La bolla esistenziale che ci limita

La bolla esistenziale è quel limite che l'esistenza pone ai sogni e al desiderio di realizzazione, e che distorce la percezione del vissuto.
La bolla esistenziale che ci limita
Sergio De Dios González

Scritto e verificato lo psicologo Sergio De Dios González.

Ultimo aggiornamento: 08 marzo, 2023

Viviamo tutti in una bolla esistenziale in cui persistono diverse restrizioni, concezioni o fievoli compromessi. Questi sono molto deboli, anche perché difficilmente ci sostengono quando apriamo gli occhi su una realtà più vasta. Quando, cioè, osiamo viaggiare su percorsi diversi, lontani dalle certezze che derivano dalla propria zona di comfort.

Questi nostri punti di vista ridotti spesso mantengono alcuni stereotipi e pregiudizi, mostrandoci solo ciò che vogliamo vedere o che, dal luogo in cui siamo seduti, possiamo apprezzare. Questa è la bolla esistenziale che ci protegge, ma ci imprigiona e di cui non sembriamo, però, preoccuparci.

Il mondo è assai più ricco di quanto possiamo vedere o sentire. I nostri sensi lavorano all’interno di questa bolla e, di conseguenza, ne vengono irrimediabilmente influenzati. In questo articolo ne mostreremo un esempio per aiutarvi a comprendere il problema.

Ragazzo con occhi chiusi

Il caso della squadra nazionale Argentina

Qualche anno fa, la Nazionale di calcio dell’Argentina stava preparando l’ennesimo mondiale. I giocatori della bianco-celeste avevano appena sollevato la coppa dell’anteriore edizione e si sentivano sicuri di poter giocare un buon torneo. Un giorno, però, il mister decise di preparare un allenamento più lungo del solito, di circa 3 ore.

Appena videro l’orario di allenamento, i veterani della Nazionale si lamentarono. Si consideravano i numeri uno al mondo e non accettavano di allenarsi e faticare così tanto. Dal loro punto di vista, non era affatto necessario. Dinanzi a questo atteggiamento generale, il mister fece un passo indietro, sospese la seduta e li lasciò liberi di tornare in hotel.

La tregua fu solamente apparente, però. Il giorno dopo, alle 5 del mattino, l’allenatore convocò tutti e 22 i giocatori nella hall dell’albergo. Una volta saliti sul pullman, si aspettavano di dover sostenere un allenamento duro e lungo, come punizione per il quasi ammutinamento del giorno prima.

Ma con loro enorme sorpresa, il pullman superò il campo di allenamento e si diresse nel centro della città. Parcheggiò davanti a una fermata della metropolitana e i giocatori ricevettero solo un ordine, quello di osservare. In un’ora videro centinaia di persone scendere quelle scale, vestite in modo più o meno umile, ognuno con una valigetta o uno zaino, pronti per andare al lavoro.

Era evidente che molti di loro avevano sulle spalle già parecchi minuti di viaggio e gli mancava ancora molto per raggiungere la fabbrica o l’ufficio. Mentre questo spettacolo umano si profilava dinanzi ai loro occhi, l’allenatore ricordò ai giocatori che quelle persone guadagnavano dieci, cento, mille o diecimila volte meno di loro. Avrebbero dovuto sopportare otto o nove ore di stress, per poi fare ritorno a casa, dove non avrebbero trovato né la cena pronta né le faccende domestiche sbrigate.

In parole povere, il bravo mister fece uscire dalla bolla esistenziale i suoi atleti. Una doccia fredda di umiltà per ricordare loro il privilegio di poter vivere dello sport, della loro grande passione. I giocatori avevano visto, con i loro occhi, padri e madri, giovani e anziani correre e sbrigarsi per non arrivare tardi al lavoro o a scuola. Le loro facce segnate dalla stanchezza e dall’ansia per un’ennesima giornata di lotta e sacrificio.

Donna che vive in una bolla

La nostra bolla esistenziale

Tutti noi, almeno una volta, ci siamo comportati come i calciatori della Nazionale Argentina. Ci siamo lamentati per qualche situazione che consideravamo ingiusta, pur non essendola affatto, soprattutto se paragonata alle condizioni di vita di chi è meno fortunato.

Sporgersi fuori dalla propria bolla e guardare il mondo per com’è davvero è un grande atto di umiltà. Ci permette di capire che molti altri esseri umani si trovano in una situazione di gran lunga peggiore della nostra.

Ciò non significa che bisogna sempre accettare tutto, passivamente, rinunciando alle proprie aspettative. Al contrario, è un modo per rivalutare la propria condizione, paragonandola non solo a ciò che vediamo (dalla nostra piccola bolla), ma rispetto a quello che è il mondo reale. Solo così potremo acquisire un sentimento e un giudizio credibili, dignitosi e più giusti. Nei confronti degli altri e, soprattutto, di noi stessi.


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