José Ortega y Gasset, filosofo "rigenerazionista"
José Ortega y Gasset fu uno dei più grandi filosofi spagnoli. Intellettuale, saggista, giornalista, docente, conferenziere… La sua visione liberale e innovatrice contiene l’essenza del prospettivismo e della “ragione vitale”. Prese parte al movimento del novecentismo e della generazione del ’14, a cui appartennero anche personaggi come Pablo Picasso e Juan Ramón Jiménez.
I suoi saggi più rappresentativi come La ribellione delle masse, La disumanizzazione dell’arte e Spagna invertebrata, descrivono una pagina significativa della storia spagnola e della situazione sociale e intellettuale in cui versava l’Europa a metà del XX secolo. L’opera di Ortega y Gasset riflette, come nessun’altra, l’irruzione delle masse liberate che decisero di rinunciare a essere élite per esprimersi attraverso l’arte, i valori civici e una filosofia liberale.
“La vita ci è stata data, ma non ci è stata data già fatta.”
– José Ortega y Gasset –
Non possiamo dimenticare che questo noto filosofo spagnolo si è espresso in un contesto molto complesso: l’ascesa del comunismo che si scontrava con varie forme di fascismo, il sindacalismo con i nazionalismi e con la classe popolare. Quella stessa classe cominciava a prendere piede attraverso i movimenti culturali e anche attraverso il consumismo.
“Io sono io e la mia circostanza e se non salvo questa, non mi salvo nemmeno io”. Questa frase di Ortega y Gasset lascia intendere uno spazio, un margine in cui l’uomo, per quanto impossibilitato a controllare tutte le circostanze della propria vita, è responsabile di se stesso e può generare un cambiamento.
José Ortega y Gasset, filosofo liberale
José Ortega y Gasset nacque in una famiglia benestante di Madrid nel 1883. La madre Dolores Gasset era figlia del fondatore del giornale El imparcial, in cui suo padre, José Ortega Munilla, lavorò come direttore. In casa Ortega y Gasset si respirava filosofia, intellettualismo, giornalismo e politica.
Il percorso personale di José Ortega y Gasset era segnato. Studiò lettere e filosofia tra Bilbao e Berlino e, dopo la laurea, iniziò a insegnare psicologia ed etica fino al 1910, quando divenne docente di Metafisica all’Università di Madrid.
Fu a partire dal 1920 che la sua carriera prese una svolta inaspettata. Fondò la Revista de Occidente, una pubblicazione culturale e liberale che aveva lo scopo di portare in Spagna le correnti intellettuali più innovative, aperte ma altamente selezionate. In seguito, sarebbero arrivate le traduzioni di nuove tendenze filosofiche come quelle di Edmund Husserl o Bertrand Russell.
L’obiettivo di Ortega era tanto elevato quanto concreto: desiderava far entrare in Spagna quell’aria di rinnovamento che già si respirava in Europa. Voleva che il popolo si risvegliasse, che si ribellasse al conservatorismo.
“La vita è una serie di collisioni con il futuro: non è la somma di ciò che siamo stati, ma di ciò che desideriamo essere.”
– Ortega y Gasset –
Lo scenario politico
Ortega y Gasset fu eletto deputato durante la Seconda Repubblica. Fondò, insieme a Marañón e Pérez de Ayala, la Agrupación al Servicio de la República (Gruppo al Servizio della Repubblica). Mantenne quella posizione con grande entusiasmo finché non cominciò a sentirsi in contrasto con la rotta che stava prendendo la Repubblica.
Tutto cambiò nel 1936 con la guerra civile. A quel punto non ebbe altra scelta che vivere in esilio. Trascorse quasi 10 anni tra Francia, Paesi Bassi, Argentina e Portogallo.
Il suo ritorno nel 1945 gli permise di incontrare molti intellettuali affini con cui continuò a lavorare. Nel 1948 fondò, quindi, insieme a Julián Marías, l’Istituto di Studi Umanistici.
A partire da quel momento, il suo nome emerse nuovamente nel panorama culturale spagnolo. Fu docente di filosofia, autore di saggi e opere liberali e giornalista.
Al tempo stesso, José Ortega y Gasset fu una figura di innegabile importanza che ispirò la generazione del ’27. La sua influenza di intellettuale rigenerazionista, la sua ideologia e i suoi principi filosofici superarono i confini, raggiungendo non solo l’Europa, ma anche l’America Latina. Morì nel 1955 nella sua casa di Madrid all’età di 72 anni.
Il capolavoro di José Ortega y Gasset: La ribellione delle masse
José Ortega y Gasset fu legato a tre correnti fondamentali. La prima era il novecentismo, movimento di rinnovamento culturale. La seconda fu il prospettivismo, concetto adottato da Nietzsche: “non esiste una sola verità, ognuno ha la propria visione della realtà”.
La terza corrente era rappresentata da un’idea sviluppata dallo stesso Ortega. Si trattava del vitalismo, fondata sull’inevitabile interrelazione tra la persona e la propria realtà. Questi pilastri sorreggono una delle sue opere più rappresentative, La ribellione delle masse (1930).
Il pericolo di una collettività che non ragiona
In ogni pagina del saggio La ribellione delle masse emerge la fine del conservatorismo e l’inizio di qualcosa di nuovo che non è sempre così positivo come possiamo pensare. In questa “rigenerazione” della vita moderna sorgono anche delle sfide che l’essere umano, questo cittadino moderno e apparentemente liberato, è costretto a capire.
- Il concetto di “massa” non ha nulla a che fare con il termine usato dai marxisti. La massa, per Ortega y Gasset, è un insieme di persone che si sono disindividualizzate. Vale a dire, non sono più figure isolate o individuali. Si tratta di una collettività che spesso si fa guidare dalle emozioni piuttosto che dalla ragione.
- Queste “masse” fanno la loro comparsa già nelle nuove democrazie dell’epoca. Pertanto, anche lasciando alle spalle l’autoritarismo, sorgono nuovi pericoli. Nel suo saggio, Ortega y Gasset fa riferimento agli atti di vandalismo verificatisi in Francia alla fine degli anni 30. Migliaia di giovani si riversarono in strada dando fuoco alle automobili, sfogando la loro rabbia, guidati o manovrati da “istigatori delle masse”.
Un’eredità molto attuale
La ribellione delle masse è un saggio fondamentale del filosofo spagnolo e da cui possiamo trarre molte idee ancora valide. Sono di grande attualità e ci invitano a riflettere: se agiamo come gruppi di gregari, è la democrazia stessa a essere minacciata.
Non possiamo sfuggire al contesto storico e sociale, ma bisogna prendere le distanze da quelle masse che ragionano “di pancia”. Dobbiamo agire come individui, sempre responsabili e attenti nei confronti di coloro che osano vietare le libertà.
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