarketing. Ma anche da qualsiasi artista, regista o creatore di contenuti, poiché risvegliare tale sensazione nel cervello dello spettatore significa riuscire nel proprio intento. Perché uno stimolo che affascina difficilmente viene dimenticato, la sua impronta psicologica tende a durare e a generare emozioni positive nel tempo.

Rispondiamo ora a una semplice domanda: quando è stata l’ultima volta che abbiamo provato questa sensazione? Può essere stato dopo aver visto un’opera d’arte, magari un film. Potremmo esserci sentiti affascinati da un paesaggio, da un brano musicale, dall’ultima novità tecnologica o, perché no, da una persona. Poche idee orchestrate dal cervello sono così piacevoli. Ma come agisce il fascino sul cervello? Scopriamolo in quest’articolo.

Emozioni positive

Il fascino rientra in quelle che tendiamo a catalogare come “emozioni positive”, ma in realtà è in grado di provocare in noi un’infinita serie di sensazioni, sentimenti e pensieri. Quando siamo affascinati, ci sentiamo felici, allegri, ispirati, interessati, meravigliati e a volte persino innamorati.

Come possiamo dedurre, si tratta di uno stato psicofisiologico assolutamente sconvolgente, al punto che talvolta si cerca di strumentalizzare quest’emozione per influenzare gli altri. Riuscire ad affascinare un determinato gruppo di persone significa non solo attirare la loro attenzione, ma guadagnarsi persino la loro accettazione e ammirazione.

Ragazza affascinata sotto le stelle.

Il fascino, l’emozione più anelata dal cervello

I docenti e gli educatori lo sanno bene: il successo dell’insegnamento risiede nel risvegliare la scintilla dell’attenzione nei discenti. A tale scopo, il docente deve essere in grado di generare interesse tramite contenuti motivanti e affascinanti. Solo così riuscirà ad avere un grande impatto sulla mente dello studente, stimolando il suo interesse a imparare e scoprire.

Il fascino è uno stato mentale dall’immenso potere poiché attiva quasi all’istante il sistema limbico, l’area cerebrale legata alle emozioni. Una volta stimolata, quest’area inizia a rilasciare le endorfine, gli ormoni del piacere che facilitano processi come la concentrazione e il flusso di nuove idee.

D’altro canto, è interessante notare che il termine “affascinare” affonda le sue radici latine in un’altra parola da cui deriva: incantare. Per secoli tale parola ha avuto una connotazione negativa; si credeva che chi rimanesse affascinato fosse in realtà in balia di un potere maligno, una strana influenza capace di annientare la volontà umana.

Al giorno d’oggi questa accezione ha perso valore. Ormai sappiamo che da un punto di vista psicologico, provare fascino è il risultato di un processo cognitivo che infonde estremo benessere.

Fascino e innovazione vanno di pari passo

I grandi marchi, in particolare nel campo della tecnologia, sanno che per ottenere il consenso del pubblico devono puntare tutto sull’impatto emotivo. Nessuno acquista un prodotto che non lo emoziona. E un prodotto che non affascina, non è abbastanza innovativo. Il fascino è definito da una serie di caratteristiche:

  • Ciò che ci affascina è al tempo stesso una sfida, poiché appare diverso ai nostri occhi, motivo per cui attira la nostra attenzione. Il cervello si sente attratto dalle cose nuove, stimolanti e invitanti.
  • Deve causare in noi desiderio, aspettazione e grande curiosità.
  • Se qualcosa ci affascina, suscita in noi fiducia e sicurezza. Non importa che un oggetto sia del tutto nuovo, se ci affascina lo desideriamo e lo sentiamo vicino a noi.

Un’emozione che coinvolge totalmente

Lo psicologo Mihaly Csikszentmihalyi ha studiato il fascino e lo ha definito come l’esperienza ottimale in psicologia. Egli stesso spiega che sentirsi affascinati non è lo stesso che provare interesse per qualcosa; si tratta di uno stato più profondo.

Quasi come innamorarsi, ci proietta in uno stato di concentrazione assoluta. Entriamo in connessione con il qui e ora e proviamo una sensazione di impegno assoluto verso l’entità che ci ha affascinato.

Il fascino della sfinge di Giza.

Il potere del fascino estetico sul cervello

Il fascino è il re delle emozioni estetiche. Rafael Bisquerra, docente dell’Università di Barcellona, definisce l’emozione estetica come la risposta scatenata in noi da ciò che il cervello riconosce come bello. Ma potremmo andare oltre: non ci emozioniamo soltanto per le cose gradevoli o attraenti all’occhio.

Il cervello prova fascino anche verso ciò che suscita mistero e innesca un profondo interesse. Lo studio condotto presso l’Università di Belgrado (Serbia) rivela l’incredibile impatto che hanno sulla nostra mente gli eventi che risultano ambigue. Quando uno stimolo estetico combina un aspetto conosciuto con uno sconosciuto, il cervello si risveglia, trova ispirazione e si impressiona.

Perché ciò che ci affascina ci spinge a sapere di più. È come osservare la Grande Sfinge di Giza: ci attraggono le sue dimensioni, il suo portamento, la sua forma e la sua storia. Ma ciò che ci intrappola davvero è il mistero che cela più che la sua bellezza. Quando il lato estetico entra in connubio con l’enigma, genera un impatto maggiore e scatena in noi emozioni potenti.


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  • Bisquerra Alzina, Rafael (2009). Psicopedagogía de las emociones. Madrid: Paidos
  • Schindler, I., Hosoya, G., Menninghaus, W., Beermann, U., Wagner, V., Eid, M., & Scherer, K. R. (2017). Measuring aesthetic emotions: A review of the literature and a new assessment tool. PLoS ONE, 12(6), Article e0178899. https://doi.org/10.1371/journal.pone.0178899
  • Marković S. (2012). Components of aesthetic experience: aesthetic fascination, aesthetic appraisal, and aesthetic emotion. i-Perception3(1), 1–17. https://doi.org/10.1068/i0450aap

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