Le emozioni condivise sui social sono contagiose

Nell'universo di internet e dei sociali network, le emozioni negative tendono ad avere un impatto maggiore di quelle positive. Un fenomeno che spiega il motivo per cui le notizie più sensazionalistiche o i tweet carichi di odio diventano rapidamente virali.
Le emozioni condivise sui social sono contagiose
Valeria Sabater

Scritto e verificato la psicologa Valeria Sabater.

Ultimo aggiornamento: 15 novembre, 2021

Quando qualcuno pubblica su Facebook, Twitter o Instagram un post che esprime rabbia verso qualcosa o qualcuno, quel contenuto raramente passa inosservato. Subito appaiono Mi piace, commenti, ecc. Ed è per questo che, molte delle emozioni condivise sui social sono contagiose e agiscono quasi come un’onda d’urto in questo universo digitale che ha un grande impatto sulla nostra vita quotidiana.

Sarà capitato anche noi. Spesso, infatti, è quasi impossibile non soffermarsi su quel post che ci informa di un disastro naturale, su un problema che riguarda un personaggio famoso o su quel tweet diventato virale perché commovente. Ciò ci mostra due aspetti: il primo è che in questa realtà dominata dalle tecnologie, l’aspetto emotivo continua a esercitare un grande potere.

Il secondo è che le emozioni espresse dagli altri (anche se non li conosciamo direttamente) in un certo qual modo ci influenzano. La rabbia è contagiosa e può diffondersi con un semplice click. Anche la paura può passare da un utente all’altro per mezzo di commenti e notizie spesso basate su falsità. Per questo, possiamo affermare che le emozioni condivise sui social sono contagiose. Si tratta, ovviamente, di situazioni alquanto complesse, ma che vale comunque la pena di analizzare.

Donna che risponde a un messaggio.

Le emozioni condivise sui social sono contagiose, ma alcune lo sono più di altre.

Nel 2014, Facebook ha condotto un esperimento per analizzare l’impatto delle emozioni sui social network. Per alcuni mesi, quasi un milione di profili ha fatto da cavia per il gigante tecnologico di Mark Zuckeberg.

Il lavoro consisteva nell’eliminare le notizie positive dalle pagine di un gruppo di utenti. Mentre in un altro gruppo veniva fatto esattamente il contrario: non visualizzano alcuna notizia o informazione a carattere negativo o allarmante. I risultati osservati, sono stati davvero sorprendenti. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences, rivelando quanto segue:

  • Gli utenti esposti a un alto numero di contenuti negativi cambiavano il loro comportamento in rete. Producevano meno post positivi e riducevano le loro interazioni.
  • Al contrario, quelli esposti a post motivazionali e positivi, registravano un aumento delle interazioni, pubblicavano più foto e interagivano di più con gli altri utenti.

Questi dati si sono rivelati utili per comprendere un fattore essenziale a livello di strategie di marketing. Le aziende con obiettivi digitali non devono sottovalutare che le emozioni condivise sui social media sono contagiose. Se vogliamo influenzare il pubblico, dobbiamo creargli la giusta atmosfera.

Nel mondo digitale, le emozioni più intense hanno un impatto maggiore (e vengono condivise di più).

Ora sappiamo che le emozioni condivise sui social network hanno un certo potere. Ma… quand’è che un’informazione diventa contagiosa al punto da trasformarsi in virale? Indubbiamente, è questo l’aspetto più interessante e decisivo.

La dottoressa Rosanna Guadagno dell’Università del Texas ha condotto una ricerca nella quale ha appoggiato una tesi piuttosto popolare. Più intensa è la risposta emotiva che genera il contenuto, più viene condiviso. Ebbene, quali sono le implicazioni di questa ipotesi nella vita reale?

  • In genere, quando leggiamo una notizia di tipo sensazionalista, ne rimaniamo particolarmente colpiti e non esitiamo a condividerla quasi subito.
  • Inoltre, i contenuti più carichi d’odio attirano maggiormente la nostra attenzione e ricevono più commenti.
  • Riguardo al versante opposto, invece, i dati sono ancora più interessanti. In fatto di contenuti a valenza positiva, sono i video e le news che ispirano tenerezza a trionfare. Ecco perché, ad esempio, la rete abbonda di video di gattini o animali, in genere.

Le emozioni condivise sui social sono spesso cariche di sensazionalismo

Non commettiamo alcun errore quando affermiamo che la maggior parte delle emozioni condivise su social network, attraverso l’informazione virale, abbiano una valenza negativa. Di fatto, i contenuti carichi di inquietudine, sensazionalismo, paura o anche odio hanno una diffusione che si protrae nel tempo, nell’universo digitale.

È qualcosa di preoccupante, che invita a una riflessione: perché le informazioni negative catturano la nostra attenzione molto più di quelle positive? In tal senso, la psicologia evoluzionista ci ricorda un dato importante. Il cervello è particolarmente sensibile agli stimoli di pericolo e minaccia.

Pur sapendo che le emozioni condivise sui social sono contagiose, ci lasciamo comunque catturare da esse. La mente razionale non applica filtri, non contrasta né riflette sulle informazioni che ci arrivano. Questo fa sì che l’informazione emotiva ci faccia agire d’impulso, finendo per farci condividere, ad esempio, un’informazione del tutto falsa.

Donna con smartphone.

Reti sociali engagement emotivo

I social network agiscono come un engagement emotivo quotidiano (connessione emozionale) nella maggior parte degli utenti. Non solo ci lasciamo contagiare e contagiamo gli altri con i nostri stati emotivi e sentimenti. In molti casi, c’è anche chi accede a Facebook, Twitter, Instagram o Tik Tok solo per provare sensazioni più forti, per sentire quella “scarica” di adrenalina data dai like ricevuti.

Ma anche per sapere cosa hanno pubblicato gli altri e farsi coinvolgere da un sorriso, una critica, un’arrabbiatura, una notizia carica di speranza… Internet diventa un induttore emotivo quando la realtà quotidiana appare asettica e vuota di stimoli, per alcuni. Indubbiamente, un problema che invita alla riflessione.


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  • Guadagno, R. E., Jones, N. M., Kimbrough, A. M., & Mattu, A. (2016). Translating social media psychological research. Translational Issues in Psychological Science, 2(3), 213-215. http://dx.doi.org/10.1037/tps0000087
  • Kramer, Adam & Guillory, Jamie & Hancock, Jeffrey. (2014). Experimental Evidence of Massive-Scale Emotional Contagion Through Social Networks. Proceedings of the National Academy of Sciences of the United States of America. 111. 10.1073/pnas.1320040111.

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