La prudenza estrema cela una forte paura
La prudenza è una di quelle virtù che impregnano del tutto la personalità. Una volta coltivata, diventa una specie di aura che avvolge i nostri comportamenti quotidiani. Aristotele l’ha definita la qualità che ci incita ad avere un comportamento retto e decente. La chiesa, dal canto suo, la considera una delle quattro virtù cardinali dell’essere umano.
Attualmente la prudenza ha assunto un significato leggermente diverso. Viene associata più alla cautela o alla precauzione. Si dice che qualcuno è prudente quando riflette prima di agire o si astiene dal farlo se le conseguenze che prevede sono negative o ancora quando si comporta con una certa calma se le circostanze lo richiedon.
“Ci sono taluni ossessi di prudenza, che a furia di voler evitare ogni più piccolo errore, fanno dell’intera vita un errore solo.”
-Arturo Graf-
In passato si pensava che, quando la prudenza si manifestava, lo facessero anche le altre virtù. Tuttavia, occorre dire che a volte si definisce prudenza anche la mancanza di determinazione o di coraggio, oppure l’ insicurezza. È importante imparare a distinguere una realtà dall’altra.
La prudenza positiva
Vi è un lato molto positivo della prudenza. La parola chiave in questo caso è previsione, ovvero vedere qualcosa prima che accada. Non ha niente a che vedere con la preveggenza, bensì con il ragionamento logico. Implica riflessione e valutazione delle circostanze per inferire a cosa può portare una determinata azione.
La capacità di essere prudente e previdente è fondamentale quando si prendono delle decisioni. Si tratta di virtù che facilitano i successi e permettono di raggiungere una riuscita migliore. Conferisce l’abilità di applicare un pensiero strategico. E, persino se conduce a degli errori, questi risultano molto più risolvibili se preceduti dalla prudenza.
La prudenza si oppone all’impulsività . Risulta fondamentale quando una decisione o un’azione implicano un qualche margine di rischio o pericolo. Si tratta di una virtù strettamente associata all’intelligenza, alla riflessione e all’autocontrollo. In situazioni complesse è un vero tesoro.
La prudenza eccessiva e l’elaborazione emotiva
Vi sono temperamenti cauti, che non sono necessariamente prudenti. La prudenza implica anche essere capaci di servirsi dell’audacia quando le circostanze sono favorevoli. Se non è così, non parliamo più di prudenza, ma di paura.
Quando la prudenza viene portata all’estremo, non fa riferimento a una virtù, ma a un problema nell’elaborazione emotiva della realtà. Questa viene percepita come minacciosa e, per questo motivo, ciò che si prevede è che qualsiasi azione che implica un rischio possa portare a una conclusione spiacevole o, a volte, catastrofica. In questi casi, viene rifiutato tutto quello che prevede dei cambiamenti, perché si considera “prudente” limitarsi a muoversi in terreni già conosciuti.
Questa elaborazione emotiva non porta al successo né a una buona riuscita, ma a una paralisi. L’eliminazione totale del rischio è di fatto impossibile. Persino nel salotto della nostra casa o nel nostro letto non siamo esenti al cento per cento dai pericoli. I tetti crollano, gli aerei anche, i ladri possono entrare nelle proprietà private… Se ci focalizziamo su questi eventuali pericoli, in sostanza non potremmo mai vivere in pace.
Prudente o pusillanime?
L’eccessiva prudenza a volte assume strane sembianze, come quella di un perfezionismo estremo. Il perfezionista desidera assicurarsi di tutto, mantenere tutto sotto un controllo assoluto ed evitare l’errore a ogni costo. È un comportamento ossessivo che parla più di paura che di cautela. Dietro si cela un’aspettativa più o meno paranoica: se si lasciano le cose in sospeso, accadrà il peggio.
Infine, chi fa della prudenza un pretesto per l’inattività finisce per essere più pusillanime che cauto. Il rischio calcolato non è una buona opzione per avanzare. Ci si presenteranno sempre delle situazioni nuove, che non siamo abituati a gestire, ma che racchiudono enormi possibilità per la nostra crescita e il nostro sviluppo. Se diciamo esse di “no”, solo perché non sappiamo con esattezza dove ci portano, allora stiamo dicendo di “no” anche alla vita.
Una persona emotivamente sana è capace di rischiare, non in modo temerario ma facendo delle previsioni, dei piani e dei calcoli. Sa che non avrà mai la garanzia assoluta su tutto quello che fa; sa anche che gli errori e gli sbagli sono sempre lì, a perseguitarci. Non dobbiamo temerli, sono un’enorme fonte di saggezza ed esperienza. La prudenza non è paura, ma responsabilità.