La Favorita: una lotta per il potere

"La Favorita" non è un film storico come gli altri, si nutre di un fatto storico per raccontarlo da un altro punto di vista. In un mix di storia e fantasia, ci immerge negli intrighi di palazzo che coinvolgono personaggi costruiti alla perfezione ed estremamente complessi.
La Favorita: una lotta per il potere
Leah Padalino

Scritto e verificato la critica cinematografica Leah Padalino.

Ultimo aggiornamento: 16 febbraio, 2023

L’ultimo film del regista greco Yorgos Lanthimos, La Favorita (2018) è ricca di intrighi di palazzo, di potere e di una possente presenza femminile. L’opulenza e gli eccessi dei reali del XVIII secolo si mescolano perfettamente a un linguaggio tipico del XXI secolo; un viaggio nel passato per raccontare la storia.

Ben lontano da altri film storici dal tono serio (quasi stantio), Lanthimos si lancia in un film deverso dal solito, satirico e non esente da anacronismi che vengono rotti a colpi di clavicembalo per restituirci un contesto reale.

Abigail (Emma Stone), Sarah (Rachel Weisz) e la regina Anna (Olivia Colman) rappresentano il triangolo centrale sulla quale si fonda la trama. Tre protagoniste perfettamente pensati nei minimi dettagli, coinvolgenti, impersonate da tre attrici che non solo si sono dimostrate all’altezza, ma anche estremamente brillanti.

La regina Anna aveva una particolare amicizia con Sarah Churchill, duchessa di Marlborough. La duchessa divenne il braccio destro della regina e riuscì ad acquisire una certa rilevanza in politica. Tuttavia, la regina e Sarah erano molto più che buone amiche: erano amanti. O almeno lo furono fino a quando la cugina di Sarah, Abigail Masham, nel disperato tentativo di provare a ripristinare la propria posizione sociale, prese il posto di Sarah.

Ispirandosi a questa storia vera, Lanthimos ci ha donato La Favorita, immaginando la vita di palazzo e la rivalità tra queste due cugine in gara per la conquista del cuore (o del favore) della regina. Assistiamo a una ridicolizzazione di antichi valori, una satira piccante, che osa comunicare in trasparenza e lasciando volare l’immaginazione.

Il regista di Dogtooth (2009) aveva già dimostrato il suo gusto per l’ambiguità e persino per mettere a disagio lo spettatore. Ne La Favorita non ci sono personaggi profondi né per i quali sviluppare affetto: ci sono passioni, invidia, bugie e molta ambizione.

La Favorita, una caricatura della vita di palazzo

Le immagini assumono una forte componente narrativa ne La Favorita; il fisheye deforma parzialmente gli spazi e di conseguenza la realtà; ci permette inoltre di avere una più ampia prospettiva sui saloni eccessivi e pomposi.

I costumi e il trucco sono anch’essi fondamentali dal punto di vista visivo. I contrasti tra gli abiti e le camere della servitù e dei reali hanno lo scopo di ribadire la diseguaglianza e ci aiutano a capire le motivazioni delle protagoniste.

Abigail era una nobildonna che ha perso tutti i suoi averi. Proprio per questo volgerà le sue attenzioni al palazzo in cerca di un aiuto da parte di sua cugina Sarah. Partità dal basso per poi avvicinarsi particolarmente alla regina Anna.

La Favorita comunica con la sua scenografia: tutto funziona perfettamente nel suo insieme. La regia e i giochi di luce sono supportati da musiche che enfatizzano le scene di tensione, accompagnando ogni istante del film.

Una delizia dal punto di vista estetico, che ci ricorda in un certo senso il mitico Stanley Kubrick e, in particolare, film come Barry Lyndon (Kubrick, 1975). Ogni aspetto è curato nei minimi dettagli: dalla fotografia al trucco, tutti gli elementi supportano la narrazione.

La Favorita e i suoi personaggi

La Favorita non si limita al piano puramente visivo: i personaggi sono dotati di grande profondità e un’interpretazione all’altezza della loro complessità.

Nel bel mezzo di una trama all’insegna di potere e ambizione -che prende forma sullo sfondo di conflitti politici- La Favorita ci regala anche una commedia. Una commedia sottile, ma pungente, che fa satira sui reali e sull’immagine pomposa e frivola del XVIII secolo.

