Pendolo emotivo, dal silenzio alle grida

Reprimere l'ira non è mai una buona idea. Quando ci teniamo dentro sentimenti negativi, questi si accumulano e creano un pendolo emotivo che prima oscilla in silenzio e poi scatena un'aggressione incontrollabile
Pendolo emotivo, dal silenzio alle grida
Gema Sánchez Cuevas

Revisionato e approvato da la psicologa Gema Sánchez Cuevas.

Ultimo aggiornamento: 20 marzo, 2023

Non è esagerato dire che siamo tutti un po’ analfabeti quando si tratta di emozioni. In genere, veniamo educati alla conoscenza e ai valori, ma non alle emozioni. Si suppone che siano l’etica e la morale a guidarci, ma spesso arriviamo all’età adulta senza saper gestire quello che proviamo dentro. È il cosiddetto pendolo emotivo.

Quest’ultimo riguarda il trattamento dell’ira, una delle emozioni più incomprese. Il pendolo emotivo si sviluppa quando una persona decide di “mandar giù” il proprio malessere, di lasciar correre le ingiustizie. Tuttavia, con il tempo, tutto si accumula e diventa una sorta di pentola a pressione. Il pendolo, allora, oscilla tra due estremi: il silenzio e le grida.

Si fa più fatica a rispondere con grazia e tranquillità, che stare zitti con disprezzo. A volte il silenzio è una risposta cattiva, una risposta molto amara.

Gar Mar

Il pendolo emotivo è proprio di chi ha paura dei propri sentimenti, in particolare dell’ira. Queste persone non hanno ben chiaro come porre dei limiti al comportamento altrui, il che li porta a oscillare tra due estremi, nella totale incapacità di gestire adeguatamente i propri sentimenti aggressivi. Non si tratta di una situazione grave e irrisolvibile: si può sempre imparare a gestire ogni cosa.

Il pendolo emotivo e l’autocontrollo

Il concetto di autocontrollo non viene sempre compreso nel modo più corretto. In genere si tende a confonderlo con la repressione, ma si tratta di due realtà ben distinte. Il primo è frutto della coscienza e della consapevolezza, la seconda del condizionamento o della paura.

Mano trasporta una barca

La prima grande differenza tra autocontrollo e repressione è che chi ha autocontrollo di solito sviluppa tale abilità prima di ritrovarsi ad affrontare una situazione ad alta intensità emotiva. In altre parole, viene fatto tutto un lavoro legato all’obiettivo di preservare uno stato di serenità. È uno stile di vita, frutto della consapevolezza e della cura di sé. Difficilmente una persona dotata di autocontrollo si lascia sconvolgere da una determinata situazione.

La repressione, invece, comporta uno sforzo per trattenersi. I sentimenti sono molto intensi, ma si evita di esprimerli. In questo caso si verifica una sorta di rottura tra la dimensione interiore e quella esteriore.

A volte bisogna ricorrere alla repressione per impedire che una situazione degeneri. Chi si abitua a trattenersi vorrebbe esprimere quello che prova, ma per qualche motivo non può farlo.

Il ciclo del pendolo emotivo

Chi reprime le proprie emozioni vive più spesso la realtà del pendolo emotivo che oscilla dal silenzio assoluto alle grida incessanti. Le persone che si trattengono non sanno come esprimere il loro malessere, per lo meno se non attraverso l’ira. Di conseguenza, tutto questo porta a un conflitto, che è proprio quello che vorrebbero evitare.

Ragazza trattenuta dalle nubi

Non si sentono in diritto di esprimere il loro disaccordo o fastidio. In un modo o nell’altro, sono convinti che i loro sentimenti non siano sufficientemente validi o legittimi al punto di esprimerli agli altri. Si zittiscono e si trattengono perché qualcosa o qualcuno ha fatto credere loro di non dover dire quello che provano.

Questo disagio interiore si accumula fino a scoppiare. A quel punto il sentimento di rabbia si impossessa delle persone che fino a quel momento l’hanno represso come una bomba a orologeria. Le conseguenze potrebbero essere disastrose fino a diventare un ulteriore motivo di inibizione e di ricaduta nel circolo vizioso della repressione.

Meno repressione, più assertività

C’è un’unica soluzione per non cadere nel cosiddetto pendolo emotivo ed è ovvia: dire le cose nel momento in cui le si sente dentro. Non bisogna aspettare il momento migliore per farlo né il motivo giusto. Se esprimiamo subito quello che dobbiamo dire, evitando di aspettare e di accumulare ira, la carica emotiva sarà meno pesante.

Tenersi tutto dentro è una sorta di trappola emotiva. Arriviamo a un punto in cui è materialmente impossibile essere assertivi perché ci sono troppe emozioni accumulate. L’assertività è l’abilità di dire le cose in modo che gli altri possano comprenderle nel modo più giusto. Si tratta di essere chiari e allo stesso tempo rispettosi, ma soprattutto coerenti nel dire esattamente quello che pensiamo o sentiamo.

Ragazza con vestito infuocato

Quando si accumula tanta rabbia e si creano situazioni esplosive, risulta praticamente impossibile essere assertivi. La rabbia e il rancore ci accecano. Non ci permettono di comunicare, bensì ci spingono a restituire le offese ricevute e accumulate con lo scopo di ferire. La repressione non è mai la scelta giusta, anzi, ci avvelena dentro e finisce per fare del male anche agli altri.


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  • De Chávez Fernández, M. A. G. (1999). Algunos conflictos psíquicos actuales de las mujeres. La inhibición (Prescrita) de la pulsión hostil: la represión de la agresividad y la asertividad. In Hombres y mujeres: subjetividad, salud y género (pp. 133-200). Servicio de Publicaciones.

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