La neocorteccia: struttura e funzioni
Nel nostro cervello è custodito tutto ciò che siamo, che proviamo e ancor di più quello che potremmo diventare. Gran parte del nostro successo evolutivo è, nello specifico, dovuto alla neocorteccia, detta anche neocortex o isocorteccia, ovvero quella regione più recente ed estesa che ha reso possibili meccanismi così sofisticati come la comunicazione, la scrittura, l’abilità sociale, la creatività o il processo decisionale.
David Eagleman, scrittore e celebre neuroscienziato dell’Università di Stanford, sostiene che ogni cervello è unico e inimitabile come un fiocco di neve. Non ce ne sono due uguali: riflettono il risultato delle nostre esperienze, dei nostri comportamenti e delle attività di cui ci occupiamo. Eppure, a livello strutturale, siamo tutti il risultato di quell’eccezionale sviluppo filogenetico in cui la neocorteccia rappresenta, senza alcun dubbio, il maggiore successo della nostra specie.
Con un elevato numero di solchi, sei strati e due millimetri di spessore, contiene circa 30.000 milioni di neuroni. Si tratta di uno strato neuronale che riveste in particolare i lobi frontali, il cui sviluppo e l’elevata specializzazione spicca nei primati e, ovviamente, nell’essere umano. Disporre di maggiori dati su quest’area del nostro cervello ci permetterà di conoscerci molto più a fondo. Scopriamoli in questo articolo.
Le neuroscienze sono considerate da molti la branca più eccitante della scienza, perché il cervello è l’oggetto più affascinante dell’universo. Ogni cervello umano si distingue dagli altri e rende ogni essere umano unico, oltre a definire chi è.
-Stanley B. Prusiner (Premio Nobel per la Medicina, 1997)-
Neocorteccia, la parte più “recente” ed estesa del nostro cervello
La neocorteccia non è particolarmente spessa. Tuttavia, dobbiamo ricordare che questa struttura è perfettamente “ripiegata” proprio al di sotto del cranio. Da qui deriva il tipico aspetto del cervello, pieno di solchi e di circonvoluzioni. Se potessimo distendere tutta questa area, essa avrebbe una lunghezza di quasi due metri.
Allo stesso tempo, si divide tra i due emisferi cerebrali, promuovendo così una maggiore specializzazione neuronale. Bisogna dire, inoltre, che l’essere umano è l’unico mammifero che presenta una tale concentrazione di neuroni specializzati in uno spazio così limitato.
D’altra parte, il modo in cui i diversi strati del cervello sono interconnessi ha costituito un mistero fino a non molto tempo fa. Eppure, così come rivelato in uno studio pubblicato dalla rivista Frontiers in Psycholog y, lo fanno a mo’ di “colonna”. Vale a dire che plasmano, secondo gli scienziati, schemi di connessione lamellare e colonnare.
La neocorteccia umana rappresenta più del 76% della nostra materia grigia. Un dato curioso, infine, è che questa struttura non è presente né i volatili né i rettili. Eppure gli scienziati hanno scoperto che molti volatili (come i corvi) sono incredibilmente intelligenti, nonostante non dispongano di una neocorteccia ben delimitata.
Che funzioni svolge la neocorteccia?
Se abbiamo subito un trauma della neocorteccia, le conseguenze possono essere molto serie. A tal proposito, un’azione così pericolosa come non usare il casco quando andiamo in moto (o in bici) può determinare, per esempio, la perdita delle abilità comunicative, e non solo. Tutti i nostri meccanismi cognitivi, così come l’intelligenza spaziale, la capacità di riconoscere i volti o persino quella di accedere alla nostra autocoscienza o alla percezione di sé, si concentrano in quest’area così distintiva dell’essere umano e dei primati. Vediamo quindi quali sono le sue funzioni principali.
Funzioni esecutive
Lo abbiamo appena detto. In questo strato più recente e specializzato del nostro cervello, ci viene data la possibilità di svolgere attività come risolvere problemi, prendere decisioni, riflettere, concentrarci, mettere in pratica l’autocontrollo, regolare il comportamento sociale e così via… Sono compiti altamente complessi, che rispondono anche alla nostra capacità di apprendimento e a quei processi che abbiamo assorbito in quanto conseguenza della nostra evoluzione.
La neocorteccia, il linguaggio e la scrittura
Il linguaggio, come sappiamo, è un’abilità umana che ci pone un gradino più in alto rispetto alle altre specie (sebbene sia vero che alcuni volatili siano in grado di parlare, dimostrano pura imitazione e non un’autentica abilità comunicativa).
D’altro canto, i processi di lettura e di scrittura rispondono a una serie di complessi meccanismi che hanno luogo nella neocorteccia. Un’abilità altamente sofisticata che ci permette di associare simboli scritti e orali a un significato.
Percezione sensoriale
Capire e reagire dinnanzi a ciò che vediamo e che sentiamo è un’altra capacità modulata e stimolata dalla neocorteccia.
Automatismi motori
Cosa ci rende capaci di scrivere, di guidare, di suonare uno strumento o persino di camminare in posizione eretta, il tutto automaticamente, senza doverci pensare su? Nonostante eseguire questa attività richieda l’impiego di ulteriori strutture neurologiche, ad esempio il cervelletto, bisogna dire che tutti questi processi sono possibili grazie alla neocorteccia.
La neocorteccia e l’abilità di apprendimento e innovazione
La capacità di apprendere e di elaborare quanto appreso, al fine di creare nuove cose, è senza dubbio l’abilità più elevata e distintiva dell’essere umano. Vale a dire che le persone non si limitano solo a trasmettere informazioni, ad acquisire nuove competenze. Siamo anche in grado di trasformare la realtà e di incrementare la conoscenza. Lo facciamo per mezzo dell’osservazione, dell’analisi, della riflessione, procediamo per tentativi ed errori e per innovazione.
Questa capacità, ovvero quella di apprendere e di creare, ci ha permesso anche di evolverci come specie. Inoltre, come sostiene Juan Luis Arsuaga nel suo libro “La especie elegida” (ovvero, la specie prescelta), l’evoluzione della neocorteccia è il risultato delle nostre interazioni sociali. Sappiamo inoltre che le dimensioni di questa struttura erano strettamente connesse alla quantità di individui che formavano un gruppo sociale.
Pertanto, non possiamo trascurare un aspetto ancora più interessante: ci stiamo ancora evolvendo. Nel 1999 i neuroscienziati scoprirono la profonda neuroplasticità della neocorteccia; vale a dire, la capacità dell’essere umano di creare nuove connessioni neuronali nel corso della propria vita. La nostra esperienza e la nostra condotta può favorire la formazione di una neocorteccia più forte, più abile e più resistente allo scorrere del tempo.
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Arsuaga. J. L (1998). La especie elegida. Temas de Hoy.
Kandel, E.R., Schwartz, J.H. & Jessell, T.M. (2001). Principios de neurociencia. Madrid: McGraw Hill
Morgan, A.J. (2001). El cerebro en evolución. Editorial Ariel neurociencia.