L'origine dell'infelicità secondo la scienza
Vi siete mai chiesti qual è l’origine dell’infelicità? Da dove viene questo sentimento? Nel corso del tempo sono stati scritti tantissimi libri sulla felicità e sui diversi modi per raggiungerla. Questo ci dà un’idea di quanto sia importante per noi.
Tuttavia, non si è ancora giunti a una conclusione unanime. Non sappiamo nemmeno come mantenerla. Sara mai possibile? L’unica cosa certa è la percezione quasi costante che ci manchi qualcosa o che siamo afflitti da una serie infinita di problemi. Ed effettivamente il malessere occupa uno spazio troppo grande nella nostra vita quotidiana.
Cercare di riparare all’infelicità
Esistono innumerevoli teorie riguardo alla sofferenza. Vengono proposte tecniche per superare le paure, per vivere il presente, per non fissarci sui nostri pensieri, ecc. Tuttavia, in molti casi bisognerebbe rispondere a una domanda importante: perché la nostra natura umana tende a fare esattamente il contrario. Qual è l’origine dell’infelicità?
Noi esseri umani ci abituiamo a mettere delle toppe qua e là per porre riparo alla nostra infelicità, ma non approfondiamo il mondo delle emozioni, dei pensieri o dei comportamenti. Non scaviamo fino alla radice del problema.
Prima di tutto, dovremmo accettare un fatto: alla nat ura non interessa se siamo felici. Non le importa se siamo pienamente coscienti in ogni momento né se ci inventiamo delle paure o ci interessiamo ai nostri desideri.
Alla natura interessa solo la nostra sopravvivenza. E ciò, a volte, è una contraddizione. Questi due obiettivi talvolta contrastano in modo evidente. Siamo bambini con un martello in mano.
Anziché costruire, il bambino si dedica a dare martellate a tutto ciò che lo circonda, compreso se stesso. Non sa come funziona lo strumento che ha in mano né a cosa serve.
L’origine dell’infelicità
Secondo la scienza, l’origine dell’infelicità risiede in quattro cause principali. Nasciamo con delle tendenze ancestrali utili. Queste tendenze (strutture mentali, sistemi emotivi e comportamenti) si affermano in noi a mano a mano che cresciamo. Esse sono state necessarie all’uomo per sopravvivere e per semplificare, organizzare e dare coerenza al mondo esterno.
Queste tendenze si radicano in tutti noi, soprattutto quando le osserviamo o ne soffriamo durante le esperienze della nostra vita. La maggior parte sono inconsce o automatiche. Se non ne facciamo un buon uso, possono allontanarci dalla realtà o portarci alla deriva del mare delle nostre emozioni.
Nel mondo attuale queste tendenze innate non servono più. Servivano in un tempo passato completamente diverso da quello attuale. Malgrado ciò, continuiamo a pensare e a sentire nello stesso modo in cui pensavano gli uomini e le donne delle epoche passate. E ciò ci porta a confondere i nostri veri bisogni.
A ciò si aggiunge che durante l’evoluzione le innovazioni non partono da zero, bensì si sovrappongono alle caratteristiche già esistenti. Per cui, il nostro cervello è composto dal cervello più primitivo e da quello più recente. Tutte le parti sono utili, ma può succedere che lottino per il comando, fino a portare la persona a confondersi nel mare delle sue contraddizioni.
Infine, la mancanza di autoconoscenza e le difficoltà a superarla ci inducono a disconnetterci dal nostro mondo interiore. Veniamo spinti da mareggiate che ci sbattono da tutte le parti e non sappiamo come riprendere il controllo.
Le nostre tendenze innate inutili
Secondo Eduard Punset, i modelli comportamentali che erano perfetti migliaia di anni fa adesso non sono più utili, nonostante ciò restano in uso. A livello fisico esistono molti esempi di ciò: i denti del giudizio, la necessità del nostro corpo di creare una riserva di grasso, etc.
Come migliaia di anni fa, ancora oggi siamo attenti a quello che ci manca, agli errori che commettiamo, ai pregiudizi rispetto a chi è diverso da noi pur sapendo che non rappresenta una minaccia. Continuiamo anche a desiderare quello che hanno gli altri, anche se non è necessario per la nostra sopravvivenza. Abbiamo le stesse tendenze dei nostri avi, ma le nostre società sono cambiate.
I nostri geni sono simili per il 99% a quelli dei nostri antenati. Tuttavia, l’evoluzione del nostro DNA e la sua manifestazione sono purtroppo più lente dei nostri progressi tecnici, sociali, culturali, economici o scientifici.
L’origine dell’infelicità sembra dunque affondare le sue radici nelle nostre tendenze ancestrali inutili. Prima esse avevano uno scopo preciso. Nel periodo evolutivo attuale, invece, sono superflue e in certi casi provocano anche intensi scombussolamenti interiori.