La codipendenza: quando si ama troppo, forse non si ama

C'è chi tollera e giustifica i comportamenti abusivi o tossici del partner dicendo che lo fa perché ama troppo. Quello che trapela in questi casi è in realtà una situazione di codipendenza, nata da una profonda insicurezza e paura dell'abbandono. 
La codipendenza: quando si ama troppo, forse non si ama
Gema Sánchez Cuevas

Revisionato e approvato da la psicologa Gema Sánchez Cuevas.

Ultimo aggiornamento: 10 marzo, 2023

Esistono persone disposte a fare qualunque cosa o a sopportare qualsiasi umiliazione in nome dell’amore. Partono dalla premessa che quando si ama debba esistere, prima di tutto, abnegazione. Il meccanismo della codipendenza è proprio questo: dare amore senza condizioni e perdonare una o cento volte, se necessario. Il tutto per non perdere o dispiacere la persona amata.

All’interno di questo gruppo di persone troviamo, per esempio, le madri che pagano ripetutamente i debiti dei loro figli. Sanno che non è giusti, ma giustificano tale azione in nome dell’amore. Ma anche quelle persone che abbracciano lo stesso partner che poco prima le ha maltrattate. Non lo lasciano, e se lo fanno è per tornarci insieme subito dopo. Secondo loro, quando si ama nessuna offesa è in grado di spezzare il vincolo che li unisce.

“La vittima dipende dall’aggressore, c’è dipendenza emotiva. Ma l’aggressore dipende anche dalla vittima, perché basa la sua autostima sulla dominazione.”

-Ana Isabel Gutiérrez Salegui-

La verità è che casi del genere non sono indicativi di un amore fuori dal comune, bensì di una relazione di codipendenza. La persona prova un affetto straripante e ingestibile, sente letteralmente di non poter vivere senza l’altra.

È dunque disposta a tutto pur di non rompere quel vincolo. Ciò che si evidenzia in questi casi, non è un amore spassionato per l’altro, bensì una mancanza di amore per se stessi.

Ragazza pensierosa a letto

Si ama troppo o si ha troppo bisogno?

Una persona codipendente agisce inconsapevolmente secondo un principio: ho bisogno che tu abbia bisogno di me. Questo è il suo modo di costruire vincoli significativi nella vita. La sua indole è “salvare” l’altro, incassando e attenuando qualsiasi conseguenza negativa che derivi dalle sue azioni.

A ciò si aggiunge la mancanza di amor proprio. I propri bisogni e desideri passano sempre in secondo piano, conta soltanto ciò che vuole o desidera l’altro. Si tratta di persone disposte a sacrificarsi, ingiustamente, convinte che quando si ama, ci si debba dare all’altro incondizionatamente.

Questa situazione non fa che generare sofferenza e ansia. Quando si ama molto, si rischia di avere disturbi del sonno o di provare uno stato di inquietudine costante, disturbi alimentari o altre problematiche. La persona dice di amare l’altro, ma prima o poi trasforma le sue attenzioni e cure in problemi di controllo, orientate a tenere legata a sé il partner.

La codipendenza è il bisogno di sentirsi essenziale

Il tratto distintivo della codipendenza è che da un lato c’è una persona che desidera intensamente sentirsi utile o essenziale. Qualcuno dalla personalità fragile e problematica, ben lontano dall’essere maturo o autonomo. Si crea così un vincolo in cui a un polo si trova un individuo con carenze e difficoltà, ma che non vuole essere responsabile di se stesso. Dall’altro, il partner si assume una responsabilità che non gli spetta.

Ed ecco che scaturisce una simbiosi malsana. Una relazione costruita su un abuso reciproco e su un accordo tacito: uno si “impegna” a non risolvere i propri problemi, l’altro a impedire che lo faccia, il tutto in cambio di un amore incondizionato. È una trama nevrotica difficile da riconoscere e analizzare per chi la vive in prima persona.

Il codipendente non fa che alimentare i comportamenti abusivi del dipendente. I suoi eccessi di consumo, di ira, di passività, di tutto. Così come le sue eccessive domande. Tutto ciò lo aiuterà a non tracciare un limite, perché nulla spaventa il codipendente come l’idea di non essere più necessario. Nella sua testa, se l’altra persona non avesse più bisogno della sua protezione, si allontanerebbe da lui.

Quando si ama troppo, forse in fondo non si prova altro che una forte paura dell’abbandono. In questo tipo di “amori” vince la sofferenza, non la felicità. Sono tipici di persone con carenze o abusi mai elaborati risalenti all’infanzia.

Per uscire da una situazione del genere, occorre riconoscere che gran parte di ciò che si prova o si sente non è frutto dell’amore, bensì del timore. Bisogna anche imparare a coltivare l’amor proprio anziché proiettare la mancanza di tale amore sull’altro.


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  • Hoyos, M. L., Arredondo, N. H. L., & Echavarría, J. A. Z. (2007). Distorsiones cognitivas en personas con dependencia emocional. Informes psicológicos, 9(9), 55-69.

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