Le profezie autoavveranti
Le profezie autoavveranti sono idee e pensieri che finiscono per diventare realtà. Sono vere e proprie costruzioni mentali che diventano fatti. Affermazioni di cui si è convinti e che operano come predizioni. Dopo averle pensate, queste congetture sono il motivo stesso per cui esse si avverano.
Il concetto di profezia autoavverante fu introdotto dal sociologo Robert Merton. Le definiva false supposizioni, riguardo a certe situazioni, che risvegliano un nuovo comportamento e, così facendo, le rendono vere.
L’essere umano non reagisce solamente alle situazioni, ma anche all’interpretazione che ne fa (la realtà non è solo ciò che è, ma è anche l’attributo che diamo loro). Perciò, il comportamento che ne segue è determinato in parte dalla percezione di tale attributo. Il comportamento cambia anche secondo il significato assegnato alle situazioni. Una volta che una persona si autoconvince di un certo significato, adeguerà il proprio comportamento; questo avrà, a sua volta, conseguenze nel mondo reale.
Tipi di profezie autoavveranti
Esistono profezie autoavveranti che si concretizzano in ambito personale. Si è convinti che stia per accadere un determinato fatto. Di conseguenza il comportamento porta a costruire questa realtà. Per esempio, una persona deve portare un vassoio con il caffè e pensa che le tazzine cadranno a terra. È talmente nervosa (a causa della sua convinzione) che trema e finisce per rovesciare le tazze sul pavimento.
Vi sono altre profezie che si sviluppano nell’interazione con gli altri. Situazioni in cui si parte da supposizioni riguardo a quello che l’altro pensa, farà o dirà. Queste sono il risultato del dare per scontata la supposizione e del non tradurla in una domanda, prima di considerarla una metacomunicazione. Se si mantiene la propria convinzione, è molto probabile che si traduca in un fatto.
L’effetto Pigmalione
Un altro fenomeno in psicologia è ciò che si chiama effetto Pigmalione. La convinzione di una persona influenza il rendimento di un’altra. Si tratta di un’aspettativa che ci spinge ad agire affinché si adempia. Per esempio, una mamma che vede suo figlio giocare al falegname teme che il bambino possa darsi una martellata su un dito. In questo modo esercita tanta pressione e gli mette una tale paura, che alla fine il bambino si dà una martellata sul dito e lei potrà dire: visto? te l’avevo detto!
Esistono anche profezie autoavveranti a livello macro, da cui nascono fenomeni sociali, economici, culturali, politici, familiari. In alcuni casi, da costruzioni minime, da semplici gesti, derivano grandi movimenti e fluttuazioni dell’economia.
Numerosi esempi ci mostrano come, partendo da ipotesi personali o dalla semplice immaginazione, si finisca per costruire una realtà. Molti dei rialzi del dollaro dipendono da voci che hanno accennato ad un aumento del suo prezzo. Gli investitori si preoccupano, comprano e cominciano a scarseggiare i dollari, per cui vengono valutati di più sul mercato.
Inventare e diffondere
Un esempio è il fatto di inventare qualcosa, annunciarlo e diffonderlo. Immaginare che il pane aumenterà di prezzo per la scarsità di farina, automaticamente genera nel consumatore il desiderio di comprare pane. Anche se non si è soliti mangiarlo, lo si compra perché poi mancherà (inoltre la mancanza genera desiderio).
Man mano e sempre più velocemente, il pane inizierà a mancare perché la gente farà lunghe code nei panifici per comprarlo e ne comprerà più del dovuto. Sicuramente, chi non ne sa nulla, vedendo le code ne chiederà il motivo. Gli verrà risposto che il pane scarseggerà e lui provvederà a diffondere la notizia, dopo averlo comprato lui stesso. I pochi chili che resteranno saranno più costosi e, quindi, il pane aumenterà di prezzo.
Le profezie negli attacchi di panico e nell’agorafobia
Se esiste un prototipo di profezia autoavverante, è quella che si costruisce negli attacchi di panico. Nei disturbi di panico, il soggetto mette in atto una serie di azioni per annullare la possibilità di una crisi. Ha paura di avere paura. Questo genera altra paura, che progressivamente si trasforma in panico. Dal panico si giungerà all’attacco di panico.
Una persona che soffra di sintomi da panico sente che sta per sopraggiungere un attacco, malgrado non le sia mai successo o solo in pochissime occasioni. Si sveglierà la mattina pensando ai suoi sintomi e pregando che non sopraggiungano.
