La storia di Enkaz, la gatta salvata dal terremoto in Turchia

Si chiama Enkaz ed è una gatta anziana, sopravvissuta a 129 sotto le macerie del terremoto in Turchia. Da quando un giovane soccorritore l'ha tirata fuori dalle macerie, non si è più separata da lui. Ecco la sua storia.
La storia di Enkaz, la gatta salvata dal terremoto in Turchia
Valeria Sabater

Scritto e verificato la psicologa Valeria Sabater.

Ultimo aggiornamento: 01 marzo, 2023

Quando le grandi fatalità accadono oggi, sono le piccole storie che trasudano un tocco di speranza che ci risolleva, come la storia di Enkaz che stiamo per vedere.

È come se, per un momento, trovassimo una lucidità nelle sciocchezze, una luce in mezzo all’oscurità. Il 6 febbraio ci siamo svegliati con la notizia che un forte terremoto aveva devastato diverse regioni della Siria e della Turchia.

La verità è che, da quella data, le scosse non si sono fermate e il numero di feriti e morti non ha smesso di aumentare. Gli ultimi dati ci dicono che le perdite umane potrebbero superare le 47.000 persone – e saranno di più. Da quel momento in cui abbiamo saputo del disastro, il nostro sguardo è si è rivolto a quelle persone che, in situazioni quasi miracolose, sono riuscite a salvarsi la vita.

Impossibile dimenticare tutti quei bambini e neonati salvati in extremis dalle macerie, da quegli immensi accumuli di polvere, ferro, muri crollati e resti di quello che, non molto tempo fa, era un caseggiato, una casa, una bottega.. Sentirli piangere o ridere tra le braccia dei soccorritori è stato un sospiro di gioia.

Tuttavia, tra tutte quelle storie di luce, ce ne sono altre quasi altrettanto straordinarie. Sono tanti anche gli animali che sono stati tratti in salvo e, tra tutti, spicca una storia molto particolare diventata virale in questi giorni.

Quando molte delle immagini che abbiamo visto del disastro in Turchia e in Siria ci hanno dato un ritratto crudo del disastro che si è verificato, la fotografia di un animale sulle spalle del suo soccorritore ci ha ridato speranza.

I soccorsi alla ricerca di possibili sopravvissuti hanno mobilitato migliaia di persone e anche cani specializzati.

La storia di Enkaz, la gatta salvato dal terremoto in Turchia

Una delle province più colpite dal disastro in Turchia è Nurdagi, a Gaziantep, proprio nel sud di questo Paese. In questo stesso luogo, il vigile del fuoco Ali Cankas ha collaborato ai soccorsi. Questo giovane appartenente alla nazionale di ciclismo, faceva parte della squadra che ha partecipato alla ricerca dei sopravvissuti in un blocco di edifici 129 ore dopo il terremoto.

Proprio lì ha trovato una pallina di pelo sporca, dagli occhi luminosi che aspettava che qualcuno la estraesse da quel groviglio di rovine, polvere e disperata solitudine. Ali ha portato fuori dall’edificio un’anziana gatta bianco e nero, dandole immediatamente acqua e cibo. Era affettuosa e apparteneva a quel tipo di gatto che ha bisogno di vicinanza, di quelli che una volta che si sentono attratti da un essere umano, non lo lasciano più.

La squadra dei vigili del fuoco ha deciso di chiamare il gatto salvato dal terremoto in Turchia, Enkaz, che in turco significa macerie. L’hanno lasciata in un luogo sicuro mentre continuavano i soccorsi. La gatta però si rifiutava di rimanere sola e, con sorpresa di tutti, ha deciso di salire in groppa al suo salvatore… Quell’immagine ha fatto presto il giro del mondo.

La storia di Enkaz, la gatta dagli occhi tristi che ha già una casa

Enkaz non è stato l’unico animale salvato da Ali Cakas. Il soccorritore è riuscito anche a estrarre dalle macerie altri gatti e un grosso cane. Tuttavia, per qualche ragione, quel gatto si rifiuta di allontanarsi da lui. Per qualche giorno è stato la mascotte di quel gruppo di vigili del fuoco. Si sono tutti presi cura di lei, le hanno dato coccole e parole gentili. Il tutto in un tentativo quasi inconsapevole di offrire un po’ di affetto ad un essere che sembrava avere la tristezza stampata negli occhi.

Chiaramente Enkaz deve aver fatto parte di una famiglia in cui era amata. Probabilmente la famiglia di questa gatta, sono rimasti sepolti, senza vita, sotto i resti di quell’edificio. La sua è stata senza dubbio una storia drammatica di quanto racchiuso sotto tutte quelle tonnellate di cemento e resti di case diroccate.

Le immagini di Ali Cakas ed Enkaz hanno fatto il giro del mondo in pochi giorni. Da allora, questo giovane vigile del fuoco ha pubblicato aggiornamenti sulle loro vite sul suo account Instagram. In questo momento, questa gatta bianca e nero dagli occhi tristi vive con Ali nella sua casa a Mardin, nel sud della Turchia. Se i suoi proprietari non torneranno, la piccola gatta sarà tra le braccia di chi l’ha salvata.

“Se fai del male a un gatto, dovrai costruire una moschea in modo che Dio ti perdoni.”

-detto turco-

La Turchia e l’amore per i gatti

La storia di Enkaz, la gatta salvata dal terremoto in Turchia, è un altro esempio di qualcosa di conosciuto in tutto il mondo. La metropoli turca di Istanbul, ad esempio, venera i gatti quasi quanto i faraoni dell’antico Egitto. Sono ovunque, dominano il paesaggio e sono quella nota singolare dell’antica capitale dell’Impero Ottomano.

I gatti fanno parte della cultura turca e sono come quel tappeto multicolore dal pelo infinito che vive in ogni angolo. Alcuni dicono che grazie a loro si evita la presenza dei topi, altri sottolineano che i gatti sono segno di fortuna e buon auspicio. Si ricorda inoltre che erano gli animali preferiti di Maometto e che proteggeva tutti i gatti che incontrava.

Comunque sia, la Turchia tiene in grande considerazione i gatti e destina persino una parte del budget all’alimentazione e alla costruzione di rifugi per loro. Ne deduciamo che, come Enkaz, la maggior parte dei gatti salvati dal terremoto troveranno nuove famiglie dove poter essere accolti. Una nota gentile che, senza dubbio, ci porta un po’ di luce in mezzo a questo disastro dal quale sarà difficile riprendersi.

Credito editoriale: Merih Salmaz / ymphotos Shutterstock.com

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  • Knack, J. M., Chen, Z., Williams, K. D., & Jensen‐Campbell, L. A. (2006). Opportunities and challenges for studying disaster survivors. Analyses of social issues and public policy6(1), 175-189.

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