La psiconeuroimmunologia e gli ormoni tiroidei
La relazione tra cervello, sistema immunitario, sistema endocrino e le patologie correlate è evidente. Proprio questo legame è oggetto di studio della psiconeuroimmunologia o psiconeuroendocrinoimmunologia (PNEI).
Questa disciplina scientifica studia la possibile relazione tra fattori psicologici e malattie autoimmuni (malattie della tiroide di origine autoimmune, in questo caso).
Modificare alcuni aspetti psicologici potrebbe migliorare la prognosi di malattie autoimmuni, come la tiroidite di Hashimoto? Assolutamente sì.
Vi invitiamo a scoprire in che modo i tratti di personalità, lo stress e la salute mentale possono essere correlati alle malattie della tiroide.
Psiconeuroimmunologia
La psiconeuroimmunologia è una disciplina scientifica che studia la relazione tra il sistema immunitario e alcune malattie. Questo termine è stato coniato nel 1975 dallo psicologo Robert Ader e dall’immunologo Nicholas Cohen.
Gli studiosi citati hanno dimostrato la relazione tra sistema nervoso e sistema immunitario, in altre parole che le emozioni possono influenzare il sistema immunitario e viceversa.
Uno degli obiettivi della psiconeuroimmunologia è studiare tramite un approccio olistico e multidisciplinare l’origine di alcune malattie, in particolare le malattie croniche di origine autoimmune.
Questa disciplina si basa sull’evidenza che emozioni, stress, ansia o depressione alterano l’apparato endocrino e immunitario. Oltre a ciò, il microbiota intestinale ha un ruolo centrale nella psiconeuroimmunologia. Le malattie autoimmuni, di fatto, sono legate a uno squilibrio del microbiota.
La PNEI si occupa anche di studiare il ruolo dei tratti di personalità nell’insorgenza e nel decorso delle malattie autoimmuni; allo stesso modo, l’influenza dei neurotrasmettitori e dei neuropeptidi in termini di immunità e comorbidità tra disturbi immunitari e malattie mentali.
Tiroide, ormoni tiroidei e malattie della tiroide di origine autoimmune
La tiroide è una ghiandola a forma di farfalla la cui funzione è produrre la quantità necessaria di ormoni tiroidei per soddisfare la domanda dei tessuti periferici.
La sua attività è indispensabile per mantenere la temperatura corporea, motivo per cui è anche chiamata anche “termostato fisiologico”.
Tendiamo ad associarla solo alle oscillazioni di peso corporeo, ma in realtà la sua funzione è molto più complessa. La tiroide influisce l’attività di quasi tutti gli organi e sistemi del corpo:
- Produce gli ormoni necessari per una crescita corretta, dunque per lo sviluppo del sistema nervoso.
- Regola diversi processi metabolici.
- È coinvolta nella sintesi e nella degradazione di proteine e grassi.
- È coinvolta nel mantenimento di tessuti come il fegato e il cuore.
Come funziona la tiroide?
L’ipotalamo secerne l’ormone di rilascio della tireotropina (TRH), esso induce l’ipofisi a produrre l’ormone che stimola la tiroide (TSH o tireotropina).
Il TSH stimola la tiroide a produrre gli ormoni tiroidei T3 (triiodotironina) e T4 (tiroxina). L’ipofisi, o ghiandola pituitaria, rallenta o accelera il rilascio di TSH a seconda della quantità di ormoni tiroidei nel sangue.
I disturbi della tiroide possono essere suddivisi in due gruppi: quelli che determinano un’eccessiva produzione di ormone tiroideo (ipertiroidismo) e quelli che determinano una scarsa produzione di ormone tiroideo (ipotiroidismo ).
Il deficit o l’eccesso di ormoni tiroidei può essere accompagnato dalla presenza di anticorpi (anticorpi antitireoglobulina-Tg- o anticorpi anti-perossidasi tiroidea-TPO-). Ciò suggerisce che si tratta di malattie autoimmuni, come la malattia di Graves o di Hashimoto. In altre parole, gli anticorpi “si confondono” e attaccano la tiroide.
Malattia di Graves: ipertiroidismo autoimmune
La malattia di Graves è la causa più comune di ipertiroidismo (eccesso di ormoni tiroidei). Il corpo produce ormoni tiroidei in eccesso, motivo per cui l’ipofisi riduce la produzione di TSH così da limitare la produzione di ormoni tiroidei. A seguito di esami del sangue si riscontreranno alti livelli di ormoni tiroidei, ma bassi livelli di TSH.
Le sue manifestazioni sono legate ad accelerazione del metabolismo (dimagrimento nonostante l’aumento dell’appetito) e intensificazione dell’attività del sistema nervoso simpatico.
Nervosismo, irascibilità e ansia sono accompagnati da sintomi come aumento della frequenza respiratoria e cardiaca, aritmia o palpitazioni, intolleranza al calore e tremori e fascicolazioni, tra gli altri.
Il trattamento ha lo scopo di abbassare i livelli degli ormoni tiroidei. Con i farmaci beta-adrenergici (come il propranololo o il metoprololo) vengono bloccati gli effetti dello stato ipertiroideo sul sistema nervoso simpatico. Vengono somministrati anche farmaci antitiroidei come il metamizolo o il propiltiouracile.
