La fuga sotto forma di un lungo viaggio

Il viaggio genera l'illusione di tagliare i ponti con la vita che conduciamo tutti i giorni. Talvolta ciò può indurci a pensare che il disagio che ci affligge possa essere risolto con un lungo viaggio, senza data di ritorno. In questi casi si tratta di un tentativo di fuga, che in genere fallisce.
La fuga sotto forma di un lungo viaggio
Gema Sánchez Cuevas

Revisionato e approvato da la psicologa Gema Sánchez Cuevas.

Ultimo aggiornamento: 07 marzo, 2023

Viviamo in un mondo complesso, nel quale, purtroppo, è diffusa l’idea che non si debba dare spazio al disagio. Sebbene quest’ultimo faccia naturalmente parte della vita, esistono correnti che si impegnano a combattere tale realtà. Sono tante, pertanto, le persone che non tollerano il disagio e, quando lo incontrano, tentano di scappare. A volte la fuga prende la forma di un lungo viaggio.

È piuttosto frequente sentire qualcuno affermare di essere stufo di tutto e di voler andare via. Alcuni riescono a trasformare questa idea in realtà. Intraprendono, di fatto, un viaggio per lasciarsi alle spalle tutto ciò quello che provoca loro conflitto, o forse è meglio dire che intraprendono la fuga dalla realtà attraverso il viaggio.

È per questo che si parla di viaggi di crescita e di viaggi di fuga. I primi sono derivano da un sano desiderio di allargare i propri orizzonti e di scoprire il mondo. Gli ultimi vengono intrapresi in seguito a un’idealizzazione della destinazione che finisce per portare alla delusione e, forse, a una grande confusione.

“Viaggiare è uno stato mentale, un modo di rivedere i nostri punti di vista sul mondo e su noi stessi, di esplorare e guardare. Ma non è mai la risposta a tutti i problemi, non è mai un modo per eliminare le ansie e a un certo punto sarà sempre deludente. ”

-Miranda Ward-

Donna con lo zaino

Fare un passo indietro e viaggiare

C’è una sottile, ma allo stesso tempo profonda, differenza tra fare un passo indietro per affrontare un problema da un altro punto di vista e fare un passo indietro come forma di fuga. Il problema è che spesso non ci rendiamo nemmeno conto se stiamo facendo l’una o l’altra cosa.

Il viaggio è proprio una di quelle occasioni in cui si desidera cambiare prospettiva o intraprendere la fuga. In un modo o nell’altro, il viaggio “ci disconnette” dalla solita routine e dai soliti problemi. Quando si intraprende un lungo viaggio, con lo scopo di non tornare nel breve termine, la disconnessione è molto più radicale.

Quanto sia sana o nevrotica questa scelta dipende sia dalle motivazioni che dagli scopi. Se la motivazione è rompere con tutto quello che ci crea disagio, probabilmente si tratta più di un viaggio di fuga. Se lo scopo è quello di trovare un luogo dove tutto andrà finalmente bene e dove ci aspetta la felicità, probabilmente si tratta di una fuga per esteso.

La fuga sotto forma di un lungo viaggio

Un viaggio di crescita si intraprende quando si ha voglia di novità, di curiosità per il mondo e desiderio di fare scoperte. Non è legato ai problemi della quotidianità, ma piuttosto al forte desiderio di ampliare la propria prospettiva, di imparare e di vivere. Si pianifica e ci si diverte a pianificarlo. Non è preceduto dai conflitti, ma dai migliori auguri.

Un viaggio di fuga, d’altro canto, si intraprende a partire dallo sfinimento, dal desiderio di non avere più a che fare con ciò che ci tormenta e di eliminare tutto quello che non ci piace. Non si vuole scrivere una nuova pagina, bensì eliminare quelle precedenti.

Si pianifica in modo relativamente superficiale ed è mosso più dall’impeto che dalla ragione. In genere, è preceduto da silenzi densi, urla o porte che sbattono.

La vera difficoltà è che si può scappare da tutto, tranne che da se stessi. Di solito i problemi che vogliamo lasciarci alle spalle si riproducono nuovamente a destinazione. Anche se lo scenario cambia, l’essenza di quello che ci accade rimane la stessa. È molto probabile, anzi, che peggiori.

Donna che pensa

Il viaggio dentro di sé

A volte ci rifiutiamo di esplorare dentro noi stessi, perché non vogliamo rinunciare a certe fantasie o perché abbiamo paura di scavare in quelle ferite che consideriamo insanabili. Non scappiamo perché siamo codardi o perché non abbiamo carattere, ma perché pensiamo che sia una soluzione efficace, ma di fatto non lo è.

Ogni volta che si viaggia ci si confronta con affascinanti novità che danno l’illusione di recitare in una nuova vita. Tuttavia, con il passare dei giorni, delle settimane e dei mesi, le cose cambiano. Non esiste alcun posto sulla terra che sia esente da tristezza, delusione, egoismo, invidia, rabbia e da tutto quello che all’inizio, a prima vista, non viene colto.

Quando la novità finisce, probabilmente riemergerà il malessere. Potrà assumere altre forme o manifestarsi in altri modi, ma sarà lì. A quel punto potremmo pensare di aver sbagliato destinazione, che il tesoro nascosto si trovi in un altro luogo, in un altro continente. E potremmo anche intraprendere un nuovo viaggio verso la fuga.


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  • Vicente, A. F. (Ed.). (2010). Nomadismos contemporáneos: formas tecnoculturales de la globalización (Vol. 16). EDITUM.


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