Lord Byron, l'eroe romantico per eccellenza
Lord Byron ha incarnato il personaggio romantico per eccellenza. Fu l’enfant terrible del XIX secolo. Edonista, contrario alle convenzioni sociali, coraggioso, eccentrico e, prima di tutto, uno dei più validi poeti della storia. Poche figure hanno potuto vantare un spirito come il suo, tra il tragico e l’eroico, capace di fare della propria vita un’autentica leggenda.
Circa dieci anni fa è stato pubblicato un piccolo tesoro editoriale su George Gordon, conosciuto a livello mondiale come Un vaso d’alabastro illuminato dall’interno. Diari. Un raccolto di confidenze e pensieri che ci offrono dettagli significativi sulla sua persona (non sul personaggio).
Grazie a questa intima testimonianza, viene alla luce un giovane che condivideva ben poco con il suo alter ego famoso per le scappatelle amorose.
Lord Byron e l’amore
Amava sua sorella. Le storie che gli furono attribuite con Shelley o Polidori, invece, non sono mai state confermate. Era dotato di una sensibilità artistica ammirevole. La sua era una personalità cinica, sfacciata e alle volte contraddittoria. Byron descriveva se stesso come un semplice osservatore del mondo, un mondo annoiato, secondo lui, ma che riuscì a vivere con una passione assoluta.
Diceva anche di non avere idee politiche. Ciononostante, dedicò tutta la vita alla lotta per l’indipendenza della Grecia. Immergerci nei suoi diari e nella sua figura ci aiuta a guardare oltre la classica immagine del Byron vestito da pirata, magnetico nei confronti delle donne, amante dello scandalo e dell’avventura.
“Lo scopo della vita è la sensazione – sentire che esistiamo – anche se nella sofferenza – è questo ‘vuoto insaziabile’ che ci spinge a rischiare, a combattere, a viaggiare, a ricercare sfrenatamente, ma con acuta consapevolezza, ogni sorta di obiettivo la cui principale seduzione sia il turbamento inseparabile dal raggiungimento di esso.”
-Lord Byron-
Citando le parole di Anthony Burgess, il mondo deve ancora molto a Lord Byron. Bisogna andare al di là della leggenda per comprendere l’impatto della sua opera, rivelando così l’uomo dietro la sua maschera.
George Gordon, Lord Byron: biografia di un poeta romantico
Il padre di Byron era un famoso capitano conosciuto come Mad Jack. La sua fama lo precedeva, così come la sua abitudine di disperdere le sue fortune. Accadde proprio questo quando si sposò con Lady Catherine Gordon, un’ereditiera scozzese. Dopo la nascita di George Gordon nel 1788, in Scozia, madre e figlio non ebbero altra soluzione che vivere in un umile alloggio ad Aberdeen.
Il piccolo Byron nacque con una deformazione al piede destro che lo portò a sviluppare la sua nota zoppia. Non fu prima del decimo compleanno di Byron, a seguito della scomparsa dello zio materno William, il quinto barone dei Byron, che la loro sorte finalmente migliorò.
Dopo averne ereditato titolo e proprietà, la loro vita cambiò radicalmente. A Byron fu consentito di studiare a Harrow, una delle scuole più prestigiose del Regno Unito. Nel 1803 si innamorò di Mary Chaworth, una delle sue cugine. Il rifiuto di lei – era una ragazza più grande e già fidanzata – lo portò a riflettere sulla figura dell’amore irraggiungibile, ispirando le sue prime poesie, che in seguito si sarebbero evoluti accompagnandolo in ogni sua esperienza e avventura.
L’università e la nascita della leggenda
Nel 1805 Lord Byron entrò al Trinity College di Cambridge. Non impiegò molto a spiccare come uno degli allievi più brillanti e, al tempo stesso, stravaganti. I suoi versi iniziavano già ad acquisire fama tra la comunità accademica e studentesca. Facevano parlare i suoi atteggiamenti, i suoi vestiti stravaganti e, forse più di tutti, la scimmietta che portava sempre con sé.
Imparò le arti del pugilato e della scherma, coltivò grandi amicizie e, in ultimo, abbandonò gli studi per amore di una prostituta. Visse a Picadilly per un periodo e poi tornò dalla madre, deciso a dedicarsi alla poesia. Il suo primo lavoro pubblicato fu Ore d’ozio nel 1807, che gli fece guadagnare una notorietà quasi inaspettata.
Nel 1809 Byron occupò un seggio presso la Camera dei Lord, un incarico di responsabilità dal quale trasse il maggior vantaggio possibile: fu lì che conobbe l’amico con cui si sarebbe presto imbarcato per navigare l’Europa.
