Se l'anima non si concede completamente, muore

Se l'anima non si concede completamente, muore

Ultimo aggiornamento: 16 gennaio, 2017

Quando l’anima non si concede completamente, va morendo. Non serve a nulla concedersi a metà o con restrizioni, perché la vita si assapora intera, a baci, a morsi e con sorrisi, con la passione tipica delle persone coraggiose che con gli abbracci ricompongono tutte le nostre parti rotte e che né gli anni né il tempo cancelleranno dalla nostra anima.

Esiste una curiosa leggenda celtica del XIV secolo che ci offre un’immagine simbolica di tutto questo. Secondo la stessa, vi è una giumenta bianca che teoricamente abita il nostro mondo dei sogni. Si alimenta delle paure, degli incubi e degli animi delle persone tristi. Le prende e le rinchiude nelle crepe delle rocce e nei buchi sotto ai tetti.

Permettere alla tristezza e allo sconforto di mettere le radici nel nostro essere è molto più che una maledizione. Così è per il vecchio folklore e anche per la psicologia attuale. Sono molte le cause che portano a questo triste stato, in cui la volontà, la voglia e la passione scompaiono… Tuttavia, dobbiamo essere capaci di fiorire di nuovo. Di dar vita ad un nuovo ciclo.   

Lungi dall’intensificare questo stato, fino a farci vincere dalla giumenta bianca cavalcata dal fantino della depressione, dobbiamo fuoriuscire dai buchi sul tetto, da quegli spazi solitari, per essere capaci di abbracciare nuovamente la vita e le opportunità.

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Quando l’anima è stanca

Byung-Chul è un filosofo coreano trasferitosi in Germania i cui libri sono di grande rilevanza. In uno di questi, “La società della stanchezza”, ci parla di una realtà concreta, oltre che nota. Oggigiorno l’essere umano ha un nemico vorace ed implacabile: se stesso e la sua incapacità di amare gli altri in modo sincero.

Secondo l’autore, lo sbaglio risiede nel nostro narcisismo malato. Attualmente non è più importante essere, perché l’unica cosa a cui diamo davvero importanza è apparire, esibirsi. Per questo motivo, diamo tanta importanza alle pubblicità, ai social network, alle mode, abitate dall’amaro abisso della falsità… Ci stiamo dimenticando, poco a poco, di un aspetto fondamentale: valorizzare l’esistenza dell’altro. Dobbiamo imparare a riconoscere noi stessi tramite l’amore che diamo agli altri, tramite l’amicizia, l’umiltà e anche l’altruismo.

L’animo che si sente stanco è il riflesso di un cuore che erra, di una bussola che non segna il nord e di un treno senza passeggeri. Gli manca qualcosa, come la passione e il coraggio di concedersi l’opportunità di amare pienamente, Qualcosa che abbiamo già visto, ad esempio, nel film Melancholia di Lars von Trier, in cui Justine, il protagonista depresso e incapace di amare, reagisce solo quando  la terra sta per essere distrutta da un pianeta. È allora che scopre l’esistenza dell’altro. 

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La passione dello svegliarsi

È possibile che molti di voi si sentano così. Assopiti, apatici, malati di malumore e con poca voglia di amare con tutta la propria anima. Forse a causa di una delusione, di un fallimento o di quell’anedonia vitale che caratterizza molte persone. Finire immersi in questo disordine emotivo è pericoloso. Significa dar via ad un distacco vitale e ad una rinuncia, andare avanti solo nel calendario.

La passione è l’unica cosa che può salvarci. È il combustibile della volontà, l’essenza affinché ogni cosa acquisisca senso ed importanza. Possiamo far diventare musica gli spartiti della nostra vita cominciando dalle cose più semplici, più elementari.

Ve lo spieghiamo di seguito.

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Riavviare l’anima è questione di volontà e creatività

La passione richiede un combustibile per crescere. Dobbiamo essere capaci di trovare una ragione, qualcosa che ci entusiasmi, che ci identifichi e che ci trasporti. Un modo per ottenerlo è lasciarci contagiare dall’energia vitale delle altre persone: condividendo passioni, spazi e progetti comuni.

  • Dobbiamo anche essere consapevoli che la routine è ciò che più debilita il nostro animo. È normale che siamo obbligati a fare certe cose. Tuttavia, queste routine anestetiche ci danneggiano. Nella misura del possibile, dunque, cercate di introdurre nuove attività ogni giorno. Qualcosa per cui valga la pena svegliarsi.
  • La passione è il nostro rifugio. Per alimentarla, abbiamo bisogno di determinati nutrienti: il senso della curiosità e l’entusiasmo, la gratitudine, il rispetto e la partecipazione…
  • Per vivere con passione, dobbiamo anche capire cosa la frena, cosa ne blocca l’espressione, la vitalità e quali aspetti tormentano il nostro animo. A volte la routine di cui parlavamo prima, altre volte persone che ci impediscono di rinascere, di apprezzare le opportunità del momento. Dobbiamo identificare e disattivare ciò che ci impedisce di essere felici.

La necessità di trascendere

Abraham Maslow coniò una parola per la sua piramide delle necessità che non dobbiamo dimenticare: l’autorealizzazione. Quando le persone soddisfano tutte le dimensioni basilari, che hanno a che vedere con la fisiologia, la sicurezza e l’appartenenza, arriva il momento in cui bisogna essere capaci di trascendere.

Parliamo di quella crescita personale ed emotiva in cui i nostri sforzi dovrebbero oltrepassare l’ego. Questo potenziale creativo può essere raggiunto solo scegliendo la passione, invece della paura, e l’amore, invece di quelle crepe in cui ci trascina la giumenta bianca.


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