La negazione o il desiderio di non sapere

La negazione è molto comune in caso di dipendenze, dolori o tabù. Il desiderio di non sapere infonde una tranquillità momentanea, ma con il tempo diventa fortemente distruttivo.
La negazione o il desiderio di non sapere
Gema Sánchez Cuevas

Revisionato e approvato da la psicologa Gema Sánchez Cuevas.

Ultimo aggiornamento: 03 marzo, 2023

La psicoanalisi sostiene che esistono diverse strategie incoscienti che tutti attuiamo per mantenere l’equilibrio. Dette strategie sono denominate meccanismi di difesa. Uno di questi è la negazione o il desiderio di non sapere o non ammettere. Anche se ciò può generare una certa tranquillità momentanea, con il tempo provoca molti problemi.

Come indica il nome, la negazione consiste nell’inficiare qualche informazione che risulta sgradevole o che non si vuole riconoscere. Questo processo viene realizzato in modo incosciente.

Il desiderio di non sapere risulta inappropriato, poiché impedisce alla persona di sviluppare il giusto modo per affrontare la realtà.

“Il contenuto di un’immagine o di un pensiero repressi possono, ordunque, farsi largo nella coscienza, a condizione di essere negati. La negazione è un modo per realizzare quanto represso.”

-Sigmund Freud-

Attraverso la negazione, la persona cancella, per così dire, qualche aspetto che la disturba, che implica insoddisfazione o un conflitto con se stessa o con gli altri.

È molto frequente nelle dipendenze o quando esistono profondi problemi di personalità. Potremmo dire che il desiderio di non sapere è lo stesso meccanismo dello struzzo.

Donna che si copre gli occhi

Manifestazione della negazione

La negazione si manifesta tanto nel pensiero, quanto nelle azioni e nel linguaggio.

Per esempio, una persona entra in un luogo dove si trova qualcuno che non vuole vedere. Per quanto guardi i volti dei presenti, non si accorge che quella persona si trova lì.

Un’altra situazione molto comune nella quale opera la negazione è quando capita un evento estremamente doloroso. Quando una persona cara muore, a volte scaturisce l’illusione che resusciti o che comunichi dall’aldilà (vale a dire, che non sia morto in senso assoluto).

Accade lo stesso in caso di diagnosi di malattia mortale. Si pensa che sia sbagliata, che ci sia stato un errore negli esami o che esista una cura per ciò che è stato dichiarato incurabile.

La negazione nel linguaggio si manifesta nella forma grammaticale della doppia negazione. Quando qualcosa si nega due volte, in realtà viene affermata. Per esempio, qualcuno chiede a un’altra persona se ha preso il denaro che non era suo e questa risponde: “No, per niente. Non sono stato io a prendere il denaro”. La prima frase nega la seconda.

Il desiderio di non sapere

Il meccanismo della negazione viene attivato perché il riconoscimento di una particolare realtà scatena una specie di terremoto nell’esistenza. Le fondamenta della nostra persona, l’immagine che abbiamo di noi o il nostro posto nella società sono in pericolo.

Il desiderio di non saper protegge dalla profonda instabilità che insorgerebbe con l’ammissione di una verità specifica.

Ciò è particolarmente visibile negli argomenti tabù, come l’abuso infantile. Molte volte, la famiglia si rifiuta di credere al bambino che riferisce situazioni di abuso sessuale da parte di uno zio, un cugino etc. Ammetterlo implica la nascita di grandi rotture familiari e, eventualmente, la necessità di azioni legali.

Il desiderio di non sapere rappresenta anche il desiderio di rendere più tollerabile la realtà e non esporsi a un collasso della vita personale, della famiglia e  dei valori e costumi accettati. Tuttavia, la negazione non è efficace: copre, ma non elimina.

Donna pensierosa

Gli effetti della negazione

La conseguenza principale della negazione è l’impossibilità di avviare azioni di cambiamento di fronte a realtà problematiche.

Le difficoltà sono lì, anche se non vogliamo vederle. Molto spesso questa resistenza ad accettarle le rende più gravi e sempre meno gestibili. Prima o poi la realtà si impone sui desideri.

A volte questa realtà è sufficientemente grave da devastare la vita di una o più persone. In casi estremi, giunge a incubare il germe di un grave disturbo mentale.

Accettare una realtà amara o dolorosa non è mai facile. In ogni caso, è sempre necessario un po’ di tempo e vincere alcune paure per riuscirci. Bisogna anche affidarsi alle proprie risorse. Se lo facciamo, scopriremo che le situazioni difficili sono una strada verso la crescita.


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  • Freud, A., & Carcamo, C. E. (1961). El yo y los mecanismos de defensa (Vol. 3). Barcelona: Paidós.

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