L'uomo della Sabbia e il concetto di perturbante

L'uomo della Sabbia è un racconto horror che mette in scena molti meccanismi mentali che si scatenano quando ci si confronta con "il sinistro" o "il perturbante". Sigmund Freud fece riferimento a questa storia per stabilire i meccanismi inconsci che operano in circostanze simili.
L'uomo della Sabbia e il concetto di perturbante
Gema Sánchez Cuevas

Revisionato e approvato da la psicologa Gema Sánchez Cuevas.

Ultimo aggiornamento: 20 febbraio, 2023

L’uomo della sabbia è un storia dello scrittore tedesco E. T. A. Hoffmann. Sigmund Freud la prese come spunto di riflessione per la costruzione del concetto di “perturbante” (anche tradotto come “sinistro”) in psicoanalisi. Il racconto viene altresì menzionato dallo psichiatra francese Jacques Lacan nel suo seminario intitolato L’Angoscia.

L’uomo della sabbia è pubblicato all’interno della raccolta Racconti Notturni e appartiene al genere della letteratura gotica.

In psicoanalisi il perturbante è inteso come una manifestazione particolare del più generico sentimento di angoscia. Una “inquietante stranezza” per la quale qualcosa di familiare può apparirci come estraneo e qualcosa di estraneo può sembrarci familiare, oppure entrambe le sensazioni all’unisono.

“Le emozioni represse non muoiono mai. Vengono sepolte vive e in futuro usciranno nel peggiore dei modi.”

-Sigmund Freud-

Il concetto di perturbante ci aiuta a spiegare perché gli esseri umani possano arrivare a provare terrore per qualcosa che nemmeno esiste o che non conoscono. Un esempio tipico di questo tipo di paura irrazionale è il famoso Uomo Nero (in alcuni paesi chiamato anche Baubau), un mostro di fantasia che vive nel buio e che appare in molte culture, motivo per cui non ha una rappresentazione fisica tipizzata.

Alcune persone, tuttavia, si trascinano fino all’età adulta questa paura del buio scaturita dai racconti infantili sull’Uomo Nero. Ma se tutti, raggiunta una certa età, ci rendiamo conto che il mostro non esiste, cosa temono davvero queste persone? Di qualunque cosa si tratti, la cosa certa è che il pericolo non è fuori, ma dentro noi stessi.

L’uomo della sabbia: il racconto

La storia de L’uomo della sabbia narra dell’infanzia del protagonista Nathaniel: la madre lo convince ad andare a dormire minacciandolo dell’arrivo dell’Orco Insabbia per cavargli gli occhi ancora aperti. La donna prova in seguito a spiegargli che si tratta solo di una fantasia, ma la suggestione del bambino viene ulteriormente rafforzata dai racconti di una cameriera.

Secondo la domestica, l’essere mostruoso è particolarmente cattivo ed è sempre a caccia di bambini che non vogliono andare a dormire. Una volta trovati, getta loro sugli occhi manciate di sabbia fino a quando, a causa del copioso sanguinamento, questi non finiscono per cadere fuori dalle orbite. A questo punto, l’Orco Insabbia mette gli occhi in un sacco e li porta sulla luna per servirli in pasto ai suoi bambini.

Bambino spaventato L'uomo della Sabbia

Nathaniel finisce così per identificare l’uomo della sabbia con un amico di famiglia che viene spesso a far visita a suo padre a tarda sera. Quando il genitore muore in circostanze misteriose, il ragazzo ne fa risalire la causa a quell’essere orribile.

Anni dopo, Nathaniel si convince di averlo incontrato di nuovo nei panni di un venditore di barometri. Come se non bastasse, nello stesso periodo cade perdutamente innamorato della bella Olimpia che si rivela poi essere un automa, un fantoccio inanimato in tutto e per tutto simile a una donna in carne e ossa.

L’assurda tragicità degli eventi lo fa sprofondare in una spirale di follia che lo porta in poco tempo al manicomio. Quando il giovane sembra infine riprendersi, durante il periodo di convalescenza crede ancora una volta di intravedere l’Orco Insabbia tra la folla. Sconvolto e terrorizzato, decide, in preda al delirio, di farla finita gettandosi da una torre.

L’analisi di Freud

Influenzato dal terribile racconto, Freud elabora il concetto di ” Das Unheimliche”, tradotto dai suoi studiosi come “il perturbante” o anche “il sinistro”. Il suo esame parte prima di tutto da un’analisi linguistica ed etimologica della parola. Unheimlich si colloca all’esatto opposto di ciò che si ritiene intimo e familiare (heimlich); tuttavia, a un esame più attento ci si rende anche conto che il termine allude a ciò che è nascosto, clandestino e contiene al suo interno la parola “casa” (heim).

Attraverso questa analisi, si arriva al significato che Schelling attribuisce al perturbante: tutto ciò che potrebbe restare nascosto e che è invece affiorato. In maniera simile se ne può definire l’ambiguità: il sinistro ci è familiare (ci riporta all’idea di “casa”), ma allo stesso tempo ci appare misterioso. Per questo il perturbante e lo spaesamento che ne deriva sono una delle tante forme in cui può manifestarsi l’angoscia.

Luce in fondo alla caverna

Freud capisce che nel perturbante opera un meccanismo per il quale qualcosa di familiare diventa estraneo. D’altra parte, non è questo quello che succede quando qualcuno muore? Una persona calda e vitale che si trasforma improvvisamente in un cadavere freddo e insensibile. Da questa sensazione di straniamento d’altronde si crede che derivi la credenza popolare di un aldilà popolato da spiriti sinistri e inquietanti fantasmi.

Ne L’uomo della sabbia il protagonista ha paura di perdere gli occhi. Freud associa questo timore alla paura dell’evirazione, il cosiddetto complesso di castrazione. Trova anche una chiara corrispondenza tra il concetto di repressione e quello di perturbante: quest’ultimo non sarebbe altro che una manifestazione del rimosso che torna alla luce. La conclusione alla quale approda infine è che perturbante è ciò che può essere riconducibile all’angoscia del complesso di castrazione infantile.


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  • Cattaneo Rodríguez, G. (2012). Lo ominoso y el artefacto de la mirada. Affectio Soc.(Medellin), 8(15), 81-98.

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