Il vittimismo manipolativo

Fare la vittima può rivelarsi un'arma a doppio taglio. Alcune persone, tuttavia, notano più benefici che costi.
Il vittimismo manipolativo
Gema Sánchez Cuevas

Revisionato e approvato da la psicologa Gema Sánchez Cuevas.

Ultimo aggiornamento: 20 marzo, 2023

Il vittimismo manipolativo è presente in molte personalità. È comune, ad esempio, tra i narcisisti, tra chi fa uso di ricatto emotivo e anche tra coloro che si avvalgono di questo comportamento per trarne qualche beneficio.

La vittima viene, in un modo o nell’altro, sempre protetta dalle critiche. Inoltre, gode della compassione e della comprensione di molti, qualunque cosa faccia. Chi osa mettere in discussione gli atti di una presunta vittima passa per insensibile o spietato.

Il vittimismo è in molti casi una strategia che rappresenta più vantaggi che problemi. Questa condizione consente di avere una sorta di immunità per cui tutto quello che si dice è vero, tutto quello che si fa è ben intenzionato, tutto quello che si pensa è legittimo.

Alla luce di ciò, in più di un caso, questa vittimizzazione calcolata, consapevolmente o meno, nasconde un chiaro ricatto.

Bambine con omino di pan di zenzero.

Vittime autentiche e cure giustificate

Ci sono, ovviamente, situazioni reali di vittimizzazione, come quando qualcuno è stato maltrattato o è stato troppo indulgente, senza avere la possibilità di reagire.

Se una persona viene aggredita per strada o maltrattata da un’altra che detiene un potere che non può affrontare: di un’arma, di una divisa, di una posizione, ecc.

Queste situazioni provocano una condizione oggettiva di vittimizzazione. Tuttavia, la suddetta condizione non è eterna né deve essere un fardello da portare ovunque si vada.

Dopo aver superato la situazione di concreta impotenza, ristagnare nel ruolo di vittima è un’opzione, non una realtà inappellabile.

Una cosa è certa: la vittima esige attenzione, cura, sostegno e affetto. Ha bisogno di dedizione e comprensione per uscire dal suo stato di shock e vulnerabilità. Questo è fuori discussione.

La vittima come posizione esistenziale

Il vittimismo come posizione esistenziale si presta a possibili discussioni. Che un evento traumatico diventi l’eterno bigliettino da visita non per testimoniare un atto esecrabile, ma per ottenere privilegi che altrimenti non si riceverebbero.

Alcune persone fanno delle loro sofferenze, accuratamente esposte, un curriculum vivente. In altri casi più gravi, alcuni credono che essere stati vittime di abuso le giustifichi a odiare o danneggiare gli altri.

Lo studio condotto dal Dr. Richard J. McNally, della Swansea University, analizza la cosiddetta regola del trauma. L’espressione si riferisce alla cronicizzazione della condizione di vittima perché si ottengono diversi benefici.

Vittimismo manipolativo.

Riconoscere il vittimismo manipolativo

Alcuni segnali indicano il circolo vizioso di manipolazione instaurato da chi fa del vittimismo il proprio modo di vivere. I principali sono:

  • La persona non chiede direttamente ciò che vuole, ma invia messaggi imprecisi sotto forma di denuncia o rimpianto.

Per esempio, affermazioni come “Nessuno sa quanto mi sia costato arrivare fin qui”. Non è chiaro se la persona vuole che le si riconoscano i meriti, se sta rinfacciando la sua condizione o se desidera un aiuto.

  • Sentirsi in colpa in presenza della persona. Ogni conversazione lascia l’impressione di essere responsabile della sua insoddisfazione. Si prova tristezza o disagio.
  • La persona si mostra sospettosa e diffidente.
  • Chi ricorre al vittimismo manipolativo avanza con frequenza cattive intenzioni nei confronti degli altri e le giustifica sulla base delle sofferenze provate. Potrebbe accusare di insensibilità se criticata.
  • È capace di fare grandi sacrifici per gli altri, senza che gli venga chiesto. Lo ricorderà di continuo.

Quando qualcuno esibisce questi tratti, si tratta di una persona che ha assunto il ruolo di vittima di fronte alla vita.

Come agire di fronte al vittimismo manipolativo?

Uno studio dell’Università di Berkeley nel 2008 rivela la chiara necessità di approfondire la figura della vittima e del vittimismo. Bisogna essere chiari sul fatto che dietro questo profilo c’è l’infelicità. Ancora di più, in molti casi la chiara difficoltà a chiudere il ciclo dell’esperienza traumatica.

La persona è dunque bisognosa di comprensione, ma anche sincerità. Il modo migliore per aiutarla è dire con affetto e chiarezza cosa si pensa del suo atteggiamento. Non bisogna cadere nel loro gioco, non bisogna cedere. Tuttavia, non si deve nemmeno agire con disprezzo o rifiuto, così da non intensificare la condotta.

Il vittimismo manipolativo è il segno di una bassa autostima. È la ferita mal rimarginata che a volte induce a essere al centro dell’attenzione per evitare la solitudine e il disagio. L’unico modo per porre fine a queste dinamiche è convincere la persona a cercare un aiuto professionale.

Una vittima meriterà sempre il nostro rispetto, ma nel momento in cui fa uso del vittimismo per ottenere rinforzi e benefici, richiede assistenza psicologica per affrontare adeguatamente la realtà personale.

Immagine per gentile concessione di YoSeLin


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