La neurobiologia dell'attaccamento umano

I rapporti che instauriamo nel corso della nostra vita ci trasformano. Ovvero, hanno il potere di riparare a relazioni negative del passato mediante relazioni positive successive.
La neurobiologia dell'attaccamento umano
Paula Villasante

Scritto e verificato la psicologa Paula Villasante.

Ultimo aggiornamento: 30 dicembre, 2022

L’attaccamento è un tratto distintivo dei mammiferi. Per questo lo studio sulla neurobiologia dell’attaccamento umano si basa anche su studi effettuati sugli animali. Secondo recenti ricerche, sembra basarsi sull’influenza di ossitocina e dopamina sul corpo striato.

Quel che è certo è che nel corso della vita i diversi legami umani condividono la neurobiologia sulla quale si fondano. In generale, sono caratterizzati dalla sincronia del comportamento e dall’integrazione delle reti corticali e sottocorticali coinvolte nei meccanismi di ricompensa e motivazione, simulazione integrata e di mentalizzazione.

La neurobiologia dell’attaccamento umano

Secondo Ruth Feldman, ricercatrice nel campo della neurobiologia dei legami umani, lo studio dell’attaccamento tra mammiferi deve essere realizzato da una prospettiva di sviluppo. La corteccia cerebrale associativa è perlopiù connessa alle primissime esperienze durante le prime fasi di crescita dei bambini (2-4 anni di età).

I legami che si creano successivamente, sia d’amore che d’amicizia, riutilizzano i meccanismi di base fissati dal legame primordiale madre-figlio durante i primissimi “periodi sensibili”.

Questi “periodi sensibili” vengono definiti come finestre del tempo ben definite, che si creano nelle primissime fasi della vita, quando il cervello deve sperimentare determinati contributi ambientali che favoriscono la giusta maturazione (5). Nell’ambito dell’attaccamento, questi includono i comportamenti tipici dell’educazione della specie.

Attaccamento umano

Proposte del modello neurobiologico dell’attaccamento umano

Nella sua ricerca, la dottoressa Feldman mette insieme alcune proposte del modello neurobiologico dell’attaccamento umano:

  • La ricerca sui legami umani prevede una prospettiva di sviluppo. Quindi, il legame tra i mammiferi sarebbe supportato da sistemi neurobiologici. Questi sono conformati dalla relazione della madre con la prole, durante i primi periodi sensibili (6).
  • La continuità nei sistemi neurobiologici nutre i legami umani, quindi tali legami riutilizzano il meccanismo di base stabilito dal vincolo padre-figlio nella formazione di altri legami che si produrranno nel corso della vita, come le relazioni d’amore o di profonda amicizia (7).
  • I rapporti umani sono selettivi e duraturi. I legami sono finalizzati all’attaccamento e durano per lunghi periodi, persino per tutta la vita (1).

Altre proposte sulla neurobiologia dell’attaccamento umano

  • Il legame si basa sul comportamento generato dall’espressione degli schemi di condotta specifici della specie, della persona e anche della cultura. Tale legame coinvolge processi dal basso all’alto. Il cervello associato all’unione e i sistemi neuroendocrini sono attivati dal comportamento associato all’attaccamento. (4,8).
  • La sincronia del comportamento biologico è una caratteristica-chiave dell’attaccamento umano. Quindi, tali attaccamenti sono caratterizzati dall’accoppiamento tra il comportamento non verbale e la risposta fisiologica coordinata tra i soci durante il contatto sociale (9).
  • Il ruolo centrale del sistema di ossitocina e la connessione dopamina-ossitocina sono coinvolti nella maternità umana. Anche nella paternità, nella co-genitorialità, nelle relazioni romantiche e nella profonda amicizia. L’integrazione di ossitocina e dopamina nel corpo striato è pari all’unione, immergendo i legami in motivazione e vigore (10).
Attaccamento umano

Ulteriori proposte…

  • La formazione di legami coinvolge una maggiore attività e una maggiore interazione tra i sistemi rilevanti. L’attivazione e i legami più stretti tra i sistemi che supportano la parentale, la ricompensa e la gestione dello stress sono osservabili durante i periodi di creazione del legame. (11)
  • I rapporti umani favoriscono l’omeostasi, la salute e il benessere nel corso della vita. I legami sociali, inoltre, migliorano la salute e incrementano la felicità. Al contrario, l’isolamento sociale aumenta lo stress, favorisce il deterioramento della salute e la morte (12).
  • Gli schemi di attaccamento vengono tramandati di generazione in generazione. Gli schemi comportamentali sperimentati nella primissima infanzia predispongono la disponibilità di ossitocina e la localizzazione del recettore nel cervello del neonato. Quindi, configurano la capacità di educare la prossima generazione (13, 14).

Infine…

  • Il cervello umano è un organo predisposto al rapporto madre-figlio e alla vicinanza al corpo della madre per poter funzionare nel contesto dell’ecologia sociale. Il cervello immaturo del mammifero giovane alla nascita ha bisogno di stare vicino alla madre, che allatta il cervello come un organo “predisposto” che risponde continuamente agli stimoli sociali (15).
  • I legami umani sperimentati nel corso della vita sono trasformatori. Hanno il potere di riparare ai danni delle relazioni negative della primissima infanzia, mediante relazioni positive successive. La grande plasticità del cervello sociale umano e la sua natura, basata sul comportamento, permettono che i legami a venire riorganizzino le reti neuronali e rimedino -almeno in parte- alle primissime esperienze negative (16).

Alla luce di quanto detto, sembra che la neurobiologia dell’attaccamento umano fondi le sue basi sull’interazione tra ossitocina e dopamina nel cervello. Inoltre, sembra che questi sistemi vengano riutilizzati in seguito per i successivi rapporti che stringeremo nella vita, come l’amicizia e l’amore.


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