Il monaco e il mercante: il peso dei ricordi

Il monaco e il mercante: il peso dei ricordi
Sergio De Dios González

Revisionato e approvato da lo psicologo Sergio De Dios González.

Ultimo aggiornamento: 22 marzo, 2023

Il racconto del monaco e il mercante ci parla di un umile villaggio in cui regnava l’armonia, anche se non si può dire che ci fosse abbondanza. Gli abitanti erano gentili e vivevano con un forte senso di comunità. Lì vicino, si trovava un monastero abitato da monaci, molto attenti alle necessità del villaggio.

Nel monastero veniva seminato il grano e quell’anno il raccolto era stato buono. L’abate aveva chiesto a uno dei suoi monaci di mettere da parte dei sacchi di grano e di portarli al villaggio con un carretto. I monaci avrebbero condiviso quel cibo, perché solo condividendo – pensava l’abate – si può godere con gioia dell’abbondanza.

Il monaco, sollecito, si occupò dell’incarico con la massima cura e raccolse con le proprie mani molti mucchi di grano. Li ripose, a uno a uno, sul carretto. Quando finì di caricare, avendo assommato una quantità enorme di sacchi, pensò alla gioia del villaggio nel vederlo arrivare.

“Il passato non ha che un unico fascino, quello di essere passato.”
-Oscar Wilde-

Il monaco e il mercante

Il giorno seguente il monaco si alzò di buonora per portare il grano al paese. Notò che il carro era molto pesante, ma non vi badò. Quello che contava era portare la maggior quantità di sacchi alla gente del villaggio. Assicurò bene il carico e legò al carro i tre cavalli più robusti del monastero.

Intraprese così la strada verso il villaggio che si trovava a cinque chilometri di distanza. Era una mattina radiosa e il monaco viaggiava con il cuore colmo di gioia pensando al buon carico che portava. Si emozionava al solo pensiero dello sguardo di tutte quelle persone bisognose. Di certo era molto tempo che il cibo aveva smesso di essere sufficiente per tutti. Era assorto in questi pensieri quando qualcosa spaventò i tre cavalli. Senza sapere come, il monaco perse il controllo del mezzo e non riuscì a riprenderlo. Presto il carro si staccò e cominciò a rotolare giù per la collina.

Per lo stesso luogo stava passando un mercante, anche lui diretto al villaggio. Il destino avrebbe unito il monaco e il mercante per sempre.

Uomo e carretto

Il peso di una disgrazia

Tutto avvenne molto in fretta. Il monaco non seppe come, ma il carro travolse il mercante. Quando lo vide disteso per terra, in una pozza di sangue, corse disperato per soccorrerlo, ma fu inutile. Il mercante era già morto. Da quel momento fu come se il monaco e il mercante fossero, per magia, diventati una sola persona.

Non passò molto tempo che alcuni abitanti del villaggio vennero in soccorso. Consegnò loro il grano e ritornò al monastero, con l’anima in frantumi. Da quel giorno cominciò a vedere il mercante ovunque. Se dormiva, lo sognava. Quando era sveglio, non faceva che pensare a lui. L’immagine del morto lo perseguitava.

Chiese allora consiglio al maestro il quale gli rispose che non poteva continuare a vivere in questo modo. Doveva prendere la decisione di dimenticare. Il monaco disse che gli era impossibile. Si sentiva colpevole di quella morte perché se non avesse caricato così tanto il carro, forse avrebbe potuto mantenerne il controllo.

Monaco che piange

Il monaco e il mercante: un insegnamento

La vita del monaco proseguì in questo modo per alcuni mesi. Non smetteva di provare un terribile rimorso e più ci pensava, più si sentiva in colpa. Fu il maestro, alla fine, a prendere una decisione. Mandò a chiamare l’uomo e gli disse nuovamente che non poteva continuare a vivere così.

Gli diede, quindi, il permesso di togliersi la vita. Il monaco all’inizio restò sorpreso, ma capì che in effetti non gli restava altra scelta. Il problema, tuttavia, era che non aveva abbastanza coraggio per suicidarsi. Il maestro lo tranquillizzò: ci avrebbe pensato lui stesso, tagliandogli la testa con la sua spada. Il monaco, rassegnato, accettò.

L’abate affilò bene la spada, poi chiese al monaco di inginocchiarsi e di appoggiare la testa su una grossa pietra. L’uomo obbedì. Il maestro sollevò il braccio e il monaco cominciò a tremare e a sudare freddo per il terrore. Il maestro abbassò con forza la lama verso il collo dell’uomo, ma si fermò a pochi millimetri dalla testa.

Tramonto sul campo

Il monaco era paralizzato. L’abate gli chiese: In questi ultimi minuti hai pensato al mercante?” “No”, rispose il monaco. “Ho pensato alla spada che sarebbe affondata nel mio collo”. Il maestro allora gli disse: “Vedi che la tua mente è capace di abbandonare un brutto ricordo? Se ci sei riuscito una volta, potrai farlo di nuovo”.


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