Come un mantra ripeterà: “non mi succederà nulla; non mi succederà nulla”, senza rendersi conto del suo timore. E se ha paura di avere un attacco di paura, la sta provando. Tutto il suo sistema biologico è in allerta e la ghiandola surrenale sta già riversando adrenalina e cortisolo nel circolo ematico.
I muscoli sono già tesi, il cuore sta già battendo forte e il petto si comprime. A questo punto le manca l’aria e comincia ad andare in iperventilazione. Di conseguenza presenta una produzione eccessiva di anidride carbonica, che le dà le vertigini, che provocano sensazione di vomito, nausea, sudore freddo e tremori. Ecco, che dal niente, si costruisce la variegata sintomatologia che compone il repertorio del panico.
Profezie nella gestualità dell’interlocutore
Un altro ambito in cui si sviluppano profezie autoavveranti sono i gesti dell’interlocutore. Questo a causa del fatto che i gesti sono una specie di schermo cinematografico su cui le persone proiettano e girano il proprio film. Un aspetto accigliato può essere interpretato come rabbia, miopia, riflessione, mal di testa, malumore o senso di vomito, fra le altre attribuzioni possibili.
Se non si fanno domande riguardo ai gesti, si agirà di conseguenza. Ma certamente non è la stessa cosa pensare che l’altro abbia la vista corta o che sia arrabbiato. Quando non si chiede, è molto probabile che si realizzi un’inevitabile profezia autoavverante. Per esempio, può succedere che una persona si convinca che l’altro sia arrabbiato. Chiede una conferma e la risposta è no, ma questa continua a insistere con la convinzione che l’altro sia arrabbiato. A questo punto è probabile che l’interlocutore si arrabbierà e risponderà male, confermando quella supposizione.
Le profezie autoavveranti nelle relazioni sessuali
Le relazioni sessuali sono le interazioni umane più esposte a complicazioni, dato l’alto grado di sensibilità emotiva che comportano. Nei casi di impotenza, basta che l’uomo si veda ferito nel suo narcisismo anche solamente una volta nel momento in cui non ha un’erezione, perché entri in un circolo vizioso che porta a successivi insuccessi sessuali.
È comune che, davanti all’insuccesso, cominci a scusarsi. Quindi utilizzerà qualche pretesto come l’eccesso di lavoro che gli causa stanchezza, o lo stress, cercando di dissimulare l’impotenza che sente di fronte a quella situazione. Lei, da parte sua, minimizza il fatto, non senza un po’ di sfiducia. Ma l’esperienza è stata come un missile diretto verso l’autostima di entrambi.
Così possono emergere in entrambi vecchie insicurezze. In genere, la volta successiva viene vissuta come una prova. Entrambi si trovano in attesa di consumare l’atto. D’altra parte, è molto difficile che ci sia un buon risultato se si perde la spontaneità e si vive quel momento come un esame, e questo conduce ad un nuovo fallimento.
Le profezie fra insegnanti e alunni
Gli insegnanti, in base all’esperienza che hanno avuto con il gruppo di studenti, elaborano una propria convinzione sulla classe. Successivamente la passano al collega che continuerà il corso. Per esempio, una professoressa che lascia la classe al terzo anno di superiori passa l’informazione alla professoressa che seguirà lo stesso gruppo al quarto.
Parlerà con la nuova collega della classe che le sta lasciando. Potrebbe dirle: “Sono una classe terribile! Sono in competizione, litigano, tu dai loro dei limiti e loro non ti ascoltano”.
A sua volta, la nuova insegnante entrerà in aula e inizierà a porre limiti da subito, malgrado gli studenti siano in silenzio… Forse aprirà la porta con un’espressione accigliata e, con tono aggressivo, saluterà dicendo; “voglio dirvi che a partire da questo momento non permetterò che parliate fra di voi, né che ridiate, né provocazioni, né mancanza di rispetto!”.
Se gli studenti ricevono questo monito in tono aggressivo, reagiranno non proprio in modo docile. A poco a poco inizieranno a rispondere male e a reagire… Di nuovo la profezia.
Come possiamo vedere, dobbiamo prestare attenzione a come funzionano le nostre supposizioni e le nostre convinzioni riguardo ai fatti. Può essere utile farci delle domande sulle nostre costruzioni mentali e sul significato che attribuiamo agli eventi. Grazie a questo, riusciremo a eliminare il meccanismo delle profezie autoavveranti, costruendo realtà più salutari.