"Il grande dittatore" e il discorso di Charlie Chaplin

Il discorso conclusivo tenuto da Charlie Chaplin in "Il grande dittatore" sarà sempre attuale. Si tratta di un appello all'umanità, alla decenza e a tutti quei valori che ci permettono di lottare contro l'intelleranza e la violenza. Che ne dite di ripassarlo?
"Il grande dittatore" e il discorso di Charlie Chaplin
Valeria Sabater

Scritto e verificato la psicologa Valeria Sabater.

Ultimo aggiornamento: 16 marzo, 2023

I film di supereroi con mantelli, poteri straordinari che salvano il mondo e ci fanno sorridere con battute facili sono molto belli. Ci divertono e ci aiutano a non pensare a niente quando siamo sfiniti per la nostra vita frenetica. Occorre però anche dare spazio, ogni tanto, a quei titoli che la storia del cinema ci ha regalato in passato. Il grande dittatore, di Charles Chaplin, è quel film che tutti dovrebbero vedere almeno una volta all’anno per tutta la vita.

Rispolverare i classici non fa male, anzi funge da meraviglioso esercizio curativo. Inoltre, così facendo, possiamo scoprire fatti straordinari. Ci sono produzioni per le quali il tempo non passa e che ci propongono messaggi di grande attualità.

Il discorso offerto da quel minuscolo barbiere ebreo che a un certo punto deve atteggiarsi a Hynkel (Hitler), si distingue non solo come uno dei momenti più memorabili del cinema. Le parole, le idee e i messaggi che fanno parte di quel finale devono essere ricordati per lo scopo per cui sono stati creati: come antidoto all’intolleranza e alla violenza.

“Ma io non voglio essere imperatore. Non è il mio lavoro, ma aiutare tutti se possibile. Bianco o nero. ebrei o gentili. Dobbiamo aiutarci a vicenda; Gli esseri umani sono così. Vogliamo rendere felici gli altri, non renderci infelici. Non vogliamo odiare o disprezzare nessuno. In questo mondo c’è posto per tutti e il buon terreno è ricco e può nutrire tutti gli esseri. Il percorso della vita può essere libero e bello, ma l’abbiamo perso.”

I messaggi che Charles Chaplin ci ha lasciato nel suo discorso ne Il grande dittatore possono essere applicati uno per uno ai giorni nostri.

Il discorso di Chaplin ne “Il grande dittatore”, un lascito indelebile

Dicono che Charles Chaplin si sentì costretto a includere un discorso alla fine del suo film dopo che Hitler invase la Francia. Era il 24 giugno 1940 quando registrò quella sequenza di quattro minuti nei suoi studi. Aveva un forte bisogno di denunciare il fascismo e cercare, soprattutto, la connessione emotiva con lo spettatore facendo appello ad alcuni valori ben saldi.

Il mondo stava cadendo a pezzi, ma c’erano molti che aspettavano con ansia l’ultimo film di uno dei grandi talenti del cinema comico. E la verità è che per lo stesso Chaplin quel progetto rappresentava una vera sfida. Il grande dittatore non fu solo un film che ridicolizzava, attaccava e rendeva grottesca una delle figure più minacciose dell’epoca.

Era la prima volta che si cimentava in un dialogo. Quella voce, che teneva nascosta e che gli ha regalato il successo con Charlot, doveva finalmente manifestarsi per lasciare un messaggio indelebile, per il quale il tempo non passerà mai.

Risvegliare le coscienze assopite

Il cinema ha più potere di quanto si possa pensare: diffonde sensazioni ed emozioni comuni in milioni di persone. Lascia impronte, idee che interiorizziamo e ricordi che non vengono cancellati. Ciò che il discorso di Chaplin ne Il grande dittatore ottenne fu di unire milioni di persone nello stesso sentimento, quello dell’impegno contro l’odio e la violenza.