Tiroidite di Hashimoto: ipotiroidismo autoimmune
La malattia di Hashimoto provoca ipotiroidismo, ovvero un rilascio deficitario di ormoni tiroidei. Questo deficit costringe l’ipofisi ad aumentare la secrezione di TSH per stimolare la tiroide. Negli esami del sangue, quindi, si troveranno alti livelli di TSH, ma livelli insufficienti di ormoni tiroidei.
La prima causa di ipotiroidismo è la mancanza di iodio, ma nei paesi sviluppati, dove l’approvvigionamento di iodio è garantito, l’ipotiroidismo è una malattia autoimmune.
La mancanza di ormoni tiroidei rallenta il metabolismo, il che si traduce in aumento di peso. Sintomi come bradicardia, gonfiore, stanchezza e affaticamento, difficoltà di concentrazione e memoria, intolleranza al freddo, perdita di capelli, unghie fragili e sintomi depressivi sono solo alcuni della lunga lista.
Il trattamento principale consiste nella somministrazione di ormone tiroideo sintetico (levotiroxina), per sopperire alla mancanza dello stesso nell’organismo.
Approccio alle malattie della tiroide tramite la psiconeuroimmunologia
La psiconeuroimmunologia spiega che un evento stressante induce una risposta fisiologica alterata a causa di alti livelli di ACTH e cortisolo.
Ciò compromette l’attività del sistema immunitario, dunque il soggetto è maggiormente incline a una serie di malattie, anche di natura endocrina e autoimmune.
L’attivazione della risposta allo stress coinvolge il sistema nervoso, endocrino e immunitario. Lo stress altera la funzione dell’asse ipotalamo-ipofisi-tiroide (HHT): viene meno il rilascio di TSH e viene soppressa la conversione periferica della tiroxina (T4) in triiodotironina (T3), ovvero l’ormone tiroideo più attivo nel corpo.
La verità è che lo stress potrebbe scatenare vari disturbi immunitari, ma non è stato possibile spiegare come questi disturbi possano attaccare l’organismo. È stato suggerito che gli anticorpi contro il recettore del TSH potrebbero essere prodotti a causa di un’alterazione a carico del sistema immunitario.
L’idea di base è che lo stress attacca il sistema immunitario alterando i livelli ormonali. In particolar modo, colpisce i glucocorticoidi, i neurotrasmettitori e le citochine, che potrebbero contribuire allo sviluppo dell’autoimmunità in individui geneticamente predisposti.
Come si vede, la relazione è molto più complessa di quanto ci si potrebbe aspettare e indica la necessità di un approccio globale. Per questo motivo, la psiconeuroimmunologia lavora sulla base di pochi pilastri.
I pilastri fondamentali della psiconeuroimmunologia
- Intervento nutrizionale per regolare l’infiammazione nel corpo e garantire i nutrienti necessari per contrastarla. La relazione tra il microbiota e le malattie autoimmuni spiega l’importanza della dieta.
Nello specifico, alcune ricerche collegano l’autoimmunità all’intolleranza al glutine, motivo per cui si propone di eliminarla dalla dieta. Questa teoria ha molti seguaci, ma non mancano i detrattori.
- Integrazione basata su evidenze scientifiche (fitoterapia, prodotti di medicina ortomolecolare, omega 3, vitamina C, enzimi digestivi, etc).
- Bioritmo: è il principale regolatore ormonale. Si riferisce alle ore e alle abitudini del sonno, alla produzione di melatonina, al programma fisiologico dei pasti e dei digiuni.
- Esercizio fisico e movimento.
- Meditazione e mindfulness e altri interventi nella sfera psico-emotiva: tecniche di gestione dello stress, sviluppo personale, ricerca della motivazione che aiutano il soggetto a regolare il sistema immunitario/ormonale.
- Fisioterapia, psicoterapia, interventi farmaceutici quando necessari.
La psiconeuroimmunologia può dare speranza al paziente cronico
Quando si parla di malattie autoimmuni, in genere si fa riferimento anche a malattie o processi cronici. La diagnosi di disfunzione tiroidea di origine autoimmune costringe ad assumere una pillola per tutta la vita.
La psiconeuroimmunologia è un meraviglioso esempio di come informarsi sulla propria malattia, cercare informazioni ed essere attivamente coinvolti nel trattamento può migliorare la situazione.
Nonostante la terapia farmacologica, è comune accusare diversi sintomi che riducono la qualità di vita. La PNEI può aiutare a introdurre piccoli cambiamenti nelle abitudini capaci di migliorare significativamente i sintomi o la disabilità.
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Castés M. (2015). Descubre el poder de tu sistema inmunológico y toma el control de tu salud. Psiconeuroinmunología o cómo apropiarte del sistema inmunológico
Gómez B., Escobar A., (2002). La Psiconeuroinmunología: bases de la relación entre los sistemas nervioso, endocrino e inmune. Rev FAc Med UNAM, vol 45, n°1, ene-feb.