La sindrome di Frankenstein

Che cos'è la sindrome di Frankenstein? Il nome di questo disturbo mentale deriva proprio dal romanzo di Mary Shelley, pubblicato nel 1818.
La sindrome di Frankenstein
María Prieto

Scritto e verificato lo psicologo María Prieto.

Ultimo aggiornamento: 30 dicembre, 2022

La sindrome di Frankenstein fa riferimento a una paura insita nell’essere umano. Si tratta del timore che le sue creazioni prendano vita e si ribellino, distruggendo l’umanità. La scrittrice britannica Mary Shelley ne traccia le caratteristiche nella sua opera più famosa: Frankenstein.

“Tu sei il mio creatore, io sono il tuo padrone”, queste le parole del mostro rivolte a Victor Frankenstein, il suo creatore. Da qui, il nome di un disturbo, la sindrome di Frankenstein, che indica la paura che le creazioni umane si ribellino ai loro stessi creatori.

Il personaggio letterario di Mary Shelley è considerato un mostro che dal suo creatore ha ereditato solo il cognome. Costruito con più parti umane, Frankenstein è nato contro la sua volontà. Tuttavia, ha accettato la sua esistenza e ha deciso di vivere in un mondo che lo rifiuta. Questo è il contesto in cui nasce la teoria della sindrome di Frankenstein.

La sindrome di Frankenstein: quando la nostra creazione si ribella

Nel romanzo, il medico protagonista vuole emulare il Creatore, giocare a essere Dio. Le sue aspirazioni professionali vanno oltre la semplice cura delle persone, allontanandosi dall’obiettivo iniziale.

Oggigiorno il nome di questo medico è simbolo di una scienza deviata dalla sua vera meta. Si tratta di una medicina che si muove su un terreno instabile, e può essere un pericolo per la continuità della vita umana come la conosciamo.

Il mostro di Frankenstein

Non è un segreto per nessuno che lo sviluppo digitale, la manipolazione genetica e la clonazione abbiano raggiunto un progresso esponenziale negli ultimi decenni. Ormai la società è abituata ai cambiamenti e al progresso, ma rimane comunque l’incertezza su ciò che riserva il futuro.

La novità a volte genera rifiuto, soprattutto quando riguarda direttamente l’essere umano. L’esistenza di una tecnologia in grado di modificare i geni umani per molte persone è qualcosa di abominevole. Dal punto di vista ideologico, infatti, genera incertezza riguardo a ciò che potrebbe accadere in futuro.

“La paura è un’emozione caratterizzata da un intenso sentimento, in genere sgradevole, provocato dalla percezione di un pericolo, reale o immaginario, presente o futuro.”

-Anonimo-

La clonazione: una delle origini della sindrome di Frankenstein

La clonazione della pecora Dolly aprì il dibattito sulla possibilità di clonare le persone. Si ritiene che sia possibile, ma susciterebbe sicuramente diverse questioni etiche. È normale, quando si parla di clonazione umana, che si generino dibattiti di ogni tipo. Il primo esperimento di clonazione di un embrione umano suscitò grande rifiuto da parte di autorità politiche e religiose di tutto il mondo.

Tuttavia, i loro autori difendevano il progresso scientifico. Affermarono che venne realizzato con “fini terapeutici” e non con l’obiettivo di introdurre la clonazione umana. La clonazione terapeutica è sostenuta dalla maggior parte della comunità scientifica internazionale. Viene infatti considerata come un potenziale trattamento contro le malattie croniche, tra cui tumori, Alzheimer, Parkinson o diabete.

La manipolazione genetica

La genetica è una delle scienze che ha visto il maggior progresso negli ultimi anni. Gli esperti in evoluzione e genetica insistono sulla necessità di differenziare questa tecnica a seconda degli obiettivi che si prefigge. Può essere utilizzata con il fine di curare o prevenire malattie, oppure per “migliorare la specie umana”.

Ovviamente, come qualsiasi altra tecnologia, anche la manipolazione genetica presenta alcuni pericoli. In realtà, le manipolazioni genetiche praticate attualmente hanno come unico scopo il miglioramento della qualità di vita. Sono pensate per minimizzare i rischi, combattere le malattie, scoprire nuovi elementi nutritivi o prodotti e, in generale, favorire il progresso scientifico.

Progresso della manipolazione genetica

La sindrome di Frankenstein: paura del progresso tecnologico

La tecnofobia fa riferimento alla paura di situazioni come una guerra cibernetica, la presa di potere da parte delle macchine, la mancanza di privacy… Si tratta di una paura verso il cambiamento, molto normale negli esseri umani. Ci abituiamo a vivere in un certo modo e all’improvviso cambiano le regole. Ma in fondo, siamo in grado di adattarci ogni volta a una nuova trasformazione.

Il progresso tecnologico è un aspetto determinante delle nostre vite, pur non essendo sempre perfetto. A volte il timore davanti alle possibilità che si aprono è perfettamente giustificato. Purtroppo, non potremo mai sapere come e da chi verrà utilizzata una nuova scoperta. Ma tra queste paure e la sindrome di Frankenstein c’è una grossa differenza.

“A volte sembra che il mondo stia cadendo a pezzi, ma in realtà è un’ottima epoca per diventare un po’ matti. Segui la tua curiosità, sii ambizioso: non abbandonare mai i tuoi sogni.”

-Larry Page-


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