Ipersessualizzazione della società: cos'è?

Siamo circondati da immagini di donne attraenti che svolgono attività quotidiane, da bambine travestite da adulte... Tutto ciò è sintomo di quello che chiamiamo ipersessualizzazione. Vi suona familiare? Leggete questa riflessione sull'argomento.
Ipersessualizzazione della società: cos'è?
María Vélez

Scritto e verificato la psicologa María Vélez.

Ultimo aggiornamento: 03 febbraio, 2023

Il concetto di ipersessualizzazione indica l’attenzione completa o parziale sulle caratteristiche e sui valori relativi alla sfera sessuale, nonché l’attribuzione a un ruolo di secondo piano di altre qualità proprie dell’individuo (in particolare, delle donne). Per quanto il fenomeno dell’ipersessualizzazione non sia una novità, il dibattito sull’argomento, così come l’uso di questo termine, sono recenti.

Per comprendere il fenomeno, da una parte, dobbiamo tornare indietro agli Anni ’60, dall’altra agli Anni ’80. Negli Anni ’60 l’Occidente ha visto nascere il movimento passato alla storia come rivoluzione sessuale. Questo fenomeno nasceva dal desiderio e dall’esigenza di vivere la sessualità in modo libero, così come dall’intenzione di rompere i codici che regolavano la condotta sessuale.

Per quanto la rivoluzione sessuale abbia rappresentato una forma di liberazione, al tempo stesso è stata un’arma a doppio taglio per alcune frange di popolazione. Per molti uomini, questa rivoluzione ha dato il via libera alla sessualità al di fuori dal matrimonio. Invece per le donne -che desideravano vivere una sessualità libera alla pari degli uomini- ha significato mettersi a disposizione della sessualità maschile.

D’altra parte, intorno agli Anni ’80, la moda, l’estetica e la televisione sono stati mezzi per consolidare un canone sessuale incarnato dalle donne. La loro figura era al servizio del libero mercato, che la sessualizzava allo scopo di promuovere prodotti.

Ipersessualizzazione e società

I mezzi di comunicazione sono gli strumenti più efficaci per trasmettere messaggi e modificare pensieri nella società. Ecco come è riuscita l’ipersessualizzazione a vincere la battaglia.

Attraverso la pubblicità, i programmi televisivi, i film, i videoclip… I media hanno contribuito a creare un’immagine sociale ideale della donna, con particolare enfasi sul suo corpo: giovane e magro.

Queste qualità che definiscono il corpo femminile non rispondono ad altra idea se non a quella di una donna che deve essere sessualmente attraente, sempre bella, in forma e seducente. Insomma, un’immagine promossa come punto di riferimento che può diventare un rischio per la salute fisica e psicologica delle donne.

Sebbene anche gli uomini siano sottomessi a dei canoni di bellezza, il problema strutturale ed egemonico che colpisce le donne raggiunge vette più elevate. La femminilità è stata oggettificata.

Sono le donne, ben truccate, a consegnare premi agli sportivi, ma non ne ricevono. Le donne, in compagnia di altre donne e con pochi indumenti addosso, eseguono movenze che impediscono di vederle in viso, circondate da uomini. Sulle riviste di moda troviamo ragazze in pose seducenti!

Cause e conseguenze

Le origini dell’ipersessualizzazione risalgono fondamentalmente alla cultura sessuale costruita intorno alla figura femminile. Questa centralizzazione e il “dovere” di mostrarsi attraenti dal punto di vista sessuale è diventato un modello normativo che influenza le donne in qualunque fase della loro vita.

Questa cultura sessuale è la vera colpevole. Si continua ancora a mercificare l’immagine della donna. Questa immagine viene poco a poco accettata, quasi senza spirito critico e, in tal modo, il sistema di diseguaglianza di genere di consolida nel tempo.

Come se non bastasse, le donne sono ancora vittime e, perché no, schiave dell’immagine che ci viene imposta. Il problema, secondo quanto affermava Susan Sontag nel 1975, non è desiderare di essere bella, bensì sentirsi in dovere di esserlo.

Inoltre, questa rappresentazione fa già parte dell’immaginario collettivo in cui l’uomo eterosessuale si è abituato a una bellezza estrema e idealizzata, oltre che oggettificata e ai suoi ordini (come suggerisce la pornografia). Questo può indurre l’uomo ad avere pretese, giudizi e valutazioni nei confronti del resto delle donne che non rispecchiano questi canoni (cioè, verso la maggior parte, per non dire tutte).

L’ipersessualizzazione infantile

Il problema peggiora e si evolve, perché la mercificazione ha sempre bisogno di nuovi prodotti e di nuovi modi per vendere un’idea. Così, con l’arrivo delle nuove tecnologie, questo messaggio è passato ai social network, media molto più incisivi rispetto a quelli conosciuti fino ad allora, nonché in grado di raggiungere un pubblico sempre più giovane.

Il messaggio che diventa virale è quello che annuncia che il successo sociale proviene dall’immagine che proiettiamo di noi agli altri. Oltretutto, questo è incentivato dal numero di like che i giovani ricevono su Instagram, TikTok o su Twitter quando pubblicano contenuti personali e sessualizzati.

Quello dell’ipersessualizzazione infantile è un concetto che si è diffuso a partire dal 2001 e che da allora sembra aver acquisito un peso sempre maggiore. Definisce la sessualizzazione di espressioni, posture e codici di abbigliamento ritenuti troppo precoci se perseguiti in giovane età.

Per le bambine e le adolescenti è normale voler imitare atteggiamenti da adulti: la differenza è che adesso hanno a portata di mano i mezzi per farlo, senza però aver raggiunto una maturità tale da gestire le conseguenze.

I social network sono la migliore vetrina commerciale della nostra epoca, nonché fonte inesauribile di intrattenimento. Al loro interno, atteggiamenti esibizionisti vengono fortemente incoraggiati, visto che chi si mette in mostra acquisisce popolarità e riconoscimento sociale: due aspetti cui viene data particolare importanza durante l’adolescenza.

Riflessioni conclusive

In sostanza, l’ipersessualizzazione è così radicata nella nostra società che di sicuro non siamo coscienti di tutte le volte in cui cadiamo nella sua trappola. Dobbiamo aprire gli occhi ed essere critici verso questo tipo di valori e di riconoscimenti che fanno più che male alle persone e alla società, alimentando diseguaglianza e complessi.

Va combattuta soprattutto quando colpisce bambini e bambine, visto che accelerandone la sessualizzazione danneggiamo la loro infanzia e li condanniamo a pretese da adulti che ancora non sono pronti a gestire.


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  • Cobo Bedía, E. (2015). El cuerpo de las mujeres y la sobrecarga de sexualidad. Investigaciones Feministas, 6, 7–19.

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