La ketamina: oltre i suoi effetti anestetici

Da sempre utilizzata come anestetico in sala operatoria, la ketamina si sta dimostrando molto efficace in numerosi campi alternativi a quello classico.
La ketamina: oltre i suoi effetti anestetici
Andrés Navarro Romance

Scritto e verificato lo psicologo Andrés Navarro Romance.

Ultimo aggiornamento: 22 dicembre, 2022

“Ho visto una luce alla fine del tunnel.” Questa è la frase che i mass media, attraverso la cultura popolare, ci hanno trasmesso come rappresentazione di ciò che alcuni considerano esperienze extra-corporee o pre-morte. Al di là delle considerazioni soprannaturali, c’è un noto farmaco anestetico che potrebbe provocare alcune di queste esperienze: la ketamina.

Alcune persone riportano queste esperienze di fuga extra-corporea, o quantomeno della percezione di un punto di vista molto distante dal corpo stesso, durante un intervento chirurgico; nello specifico sotto l’effetto sedativo della ketamina.

Parliamo di un farmaco dalle potenti proprietà psicotrope. I fenomeni di fuga e di viaggio dentro un tunnel verso la morte trovano così una logica scientifica.

Le allucinazioni provocate dalla ketamina

Come altre droghe ricreative, la ketamina provoca fenomeni di dissociazione percettiva in cui l’insieme delle percezioni avviene in modo disordinato o illogico, compresa la percezione del tempo e di se stessi nel suo insieme.

Il fenomeno percettivo finale emerge dunque distorto, mescolato; si verificano delle trasposizioni sensoriali intermodali (come sentire un colore, assaggiare un suono, ecc.) e, in casi più estremi, il senso direzionale del tempo cambia o si inverte, si espande o si contrae e la persona smette di riconoscere i propri limiti fisici e corporei.

Si verificano quindi con frequenza allucinazioni multisensoriali (visive, uditive, gustative, tattili e olfattive), così come episodi fuori dal tempo e dallo spazio, ovvero dal momento e dal luogo in cui si trova l’individuo. Un fenomeno noto informalmente come viaggio nel tempo.

Secondo le testimonianze della gente che ha provato queste sensazioni, avvengono veri e propri incontri con persone defunte, personaggi fittizi o anche una trasposizione del proprio corpo. È comune anche la convinzione soggettiva di essere morti, inoltre l’individuo prova un’esaltazione ansiosa ed emozioni esorbitanti, specialmente quelle legate alla paura.

Formula chimica della ketamina.

A dosi controllate e terapeutiche, come quelle usate in sala operatoria, questi effetti psicoattivi sono reversibili e transitori. Se si superano, invece, la ketamina può indurre un intenso stato dissociativo (popolarmente noto come K hole).

Può anche provocare la percezione di cose, persone e situazioni irreali e un’estrema difficoltà di riconciliazione con la propria realtà. Il rischio maggiore è quello di recidive, ovvero promuovere episodi di psicosi nei soggetti biologicamente predisposti.

Questi effetti hanno reso l’uso della ketamina oggetto di discussione. Alla luce di ciò, il suo uso legale sugli esseri umani è stato limitato negli ultimi anni – a volte usato solo come ultima risorsa – facendo della ketamina un anestetico usato soprattutto in chirurgia veterinaria.

Cos’è la ketamina?

La ketamina è un farmaco impiegato come anestetico in sala operatoria per gli adulti e i bambini. Induce uno stato di trance offrendo anche:

  • Sollievo dal dolore.
  • Effetto sedante.
  • Perdita di memoria.

Oltre a questo uso chirurgico, esteso anche alla scienza veterinaria, la ketamina viene utilizzata per calmare il dolore cronico e per sedare in fretta il paziente nell’Unità di Terapia Intensiva (ICU).

Effetti della ketamina come anestetico

Mentre il farmaco esercita i suoi effetti, si osserva una relativa conservazione della funzione cardiaca, respiratoria e dei vari riflessi. Di solito, è solo quando gli effetti iniziano a indebolirsi che compaiono reazioni collaterali indesiderabili come:

Sono questi gli effetti attribuibili al farmaco se assunto illegalmente e per scopi ricreativi, a dosi più elevate o somministrato in modi diversi da quelli strettamente clinici.

Usi alternativi

Le controversie politiche e legali in merito a questa sostanza – ormai considerata una droga che crea dipendenza -, hanno portato i medici, soprattutto a livello farmaceutico, ha condurre diverse ricerche sugli effetti della ketamina.

“Dichiarare il passato, diagnosticare il presente e predire il futuro.”

-Ippocrate-

Il suo meccanismo d’azione consiste nel bloccare selettivamente il noto recettore NMDA (N-metil-d-aspartato), che oltre a ridurre l’attività cerebrale in generale, ostacola anche la ritenzione della memoria e calma temporaneamente i sintomi depressivi.

Questa azione, insieme alla sua farmacocinetica e farmacodinamica, rende la ketamina un potente anestetico e sedativo. Molto pratico per l’anestesia, ma anche un forte medicinale dissociativo, proprio per il suo legame con il recettore NMDA.

Altri usi

Oltre ai ‘tipici’ usi medici e clinici, ve ne sono altri meno noti per i quali la ketamina sembra essere un’efficace alternativa:

  • Coadiuvante nel trattamento della depressione.
  • Come ipnotico o induttore del sonno.
  • Per ridurre l’incidenza delle crisi epilettiche.
  • Come neuro protettore, soprattutto nei casi di danno cerebrale.
  • Allevia gli effetti del disturbo da stress post-traumatico e collabora al trattamento del disturbo ossessivo-compulsivo.
  • Come riduttore dei sintomi asmatici.
Uomo triste e preoccupato.

Ketamina e depressione

Tra tutti i nuovi e sorprendenti usi attribuibili alla ketamina, quello che sembra destare maggiore interesse che sembra riceverà per primo un’applicazione clinica, è il suo impiego come integratore per la terapia antidepressiva.

A questo proposito, e ben al di là dell’ipotesi ampiamente accettata che per tanti decenni ha alimentato la ricerca e la produzione dei farmaci antidepressivi, la vera novità è che la ketamina sembra offrire maggiori benefici a chi mal risponde ai comuni antidepressivi.

In altre parole, la ketamina risulta efficace lì dove altri antidepressivi non lo sono. Indicata per le persone la cui depressione resiste ai farmaci comuni. Un risultato che pochissimi scienziati pensavano di raggiungere.

A volte le soluzioni sono molto più vicine di quanto pensiamo. Il nostro desiderio di compiere grandi imprese ci fa avanzare verso nuovi orizzonti, ma spesso la risposta si trova proprio davanti a noi.


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  • Harrison NL, Simmonds MA (febrero de 1985). «Quantitative studies on some antagonists of N-methyl D-aspartate in slices of rat cerebral cortex»British Journal of Pharmacology 84 (2): 381-91.
  • Morgan, Celia J. A.; Muetzelfeldt, Leslie; Curran, H. Valerie (2009). «Consequences of chronic ketamine self-administration upon neurocognitive function and psychological wellbeing: a 1-year longitudinal study». Addiction 105 (1): 121.

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