Moonwalking: criticare e incolpare della reazione
Il moonwalking è un sofisticato, ma efficace, tipo di abuso psicologico che condivide lo stesso scopo del gaslighting: logorare l’altra persona. Consiste nel criticare un aspetto del partner, fargli perdere le staffe e poi accusarlo o ridicolizzarlo per la sua reazione. Ferire emotivamente, aspettare di vedere la risposta e poi sminuire il dolore causato.
I dottori John e Julie Gottman hanno condotto la maggior parte delle ricerche sugli effetti della critica nella relazione di coppia. I due studiosi non mettono in dubbio il diritto di esporre un reclamo al partner. Tuttavia, quando ci si esprime in modo accusatorio e con l’intenzione di ferire l’altro, il reclamo diventa una critica.
Chi ricorre costantemente alla critica e la usa per tessere una tela con cui intrappolare il partner è di solito una personalità manipolatrice. Il primo cugino della critica è il disprezzo e, generalmente, entrambe le dimensioni appaiono insieme formando un’efficace risorsa di maltrattamento.
Cos’è il moonwalking?
Negli ultimi anni stanno emergendo termini anglosassoni per etichettare i comportamenti umani. Così, e come sottolineiamo sempre, queste risorse sono utili perché ci aiutano a designare realtà complesse in modo semplice.
Per quanto riguarda il moonwalking, va notato che solamente l’anno scorso lo psicologo e scrittore Viky Stark, esperto di relazioni, ha coniato questo termine in un articolo pubblicato su Psychology Today.
Lo psicologo usò la parola in riferimento al famoso ballo di Michael Jackson: andare avanti di qualche passo e poi tornare indietro. In un certo senso, è quello che fa la persona che abusa psicologicamente. Criticare il partner (andare avanti), aspettare la sua reazione e poi minimizzare quanto detto (tornare indietro) per umiliarlo.
In molti casi, questo meccanismo di manipolazione psicologica si basa su battute, su quel sarcasmo nocivo con cui minare l’autostima del partner. Un esempio potrebbe essere dire al partner: “Sei goffo come un bambino di sei anni, a volte mi sembra di stare con un bambino”.
Dopo un simile commento, e vedendo la reazione dell’altra persona, la si interrompe per dire: “Guarda come fai per una semplice battuta!”.
Il moonwalking è una strategia che consiste nell’uso della critica per far rifiutare, ferire e sottovalutare una persona. Vediamo quali meccanismi utilizza.
Le risorse del moonwalking
In ogni relazione di tanto in tanto sorgono disaccordi, conflitti e dissapori. Fa parte del tessuto normale e persino sano di una relazione; perché si può imparare da queste situazioni. Molte coppie ne escono persino più forti perché permette loro di conoscersi meglio, acquisendo nuove competenze e risorse per andare avanti insieme.
Coloro che affinano l’arte del moonwalking, tuttavia, non cercano di costruire per avanzare. Vogliono solo creare un ambiente emotivamente drenante per indebolire l’altro e tenerlo sotto controllo. È un gioco di forze. A tale scopo, utilizzano risorse psicologiche molto sofisticate:
- Lanciano critiche verso fatti e dimensioni che sanno che feriranno il partner. Se il partner sta lottando da molto tempo per una promozione, ecco che sarà il suo punto debole. Se è preoccupata per un membro della famiglia o un amico, glielo sbatterà in faccia in qualche modo.
- Dopo aver lanciato la critica, si attende pazientemente la reazione dell’altra persona. Quello sarà il momento in cui inizierà la seconda fase del moonwalking: le dirà che è troppo suscettibile, che esagera sempre.
- Non esiterà a far notare che la persona non contestualizza i commenti a lei rivolti. È comune anche il classico “stavo solo scherzando”. Spesso fa anche notare che è stato tutto un fraintendimento, come sempre.
- Infine, ma non meno importante, molti che rimproverano il partner con il classico: “Guardati, stai di nuovo esagerando tutto, sei paranoico”.
La critica perenne nuoce alla salute fisica e mentale
Il moonwalking si basa sull’esercizio continuo della critica e del suo fedele compagno, il disprezzo. Gli effetti di questo abuso psicologico sono immensi.
Uno studio condotto dall’Università della Pennsylvania sottolinea un dato importante. Le critiche continue sono particolarmente dannose per chi soffre di un disturbo d’ansia. In questa situazione, è molto facile cadere in uno stato depressivo.
D’altra parte, il lavoro di ricerca dello psicologo sociale Robert Alan Baron sottolinea che questa dimensione influenza la concentrazione, il rendimento sul lavoro e le abilità sociali.
Il maltrattamento ha molte forme, linguaggi, meccanismi e strategie. Non tutto il dolore inizia con percosse, urla o insulti. Spesso, si ricorre agli attacchi sibillini, al disprezzo travestito da sarcasmo e alle critiche che minano la resistenza. I cecchini emotivi esistono e cercano soprattutto di indebolire per dominare.
Reagiamo in tempo, difendiamoci e allontaniamoci da chi ci vuole male, da chi fa leva sulla nostra autostima e sul nostro equilibrio psicologico!
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