La fine di una serie tv e il vuoto che lascia

Dire addio a una serie televisiva non è sempre facile, soprattutto quando abbiamo passato molti anni e molte ore con i personaggi, che ci hanno affascinato con il loro ruolo e le loro storie. È anche vero che, a volte, i finali non sempre piacciono.
La fine di una serie tv e il vuoto che lascia
Valeria Sabater

Scritto e verificato la psicologa Valeria Sabater.

Ultimo aggiornamento: 15 novembre, 2021

Accettare la fine di una serie tv che abbiamo seguito con interesse e passione non è sempre facile. Non significa solo dire addio ai personaggi e alla storia. Oltre al dispiacere per la fine, possiamo provare un altro sentimento: a volte, la conclusione non è di nostro gradimento. Queste realtà sono sempre più comuni e suscitano un grande interesse da un punto di vista psicologico.

Stephen King ha dichiarato di recente che è molto raro essere completamente soddisfatti del finale di un libro o di una serie tv di cui siamo appassionati. Quello che in realtà ci è difficile accettare è che sono terminati. Le persone vivono con difficoltà la fine di qualcosa a cui si erano affezionati. La sensazione è simile a quella di una perdita e si può persino arrivare a provare una profonda frustrazione.

La psicologia ci dice che il mondo della cultura pop (inteso come l’insieme delle manifestazioni artistiche e culturali che ci circondano) ha un impatto diretto sull’essere umano. Anche l’universo televisivo esercita senza dubbio un certo potere su di noi. Ci troviamo di fronte a un mezzo (la televisione) che è presente le nostre abitazioni e attraverso il quale possiamo guardare le serie che ci piacciono diventando degli appassionati.

Attirano la nostra attenzione così tanto da poter parlare di fenomeno sociale. Le serie tv sono capaci di sostituire per qualche giorno l’interesse per eventi sociali, politici o economici. Per molti, questo fatto è preoccupante. Per altri, invece, è solo il riflesso di una società che vede nelle serie tv una parte della propria vita.

“Odio la televisione nello stesso modo con cui odio le noccioline. Ma non posso smettere di mangiare noccioline.”

-Orson Wells-

Locandina lost

La fine di una serie tv e le emozioni che suscita

La fine di una serie tv e le emozioni contrastanti che possiamo provare alla sua conclusione non sono una novità. Un esempio è quello di Arthur Conan Doyle. Il famoso scrittore raggiunse il successo grazie ad alcune avventure pubblicate settimanalmente sulla rivista Strand. Queste avventure avevano come protagonista un personaggio che ha conquistato milioni di persone: Sherlock Holmes.

Tuttavia, Doyle non arrivò mai a provare un particolare apprezzamento per la sua creatura. Aveva l’esigenza di dedicarsi ad altro, a una letteratura diversa. Quando decise di uccidere Sherlock Holmes nella cascate di Reichenbach, si trovò ad affrontare qualcosa di inaspettato: i lettori dello Strand lo minacciarono e, in più di un’occasione, ebbe paura per la sua vita. Le pressioni erano così tante che fu costretto a resuscitare l’inquilino di Baker Street qualche mese dopo.

I lettori di Sherlock Holmes furono i primi fan a sperimentare quella doppia sofferenza così comune oggi. Prima, perché dovevano dire addio al loro personaggio preferito e poi, perché dovevano accettare un finale così inaspettato.

Scena della serie tv Il trono di spade

Le serie televisive, oltre il semplice divertimento

Una delle serie televisive più longeve della storia è Doctor Who. Con più di 50 anni alle spalle, sono molte le generazioni che sono cresciute guardando le avventure del famoso signore del tempo. Per la televisione britannica è come un’istituzione. I Simpson, ad esempio, accompagnano le nostre vite dal 1989 e serie tv come CSI, Grey’s Anatomy o Supernatural hanno superato le 300 puntate.

Guardando tutte queste trasmissioni settimanali, in televisione o su altri dispositivi, gli spettatori crescono, maturano, cambiano, soffrono e gioiscono. Inevitabilmente, si crea un legame con le storie e i personaggi.

  • Per molte persone, le serie tv rappresentano più di un semplice intrattenimento. Guardandole scopriamo nuovi interessi, hobby, paesi da visitare, diversi punti di vista e nuovi attori, registi e sceneggiatori da ammirare.
  • È anche un modo per “disconnettersi” momentaneamente dalla realtà di tutti i giorni. Conoscere altre storie e nuovi personaggi ci dà sollievo e ci aiuta a ridurre lo stress.
  • In tutto questo, non possiamo dimenticare l’aspetto sociale. Vedere l’ultima puntata di una serie diventa quasi un rituale. L’indomani, al lavoro, abbiamo interessanti argomenti di conversazione. Inoltre, fare parte di un gruppo sui social network su una serie tv ci permette di conoscere persone nuove.

Il dispiacere per la fine di una serie tv

Ancora oggi, dopo nove anni dalla fine di Lost, molte persone continuano a elaborare delle teorie sulla sua conclusione. Se questo è lo scopo di una serie televisiva, gli autori sono riusciti nel loro intento.

Al gruppo delle serie tv con finali controversi si aggiungono (secondo l’opinione generale) le conclusioni dei recenti Il Trono di spade, How I Met Your Mother, Dexter, House of Cards e Breaking Bad. Questi grandi show che ci hanno colpito per i loro personaggi e l’accuratezza della sceneggiatura hanno deluso parte del pubblico quando sono giunti al termine.  

Dexter

In questi casi, come metabolizzare la fine di una serie tv? Sicuramente, non dobbiamo fare agli autori quello che il personaggio di Annie Wilkes in Mysery ha fatto al suo scrittore preferito. Sebbene creiamo un legame emotivo con questi spettacoli, dobbiamo ricordare che hanno un inizio e una fine.

Possiamo condividere il nostro dispiacere con altri fan, amici o parenti esternando le nostre sensazioni e ricordando i bei momenti vissuti durante la visione della serie. L’aspetto positivo dell’universo televisivo è che gli spettacoli non finiscono mai. Quando una serie finisce, ce n’è subito pronta un’altra da iniziare.


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