Va detto che nessuno credeva più di tanto in questo film. Hollywood non diede il via libera quando venne a conoscenza della sceneggiatura nel 1939. A quel tempo, per gli Stati Uniti il mercato tedesco era ancora rilevante e veniva visto come una minaccia. Non importava che il genocidio ebraico fosse già iniziato: mezzo mondo ha preferito voltare la faccia a detta realtà.

Tuttavia, Charles Chaplin non esitò a finanziare il suo progetto e cambiare il finale che aveva programmato, visti gli eventi accaduti nel 1940. Quel cambiamento dell’ultimo minuto e quel discorso che scrisse in fretta e con il cuore pesante, diede i suoi risultati, risvegliando milioni di coscienze.

Nel presente tendiamo anche a volgere lo sguardo verso realtà che esigono la nostra attenzione e il nostro impegno. Le ingiustizie e anche i grandi dittatori sopravvivono intorno a noi con quasi gli stessi echi del passato che credevamo dimenticato. Non addormentiamoci e ricordiamo il messaggio di questo film.

L’avidità ha avvelenato le anime degli uomini, ha costruito una barricata di odio nel mondo, ci ha portato alla miseria e allo spargimento di sangue come un passo dell’oca. Abbiamo sviluppato velocità, ma ci siamo bloccati. Il macchinario che dà abbondanza ci ha lasciato nella miseria. La nostra conoscenza ci ha resi cinici. La nostra intelligenza, dura e secca. Pensiamo troppo e sentiamo troppo poco.

Più che di macchinari, abbiamo bisogno di umanità

Il discorso di Chaplin ne Il grande dittatore ha già più di ottant’anni e calza ancora oggi a pennello. Il riferimento al fatto che la società ha bisogno di più umanità e non tanto di macchinari ci invita a riflettere. La tecnologia è avanzata molto di più dal 20° secolo e, proprio come allora, ha il suo lato positivo e il suo lato distruttivo.

Ad esempio, i social network ci avvicinano e ci permettono di diffondere informazioni, sono un’arma potente, ma a volte ci disumanizzano. Spesso si elevano come canale che diffonde odio, che discrimina e attacca chi è diverso. Più che di intelligenza -ha sottolineato il barbiere nel film-, ci vuole gentilezza e dolcezza.

Il discorso di Chaplin non scadrà mai, le sue parole contro i dittatori, il fascismo e la disumanità saranno sempre necessarie.

Il grande dittatore: continuiamo a lottare per un mondo migliore

Il nostro mondo ha fatto molta strada da quegli anni in cui le grandi potenze erano impegnate in una guerra mondiale. Tuttavia, il progresso non l’ha reso un posto migliore; non abbastanza per affermare che abbiamo trionfato come umanità. Non siamo più etici, la discriminazione e l’ingiustizia non sono scomparse e le guerre continuano a imperversare nel nostro orizzonte.

Il discorso di Chaplin ne Il grande dittatore rimane senza tempo perché non abbiamo risolto i problemi del passato. Li abbiamo trascinati con noi e abbiamo dato loro altre forme. Viviamo in un presente sempre più polarizzato in cui l’irrazionalità, l’estremismo e persino la violenza si intensificano silenziosamente; quasi senza che ce ne accorgiamo.

Svegliamoci, continuiamo a lottare per un mondo migliore, facciamo appello alla nostra umanità, a sperare e a essere quell’antidoto impegnato all’assurdità dell’odio.

Combattiamo per un mondo nuovo, un mondo decente che dia agli uomini la possibilità di lavorare, che dia futuro ai giovani e sicurezza alla vecchiaia. Promettendo tutte queste cose, i bruti sono saliti al potere. Ma mentono! Non manterranno quella promessa. Non lo faranno mai!


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  • Chaplin, Charles— (1964). Mi Autobiografía. Nueva York: Simon & Schuster
  • Chaplin, Charles (1974). Mi vida en imágenes. Nueva York: Grosset & Dunlap
  • Hayes, Kevin J. (2005). Charlie Chaplin: Entrevistas . Jackson: Prensa de la Universidad de Mississippi.

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