Irena Sendler, biografia dell'angelo polacco

Irena Sendler viene ricordata per aver salvato migliaia di bambini ebrei dal ghetto di Varsavia. Questa donna è entrata nella storia.
Irena Sendler, biografia dell'angelo polacco
María Prieto

Scritto e verificato lo psicologo María Prieto.

Ultimo aggiornamento: 21 dicembre, 2022

Irena Sendler lavorava come infermiera nel sistema sociale di Varsavia, principale organo che gestiva le mense comunitarie della città quando la Germania invase la Polonia nel 1939. Discreta e coraggiosa, Sendler salvò la vita di oltre 2500 bambini durante il conflitto armato, ma le sue imprese vennero riconosciute solo nel 1999 grazie a un gruppo di studenti americani durante un progetto sull’olocausto.

La storia di Irina Sendler cadde nel dimenticatoio per quasi mezzo secolo; fino ad allora, la nostra protagonista era sconosciuta oltre i confini polacchi. Non veniva citata più di tanto nemmeno dai mezzi di comunicazione e dagli storici del suo Paese, in parte a causa degli anni dell’oscurantismo comunista che avevano cancellato le sue gesta dai libri di storia, secondo le ricerche condotte.

I primi anni di Irena Sendler

Sulla sua infanzia non si sa molto. Sappiamo che il padre era un medico di campagna e che morì quando lei aveva 7 anni. L’uomo trasmise alla figlia i valori che la spinsero a salvare migliaia di vite umane e da lui ereditò il suo coraggio.

Del padre avrebbe ricordato per tutta la vita due regole: aiutare sempre chi ne ha bisogno e lavorare per il bene della comunità. In nome di ciò, si distinse come una donna discreta, che si limitava a fare il proprio lavoro e ad aiutare la sua gente.

Irena nacque nel 1910 a Varsavia. Sin dalla più tenera età simpatizzò con la popolazione ebraica, che negli anni precedenti la Seconda Guerra Mondiale viveva oppressa dal governo polacco. Quando iniziò a esercitare come infermiera si fece portavoce della causa contro la discriminazione di questa gente. In seguito a ciò, venne espulsa dall’Università di Varsavia per tre anni; dopodiché riprese e concluse gli studi.

Foto di Irena Sedler.

L’impegno umanitario di Irena Sendler

Nel 1939, in piena invasione della Polonia da parte dei tedeschi, Irena lavorava come infermiera e assistente sociale nelle mense comunitarie. Si dedicava senza sosta a lenire le sofferenze di migliaia di persone. Grazie a lei, le mense offrivano pasti agli orfani, agli anziani e ai poveri. Donavano indumenti, medicinali e denaro.

Nel 1942, in risposta alla creazione di un ghetto a Varsavia da parte dei nazisti, Sendler si arruolò nel Consiglio di Aiuto agli ebrei, noto come Zegota.

Sconvolta dalle atrocità cui doveva assistere tutti i giorni, non tardò a proporre alle famiglie di portare via i loro figli dal ghetto con il suo aiuto. Il suo obiettivo era farli sopravvivere al genocidio. Molte madri accettarono rassegnate l’aiuto di Irena, sebbene sapessero che non avrebbero più visto i loro figli.

Per la fuga dei bambini si serviva di qualunque sotterfugio a disposizione. Riuscì a salvare molti bambini nascondendoli in sacchi dell’immondizia, scatoloni, ambulanze o fingendo che fossero malati di tifo.

Irena utilizzava un tesserino dell’ufficio sanitario della Polonia, poiché i tedeschi non osavano fare controlli sulla popolazione malata per paura di essere contagiati. In un anno e mezzo sparirono oltre 2500 bambini del ghetto.

Riuscii a reperire, per me e per la mia compagna Schultz, tesserini dell’ufficio sanitario, una delle cui funzioni era quella di lottare contro le malattie contagiose. Più tardi, trovai dei pass per altre collaboratrici. I tedeschi temevano una possibile epidemia di tifo, dunque accettavano che noi polacchi monitorassimo l’area.

-Irena Sandler-

Il dossier Sendler

I suoi atti eroici continuarono anche dopo aver tratto in salvo i bambini. Desiderava che potessero un giorno ricongiungersi ai loro familiari. A tale scopo, creò un archivio in cui registrava ogni bambino e l’identità delle famiglie ospitanti. Per maggiore sicurezza, inserì tutti i dati in barattoli di vetro che seppellì in giardino.

Non ci volle molto prima che i nazisti si accorgessero delle azioni di Irena, che nell’ottobre 1943 venne arrestata dalla Gestapo. Nonostante le torture subite, non rivelò mai i dati dei bambini né i nomi dei suoi collaboratori. Infine, fu condannata a morte, ma grazie all’aiuto di un soldato nazista riuscì a evadere dalla prigione. Il suo nome venne trascritto sulle liste dei condannati, ma portò avanti il suo operato sotto falsa identità.

Finita la guerra, Irena Sendler consegnò la lista dei nomi seppellita in giardino al Comitato di assistenza per gli ebrei sopravvissuti. Gran parte delle famiglie di origine dei bambini, tuttavia, era stata decimata nei campi di concentramento. Si proseguì dunque con la ricerca di famiglie adottive per alcuni loro e di orfanotrofi per altri. Questi ultimi vennero poco per volta trasferiti in Palestina.

Irena Sedler anziana.

Irena Sendler: riconoscimenti e onorificenze

Dopo decenni di vita anonima, venne pubblicata una sua fotografia sui giornali. In molti riconobbero in quella donna l’infermiera che aveva salvato la propria vita.

Irena Sendler ricevette, tra i vari riconoscimenti, la più importante onorificenza Polacca: la Dama dell’Ordine dell’Aquila Bianca. Nel 2007 è stata candidata al Premio Nobel per la Pace. È morta il 12 maggio 2008, all’età di 98 anni.

Non avrebbe mai pensato di ricevere un riconoscimento per il suo altruismo. Né per aver sopportato le torture dei nazisti né per aver trascorso decenni assediata del regime comunista successivo alla guerra. Per lei fu sempre più importante dare una mano agli altri piuttosto che ricevere qualsivoglia riconoscimento.

Questi atti sono stati il motivo della mia esistenza sulla terra e non un titolo per ricevere la gloria.

-Irena Sendler-


Tutte le fonti citate sono state esaminate a fondo dal nostro team per garantirne la qualità, l'affidabilità, l'attualità e la validità. La bibliografia di questo articolo è stata considerata affidabile e di precisione accademica o scientifica.


  • Bilvao, P., & Paola, L. (2012). Irena Sendler. Una enfermera ejemplo de amor a la libertad. Investigación y Educación en Enfermería30(2).
  • Del Valle, M. (2008). Irena sendler. La enfermera heroína del ghetto de varsovia. Revista Científica de la Sociedad Española de Enfermería Neurológica27(1), 31-33.
  • Orozco, L. A. (2011). Irena Sendler,“el ángel del Gueto de Varsovia”. Ecclesia25(1), 117-119.

Questo testo è fornito solo a scopo informativo e non sostituisce la consultazione con un professionista. In caso di dubbi, consulta il tuo specialista.