Ragazza violentata, lettera alla madre

"Cara mamma, stasera non tornerò a casa" così inizia la lettera di una figlia violentata alla madre. A lei chiede di difendere il suo nome e la sua libertà.
Ragazza violentata, lettera alla madre
Lorena Vara González

Scritto e verificato la psicologa Lorena Vara González.

Ultimo aggiornamento: 22 dicembre, 2022

“Cara mamma, stasera non tornerò a casa” così inizia la lettera di una ragazza violentata alla madre. A lei chiede di difendere il suo nome e la sua libertà.

Mamma, se stasera non torno a casa, non lasciare che la mia voce venga soffocata. Non lasciare che stravolgano questa tragica storia con il mio modo di vestire o il mio modo di camminare. Di’ loro che se sono stata gentile con quel ragazzo che è venuto a parlarmi, è stato solo per educazione, non perché stavo cercando un facile flirt.

Al contrario, se poi mi sono mostrata indisponente, è perché volevo stare con le mie amiche e desideravo essere lasciata in pace. E non perché volevo provocare una qualche reazione. Perché mamma, se non tornerà a casa stasera, è perché un ragazzo mi ha violentata e io sono solo un’altra vittima.

Di’ loro chi sono davvero e non lasciare che la mia voce venga coperta da ciò che la stampa crede di sapere, ma non sa, o dalle urla insensate di persone che non mi hanno mai conosciuta. Quello che dicono di me in città, la cattiva reputazione che mi perseguita, dipendono dal fatto che ho vissuto come volevo senza dare importanza ai giudizi superficiali degli altri. La vita appartiene a chi la vive e non a chi giudica senza sapere.

Ogni ragazza viene giudicata a ogni passo che fa perché, per la colpa di essere donna, deve soddisfare una serie di aspettative imposte da una società maschilista. Se questi limiti, poi, vengono infranti, la “cattiva ragazza” diventa la “prostituta” che si merita persino di essere violentata.

Giovani leggono seduti su un muretto

Mamma, di’ loro che ho provato a vivere la mia libertà

Mamma, diglielo forte e chiaro, finché non perderai la voce, che ho solo provato a vivere la mia libertà. Cerca di far capire che non importa il numero di rapporti sessuali che ho avuto, ma che il mio aggressore frequenta i postriboli e che vede la donna come un oggetto.

Scelgo il mio abbigliamento in base ai mie gusti e d’estate ho caldo come tutti e se qualche uomo si sente provocato o attratto, è più un problema suo che mio. Pensaci, sono solo vestiti. E poi ancora ancora: se un ragazzo gira senza maglietta e con i pantaloni abbassati, mostrando le mutande o portandoli persino sotto il sedere, come mai nessuna ragazza cerca di violentarlo? Perché mai sarà…?

“I nostri corpi sono il nostro primo campo di battaglia.”

(Barbara Kruger)

Di’ loro della pressione e dei complessi a cui i ragazzi ci hanno sottoposte. Diventa la voce di tutte noi dicendo quello che abbiamo vissuto. Racconta loro che spesso ci hanno toccate contro la nostra volontà e, quando ci siamo ribellate, ci hanno picchiate e insultate.

Come donna ho paura a difendermi da una violenza sessuale perché potrebbero uccidermi, ma se non mi difendo sarà la mia parola contro quella di un’intera società.

Ragazzi che scattano una foto felici

Mamma di’ quanta paura sente una ragazza che cammina sola

Racconta la paura che provavi quando di sera tornavo a casa da sola dopo aver trascorso un’altra giornata normale. Di’ che i tuoi timori di mamma erano rivolti a me e non a mio fratello. I pericoli a cui andavo incontro erano molti di più, per il solo fatto di essere donna.

Di’ loro come tengo le chiavi saldamente prima di raggiungere il portone, in modo che se qualcuno mi vuole fare del male, possa ferirlo. E che le donne guardano sempre dietro di sé, di giorno e di notte, quando sono sole in strada o da qualche altra parte.

“Sulla via di casa voglio essere libera, non coraggiosa.”

Mamma, prima di tutto non sentirti in colpa se oggi non torno a casa perché hai fatto tutto ciò che dovevi. Mi hai educato a vivere come voglio e senza complessi. Mi hai avvertito di tutto ciò che poteva accadermi e mi hai chiarito che se fosse successo non avrei potuto evitarlo. E in questo momento ti sto dicendo che neanche tu puoi farlo. Mi hanno violentata perché sono una donna e questo è qualcosa che non posso cambiare.

Una ragazza violentata è una ragazza giudicata

Perché mamma, in questa società maschilista, io sono la vittima, un’altra ragazza violentata, ma sarò anche quella che più duramente verrà giudicata. Per questo mondo è difficile capire che uno stupratore può essere un uomo normale, senza disturbi mentali e senza che via sia provocazione. I maschi ci violentano perché il patriarcato ha detto loro che siamo difficili e che devono insistere, che ci piacciono i complimenti, i baci e le palpate anche quando diciamo di no.

È difficile da capire che ogni uomo è un potenziale stupratore e qualsiasi donna una potenziale vittima di violenza. Ma mamma ascoltami: solo se dirai quello che ti sto scrivendo, farai sentire la mia voce e di tutte le donne. Non c’è altra causa di stupro rispetto all’educazione che ci sessualizza e non c’è altra vittima di quella che ha la sola colpa di essere “femmina”.

Quindi mamma, non lasciare che la mia voce venga soffocata né che correggano le tue parole. Tu mi conosci e sai cosa abbiamo vissuto: fa’ che la tua voce sia ascoltata e diventi un inno.


Questo testo è fornito solo a scopo informativo e non sostituisce la consultazione con un professionista. In caso di dubbi, consulta il tuo specialista.