Il populismo: definizione e uso del termine

Il termine “populismo” si è diffuso a partire dal movimento socialista internazionale intendendo un movimento di opposizione alle classi alte che, a differenza del marxismo, riguardava i contadini ed era di matrice nazionalista. Oggi questo termine ha assunto una connotazione ben diversa.
Il populismo: definizione e uso del termine
Sergio De Dios González

Revisionato e approvato da lo psicologo Sergio De Dios González.

Ultimo aggiornamento: 21 dicembre, 2022

Il termine “populismo”, sempre più diffuso all’interno della nostra società, è oggi sinonimo di demagogia. Un vocabolo che viene applicato, in maniera indistinta, a governi, regimi politici, forme di stato, persone o politiche economiche.

Con il tempo abbiamo dato esso una connotazione negativa, ma prima di essere utilizzato dai mezzi di comunicazione e nelle discussioni politiche, era una parola accademica dal significato ben diverso.

In questo articolo risaliremo all’origine e analizzeremo le prospettive del populismo, concentrandoci prevalentemente su quello latino-americano (vista la grande rilevanza storica).

Prospettive di un governo populista

Al netto delle difficoltà nel fornire una concettualizzazione sistematica a questo termine, possiamo prendere come spunto le seguenti tre prospettive:

  • Ideologia. Un’ideologia che separa la società in due gruppi antagonisti: il popolo, puro e vero, e la nobiltà, corrotta. In questo utilizzo generalizzato del termine, non risulta difficile comprendere come mai la parola populista possa essere utilizzata per etichettare forme politiche delle più disparate.
  • Stile narrativo. Una prospettiva secondo cui il populismo rappresenta uno stile narrativo, in una retorica che inquadra la politica come strumento etico e morale nei confronti del popolo e dell’oligarchia. Populista è il linguaggio che viene usato da coloro che pretendono di parlare in nome del popolo: “noi” (il popolo) e “loro” (la nobiltà).
  • Strategia politica. Si tratta della prospettiva più comune; con populismo qui ci si riferisce all’adozione di determinate politiche economiche (come la ridistribuzione di ricchezze o la nazionalizzazione delle imprese). Allo stesso modo, il populismo è anche uno stile di organizzazione politica, in cui il leader esercita il potere con il favore dei suoi sostenitori, in genere appartenenti a categorie ai margini della società.

Origine del termine

Si tratta di una parola di uso accademico prima ancora che comune o popolare. Un termine utilizzato per la prima volta alla fine del XIX secolo con l’intento di denominare una fase di sviluppo del movimento socialista russo.

Con il termine socialismo si voleva descrivere l’ondata anti-intellettualista secondo la convinzione che ogni militante socialista, per ergersi a guida, dovesse imparare direttamente dal popolo.

Qualche anno dopo, i marxisti russi cominciarono a usare questa parola con accezione negativa. La usarono per indicare quei socialisti convinti che i protagonisti della rivoluzione russa fossero i contadini e che proprio partendo dalla società rurale si dovesse costruire la società socialista post-rivoluzione.

Con la nascita del movimento socialista internazionale, si comincia a parlare di populismo per intendere un movimento di opposizione alle classi alte. Questo, però, a differenza dalla concezione marxista, era un movimento nazionalista formato da contadini.

Al tempo stesso, e senza un’apparente connessione con l’ambiente russo, si inizia a parlare di populismo anche negli Stati Uniti, in riferimento all’effimero People’s Party (Partito del Popolo). Questo nasce dal pensiero anti-elitario e progressista di alcuni poveri coltivatori. Mettendo a confronto le due nazioni, possiamo notare che entrambe impiegano il termine per indicare un movimento rurale in contrapposizione ai poteri forti.

Persona che vota

Decennio ’60-’70

Durante il decennio che andò dal 1960 al 1970, alcuni accademici ripresero questa parola dandole un nuovo significato, tuttavia in connessione ai precedenti. Populismo viene usato per nominare tutta una serie di movimenti riformisti riguardanti il Terzo Mondo (come il peronismo in Argentina, il Varguismo in Brasile e il Cardenismo in Messico). In questi casi, la differenza nell’utilizzo di questo vocabolo riguardava la leadership: personale prima di istituzionale, dittatoriale prima di pluralista ed emotivo prima di razionale.

È a partire da questo momento che il mondo accademico smette di utilizzare il concetto di populismo per definire movimenti contadini, ricorrendo a esso per descrivere un ampio fenomeno ideologico e politico. A partire dal 1970, il populismo indicava un qualsiasi movimento che minacciava la democrazia, secondo un’accezione sempre negativa.

Il populismo latino-americano

Il populismo latino-americano è sempre stato riconosciuto per il suo carattere fortemente inclusivo. Parliamo in particolare di tre elementi:

  • La sovranità popolare. Dopo gli Stati Uniti e Haiti, l’America latina è la prima area de-colonizzata. Una zona in cui l’idea di nazione sorge a partire da comunità nazionali, costruite sulle ceneri delle ex-colonie. Per questo motivo il populismo latino-americano ruota attorno all’originale idea di una sovranità popolare.
  • La debolezza statale. Riconosciuta e certificata, una debolezza storica che mette lo stato in difficoltà nel mantenere promesse populiste e nel difendere i diritti dei più deboli. Tutti i cicli populisti nascono da una serie di promesse e diritti non rispettati.
  • La reazione populista. I populismi latino-americani sorgono come reazione alle limitazioni dei sistemi che li precedono, in un contesto di profonda diseguaglianza, instabilità e volatilità politica. La promessa del populismo ha base materiale e simbolica, nel suo tentativo di dar voce e voto ai meno abbienti.

Abbiamo quindi visto in questo articolo come si è evoluto nel corso della storia il termine populismo, assumendo col passare del tempo una connotazione negativa.

Dall’iniziale accezione come riconoscimento dell’ignoranza e necessità di apprendimento di coloro che pretendono di governare, all’uso in riferimento a movimenti politici che cercano la simpatia del popolo con le loro proposte, siano esse o meno ciò di cui il popolo ha veramente bisogno.


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