Il potere della menzogna: un esperimento

Nell'esperimento Quattrone e Tversky, è stato dimostrato che le persone hanno una forte tendenza a dire bugie e crederci. Modifichiamo o sopprimiamo i dati della realtà, più o meno consapevolmente, in modo da non entrare in conflitto con noi stessi.
Il potere della menzogna: un esperimento
Sergio De Dios González

Revisionato e approvato da lo psicologo Sergio De Dios González.

Ultimo aggiornamento: 22 marzo, 2023

Se qualcuno ce lo chiedesse, la maggior parte di noi direbbe di essere totalmente estraneo alle bugie e all’inganno. Quasi tutti crediamo che sia vero e che siamo completamente sinceri nella maggior parte delle nostre parole e azioni. Tuttavia, l‘esperimento di Quattrone e Tversky ha dimostrato che non è così, svelando il potere della menzogna.

L’esperimento di Quattrone e Tversky fu condotto nel 1984 e inizialmente pubblicato sul Journal of Personality and Social Psychology. L’obiettivo principale di questo studio era quello di dimostrare l’esistenza di un bias cognitivo noto come bias di auto-conferma. Questa deviazione della coscienza è relazionata al bisogno di rendere vero ciò che pensiamo, a prescindere dal fatto che lo sia o meno.

Questo bias ci mente. Tuttavia, in questo caso, le bugie si concentrano principalmente su noi stessi. Stiamo parlando di autoinganno, quel meccanismo attraverso il quale smettiamo di vedere o prendere in considerazione aspetti della realtà che contraddicono le nostre convinzioni o ci mettono a disagio.

L’esperimento di Quattrone e Tversky dimostra che ci inganniamo spesso. Non lo facciamo maliziosamente o per mancanza di rispetto verso la verità, è semplicemente un meccanismo che ci aiuta a non affrontare aspetti dolorosi o scomodi della realtà. Vediamo nell’articolo di oggi fin dove può arrivare il potere della menzogna.

“La razionalizzazione può essere definita autoinganno dal ragionamento.”

-Karen Horney-

Ragazza con benda sugli occhi

L’esperimento di Quattrone e Tversky svela il potere della menzogna e dell’autoinganno

Per eseguire l’esperimento, Quattrone e Tversky si sono basati su un gruppo di 34 volontari. A tutti loro fu detto che sarebbero stati sottoposti a un sondaggio sugli “aspetti medici e psicologici dell’atletica leggera”, ma non era vero. Tuttavia, era necessario che credessero a questo presupposto.

A tutti venne chiesto di immergere le braccia in acqua fredda. Fu detto loro che il loro livello di resistenza a quell’acqua fredda era un indicatore molto importante del loro stato generale di salute. Anche in questo caso, l’informazione era falsa. Venne poi chiesto loro di svolgere alcune attività, come il ciclismo e attività simili, che avrebbero dovuto fungere da pure distrazioni.

Alla fine, tutti i volontari vennero sottoposti a una presentazione sulla speranza di vita che li informò sull’esistenza di due tipi di cuori. Il tipo I era più resistente e, quindi, meno vulnerabile allo sviluppo di malattie cardiache nel tempo. Il tipo II, invece, era un cuore debole e incline alla malattia.

Una svolta nell’esperimento

Dopo questa prima fase, l’esperimento di Quattrone e Tversky ebbe una svolta. Il gruppo di volontari fu diviso in due. Separatamente, al gruppo 1 fu detto che le braccia immerse in acqua fredda erano un indicatore che permetteva di stabilire se ciascuno di loro avesse un cuore di tipo I o di tipo II.

Si aggiunse che coloro che avevano un cuore di tipo I, cioè forte e resistente, potevano resistere più a lungo con le braccia immerse in acqua fredda. All’altro gruppo fu detto il contrario, cioè che chi aveva un cuore forte e resistente avrebbe resistito meno tempo con le braccia immerse in acqua fredda.

In seguito, a tutti i volontari venne chiesto di immergere nuovamente le braccia in acqua fredda per adeguare la propria valutazione. Il risultato fu sorprendente: i membri del primo gruppo restarono molto più a lungo con le braccia nell’acqua fredda rispetto alla prima volta. Nel gruppo 2 successe l’esatto contrario.

Secchi con acqua

Le conclusioni dell’esperimento: il potere della menzogna

In generale, il tempo di resistenza variava in media di 10 secondi. Coloro che all’inizio avevano resistito 35 secondi, alla fine resistevano 45 secondi, se appartenevano al primo gruppo, oppure 25 secondi se appartenevano al secondo gruppo. Quali sono state, dunque, le conclusioni di questo esperimento?

Per chiarire le conclusioni tratte dai due ricercatori, a tutti i partecipanti venne chiesto se i dati sui due tipi di cuore li avessero indotti a resistere più o meno, a seconda dei casi, per dimostrare che avevano un cuore forte. Dei 38 volontari, 29 lo negarono. Quindi venne domandato loro se credevano di avere un cuore sano. Il 60% di coloro che avevano negato la manipolazione del tempo di resistenza rispose di sì.

Per i ricercatori, i risultati hanno dimostrato che esiste una forte tendenza a ingannarci. Il potere della menzogna è talmente forte che alcuni sopprimono completamente i dati della realtà solo per dimostrare che hanno ragione. E, per inciso, per non affrontare situazioni che possono essere scomode o preoccupanti.


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  • Trivers, R. (2013). La insensatez de los necios. La lógica del engaño y el autoengaño en la vida humana. Katz Editores.


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