Monarchi assolutamente inutili e annoiati la cui unica forma di intrattenimento è assistere a una gara tra anatre e lanciare della frutta a un uomo nudo. Gli uomini, a differenza di altri film di ambientazione storica, sono destinati a un ruolo secondario; vengono presentati come persone piuttosto inutili che vivono di apparenze.

L’artificiosità dell’epoca è fuori discussione. Gli abiti e il trucco quantomeno ridicoli e le decorazioni decisamente eccessive ci ricordano sempre più chi comanda tra quelle mura. La vita di palazzo attraeva artisti di tutti i tipi che realizzavano opere, musiche, dipinti o che facevano teatro al solo scopo di intrattenere la nobiltà. La pellicola si prende gioco di ciò e si serve del sarcasmo per mettere in ridicolo i monarchi.

La regina Anna ne La Favorita.

La lotta per il potere

Il triangolo amoroso che dà vita al film rappresenta, oltretutto, una dura e vile lotta per il potere. Un potere che cade nelle mani di donne che non si accontentano del ruolo che è stato loro assegnato.

Una storia sulla moralità e sulla corruzione, in cui Lanthimos costruisce e distrugge l’immagine dei personaggi. Non vi affezionerete a nessuno di loro, ma non riuscirete neppure a odiarli.

La regina Anna potrebbe sembrare la personificazione del dispotismo, ma con il tempo scopriamo che è sopraffatta da una grave depressione. Nemmeno il lusso e il potere sono riusciti a renderla felice. Assistiamo a una donna malata, il cui buonsenso si sgretola poco a poco; è tremendamente infantile e non c’è traccia di autostima in lei.

La tragedia ha travolto la vita di Anna in troppe occasioni e, in un certo senso, possiamo capire la sua condotta, per quanto di dubbia moralità.

Sarah si erge ad antagonista assoluta, diventando il personaggio da odiare sin dall’inizio. Approfittatrice e mossa da interessi, è un’assoluta manipolatrice, ma poco per volta iniziamo a provare compassione per lei.

Tutto il contrario di ciò che succede con la giovani Abigail, che dopo aver perso tutto conosce il fondo della scala di potere. Proviamo compassione e vorremmo che i suoi piani andassero a buon fine, comprendiamo la sua situazione ingiusta fino a quando non scopriamo le sue vere intenzioni.

Scena la Favorita.

La corruzione e i giochi di potere

Il potere corrompe? Fino a che punto può spingersi l’essere umano per raggiungere i suoi scopi? La Favorita non ci permette di prendere posizione; quando sembra che un personaggio possa piacerci, ce ne viene mostrata una sfaccettatura meno piacevole.

In fin dei conti, in un mondo fatto di diseguaglianza, vogliamo tutti stare ai vertici; non importa se si tratti di un uomo o di una donna, l’unica cosa che conta è il potere, il controllo.

Lanthimos porta i suoi personaggi al punto più estremo, li spinge fino a limiti insospettabili.. Allo spettatore vengono date tutte le soluzioni, quindi egli scopre pian piano i dettagli degli intrighi di palazzo, venendo a conoscenza di tutta l’ipocrisia che si muove tra i suoi saloni.

Le metafore prendono il controllo della scena; tutto è curato alla perfezione e nei minimi dettagli: dai conigli ai cavalli. Tutto questo per poi svelarci alla fine, con una scena molto potente, che c’è sempre qualcuno “al di sopra”; nel mondo del potere non c’è spazio per la moralità e ci sarà sempre qualcuno dal quale guardarsi bene.

Mentre lontano dalle mura di palazzo c’è una guerra in corso, al suo interno si svolge una vera e propria lotta per il potere: una guerra di passioni e bugie. La Favorita ha trionfato al Festival del Cinema di Venezia e, con ben 10 nomination agli Oscar, è stato uno dei migliori film del 2018.

Olivia Colman, Rachel Weisz ed Emma Stone sono state magnifiche nella gara per il potere e per ingraziarsi la regina, senza per questo sminuire le interpretazioni dei ruoli maschili. Insomma, una mostra di ostentazione, satira e manipolazione costituisce questo film che cattura, che si prende gioco di tutto e che mostra il peggio dell’umanità.

C’è sempre un prezzo da pagare, e io sono disposta a pagarlo.

-La Favorita-


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