"Mi dispiace": quando non è sincero

Quando le scuse non sono sincere feriscono profondamente. Chi cerca il perdono in modo manipolatorio sfrutta la nostra fiducia, ma a volte l'abitudine a perdonare troppo facilmente nasconde un rapporto di dipendenza affettiva.
"Mi dispiace": quando non è sincero
Valeria Sabater

Scritto e verificato la psicologa Valeria Sabater.

Ultimo aggiornamento: 15 novembre, 2021

A volte le due parole “mi dispiace” nascondono false intenzioni. Ma le accettiamo perché abbiamo bisogno di fidarci, perché costa troppo ammettere che quella persona così importante per noi ci stia ingannando. Chiedere scusa, per qualcuno, è facile e chi gioca con i nostri sentimenti non esita a usare questa possibilità.

Nessuno ci ha insegnato a “decodificare” le scuse, a capire se sono sincere o, al contrario se nascondono un tentativo di manipolazione. Questo perché siamo stati educati a chiedere scusa, in quanto base dei rapporti sociali e della gentilezza.

Quando questo gesto è sincero, consente di riparare i rapporti e le incomprensioni, favorendo un legame più rispettoso e autentico. Come non fidarsi di chi chiede il nostro perdono?

E soprattutto, come dubitare quando a chiedercelo è il nostro partner o un amico di vecchia data? In genere non esitiamo. Non dubitiamo, prendiamo come buone l’intenzione, le parole, i gesti e l’atteggiamento.

Se, da una parte, non bisogna essere ossessivamente diffidenti, dall’altra è anche bene non dare per scontati questi elementi. Dalle emozioni altrui deve trasparire la sincerità e non il tentativo di manipolazione.

Decodificare le intenzioni di un’altra persona non è facile, ma alcuni segnali possono renderci più facile questo compito. Ne parliamo nel dettaglio nelle righe che seguono.

“Chiedere scusa significa dire “ti voglio bene” con il cuore ferito in una mano e l’orgoglio soffocato nell’altra.”

-Richelle E. Goodrich –

Uomo dice "mi dispiace" alla partner offesa.

Chiedere scusa: a volte è un modo per manipolare

Quando le scuse non sono sincere, possiamo considerarle un tentativo di manipolazione. Alexander Pope disse che errare è umano e perdonare è divino. Ma il celebre poeta inglese non considerava un piccolo aspetto: a volte l’errore è proprio perdonare chi non lo merita.

Però, perché mentire? Perché alcune persone hanno la parola “scusa” sempre in bocca e fanno di tutto per apparire credibili? Karina Schumann, docente di psicologia all’Università di Pittsburgh, ha condotto un interessante studio sul meccanismo psicologico alla base delle scuse.

Innanzitutto, la psicologa e la sua equipe hanno confermato che non tutti siamo inclini a chiedere scusa. Ma tra quelli che riescono a farlo, una piccola percentuale non sente di dover riparare l’offesa o non si preoccupa troppo. Questa sarebbe una delle cause per cui si mente.

Il vittimismo e la ricerca del perdono

“Scusa, non so cosa mi succede, ma ultimamente faccio solo danni. Sono un disastro e non so stare senza di te”. “Mi dispiace veramente, l’ho fatto di nuovo, sono senza speranze; il problema è che ho la testa in mille cose, tu però lo sai quanto sei importante per me”.

Avete notato che in queste parole non si fa riferimento al gesto commesso, all’errore, all’offesa? L’attenzione è rivolta su chi chiede il perdono, su chi sta facendo uso della manipolazione emotiva giostrando amore e vittimismo in modo da toccare le corde dell’altra persona. È una strategia visibilmente fuorviante e a doppio taglio.

Mi dispiace, ma è colpa tua

A volte dietro le scuse appare l’ombra dell’accusa. Si tratta di situazioni negative tipiche di relazioni diadiche tra coppie o familiari stretti.

Un esempio è quando una persona importante ci dice “mi dispiace di averti offeso, ma questo non sarebbe successo se tu…” oppure “mi scuso, ma devi anche capire che se ti comporti in questo modo, io reagisco così, te lo cerchi”. Attenzione a queste situazioni: sono rischiose e nascondono un tentativo di manipolazione accusatoria.

Adolescente triste seduta per terra.

Il recidivo e l’effetto zerbino

Alcune persone hanno un “mi dispiace” sempre pronto. Sono recidive, cadono sempre nello stesso errore più e più volte; questo perché in realtà sono indifferenti, perché sanno che basta pronunciare queste due parole con gentilezza e fascino sottile, per essere perdonati tutte le volte che vogliono.

La controparte di questo comportamento tossico è il cosiddetto “effetto zerbino”. Questo termine si riferisce a chi perdona una volta sì e l’altra pure, perché vive una relazione di dipendenza; perché teme di perdere la persona che ama profondamente, anche se ne viene puntualmente ferita.

Amare significa non dover mai dire mi dispiace?

Questo modo di dire si è diffuso grazie al film Love Story. Tale notorietà gli ha dato una validità tanto pericolosa quanto falsa.

Un punto fermo delle relazioni, siano esse sentimentali, di amicizia o di qualsiasi altro tipo, è il gesto sincero di chiedere scusa per qualsiasi comportamento, errore, bugia, disattenzione o offesa che abbia ferito l’altra persona.

La volontà espressa (e naturalmente sincera) di riparare qualsiasi ferita causata all’altro, non importa quanto piccola, è essenziale in ogni legame. Ma, come abbiamo sottolineato in tutto l’articolo, l’intenzione deve essere autentica e sincera. Facciamo bene attenzione, dunque, che sia così.


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  • Schumann, K. (2018). The psychology of offering an apology: Understanding the barriers to apologizing and how to overcome them. Current Directions in Psychological Science. doi:10.1177/0963721417741709
  • Schumann, K., & Orehek, E. (2017). Avoidant and defensive: Adult attachment and quality of apologies. Journal of Social and Personal Relationships. doi:10.1177/0265407517746517

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