Andarono a Lisbona, attraversarono la Spagna per poi trascorrere alcuni mesi a Malta e in Grecia. Quell’avventura, conclusa a Costantinopoli (l’attuale Istanbul), sarebbe valsa al poeta come ricco spunto di ispirazione artistica.
Di ritorno a casa dopo il lungo viaggio, il giovane Byron fu accolto da due sorprese: sua madre era morta e il suo libro Il pellegrinaggio del giovane Aroldo aveva avuto un enorme successo, facendolo diventare la figura più famosa d’Inghilterra.
L’amore e l’amicizia
Nell’estate del 1813 gran parte della società era al corrente delle relazioni che Byron intratteneva con la sorellastra Augusta Leight, nata dal primo matrimonio del padre. L’amò irrimediabilmente per tutta la sua vita ed ebbero persino una figlia, Allegra. Non gli importava che fosse sposata: il vincolo tra i due era noto ai più.
Quel peso sulla coscienza lo accompagnò in svariate sue opere come Il giaurro (1813), La sposa di Abido (1813), Il corsaro (1814), e Lara (1814). Per dare una volta per tutte un taglio a quella relazione, decise di unirsi in matrimonio con Annabella Milbanke. Dalla loro unione nacque Augusta Ada, che poi diventò la famosa matematica e programmatrice conosciuta come Ada Lovelace.
Il matrimonio fu talmente effimero da essere condannato al fallimento fin dall’inizio. Le voci circa la relazione tra Lord Byron e la sorella non li abbandonarono mai. Così, dopo una separazione avvenuta di comune accordo, decise di allontanarsi dall’Inghilterra e stabilirsi a Ginevra, vicino al suo amico Percy Bysshe Shelley e Mary Godwin (più tardi Mary Shelley). Proprio in quei mesi diedero vita a una produzione letteraria e poetica che senza dubbio segnò la vita dei tre grandi autori.
“L’amore è l’elemento in cui viviamo. Senza di esso vegetiamo appena.”
-Lord Byron-
Don Giovanni e l’indipendenza della Grecia
Dopo aver lasciato la Svizzera, Lord Byron intraprese nuovi viaggi per tutta l’Italia. Il suo tour, svolto tra il 1817 e il 1821, gli fu di ispirazione per scrivere la sua opera più famosa, Don Giovanni, un poema satirico in versi picareschi.
In essa rivelò aspetti del suo carattere e della sua personalità poco conosciuti fino a quel momento, tra cui il suo ingegno satirico. Si tratta di un’opera audace, comica e a tratti assolutamente indelicata, nella quale mise in questione la classica figura del seduttore.
Ebbene, fu nel 1822 che Byron ricevette i peggiori colpi della sua vita: prima morì a soli cinque anni sua figlia Allegra, che aveva lasciato in un collegio vicino a Ravenna. Tre mesi dopo, durante un viaggio in barca insieme a Shelley, questi annegò con la sua piccola goletta. L’imbarcazione era stata denominata proprio Don Juan.
Un anno dopo quelle perdite, Lord Byron fu designato membro del Comitato di Londra per l’Indipendenza della Grecia. Un’impresa per la quale non esitò a lottare a favore di una terra che amava. Non temeva la lotta e, come qualsiasi altro greco, vi dedicò tutta la sua passione e orgoglio per liberarla dall’Impero Ottomano. Lì fu accolto come eroe e scrisse l’ultimo componimento: In questo giorno compio il mio trentaseiesimo compleanno, 1824.
Morte
Si dice che egli stesso profetizzò la propria morte mesi prima che accadesse. Mentre preparava con gli altri combattenti un attacco alla fortezza turca del golfo di Corinto, si ammalò, probabilmente di malaria o di attacchi epilettici. I biografi sostengono tuttavia che la principale causa del suo decesso fu un trattamento medico errato che causò un terribile dissanguamento e la conseguente sepsi.
L’eroe romantico per eccellenza morì non senza prima lasciare per iscritto il suo ultimo desiderio. Il suo cuore sarebbe rimasto in Grecia. Il suo corpo, invece, sarebbe stato rispedito in Inghilterra, conservato in un barile di cognac. Si concluse così la leggenda dell’eroe romantico e tragico che ha lasciato un’impronta nella storia.
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- Byron, Lord (2008) Diarios. Alamut Ediciones
- Nicolson, Harold (2007). Byron, el último viaje. Madrid: Editorial Siruela