Murderabilia: di cosa si tratta?

Il business della morte e il fascino per i serial killer hanno creato una schiera di fan e collezionisti di oggetti legati a eventi tragici. In questo articolo vi parleremo dei murderabilia.
Murderabilia: di cosa si tratta?
Cristina Roda Rivera

Scritto e verificato la psicologa Cristina Roda Rivera.

Ultimo aggiornamento: 03 gennaio, 2023

Il nuovo film di Quentin Tarantino ha acceso nuovamente i riflettori sulla storia degli omicidi perpetrati dalla setta di Charles Manson. Eventi che hanno scioccato Hollywood e che, in qualche modo, continuano ad affascinare le persone attraverso i murderabilia.

Sono nate una miriade di teorie che spesso hanno un denominatore comune: una nauseabonda morbosità riguardo la morte di Sharon Tate. In questo articolo vi parleremo di un caso che ha scatenato il fenomeno dei murderabilia.

Purtroppo, anche il Tarantino più brillante e maturo non è riuscito a dare un giro di vite su questo avvenimento. Nel film ci trasmette tutto il talento e la gioia che l’attrice aveva quando era con i suoi amici (e quando lavorava) prima del suo omicidio. Il ricordo dell’attrice è associato alla sua vitalità e non alla sua tragica morte. Il bagno di sangue e violenza sono riservati solo a chi se li merita.

Il business della morte e il fascino per i serial killer hanno creato una schiera di fan e collezionisti di oggetti legati a eventi tragici. È il fenomeno che conosciamo come murderabilia.

Ombra di un uomo riflessa sul marciapiede

Che cosa si intende per murderabilia?

Murderabilia è una parola formata dalla contrazione e fusione di due parole: dal latino “memorabilis” (ricordare, tenere a memoria) e dall’inglese “murder” (assassino, omicidio). È la pratica di raccogliere e collezionare oggetti strettamente legati ai serial killer. I documentari e le fiction che ci raccontano la vita degli assassini riempiono i nostri schermi e affascinano gli spettatori. Si arriva addirittura ad adorare questi criminali.

Il macabro e la “parte oscura” degli esseri umani affascinano. Un’intera industria si basa su una sola parola: omicidio. Per le famiglie delle vittime o per i sopravvissuti vedere una persona che compra o vende oggetti appartenuti a chi ha fatto loro del male è a dir poco nauseabondo. Sì, è vero, viviamo in una società capitalista, ma non dovrebbe essere possibile guadagnare con oggetti legati a uno stupro o un omicidio.

I commercianti invocano la libertà di espressione, o meglio la libertà di mercato. Dal loro punto di vista, se un oggetto si vende, è perché c’è richiesta. Il pericolo di questo tipo di business è che i serial killer diventino delle star. Dal canto loro, i corpi delle persone uccise – soprattutto se si tratta di stupri e omicidi di donne – vengono stigmatizzati e sfruttati come base per storie destinate alle generazioni future.

Il contenuto artistico degli assassini, un contenuto mediocre

Le opere artistiche sugli assassini e dei criminali americani più conosciuti si rivelano ordinarie e noiose. Mostrano una notevole mancanza di spessore artistico. E ciò dice molto, più su di noi che su di loro. Come pubblico, non siamo preparati alla mediocrità di questi mostri. Gli oggetti reali sminuiscono l’idea che ci eravamo fatti su questi personaggi leggendari.

Per esempio, i dipinti di John Wayne Gacy non avrebbero il valore che hanno se non ci fosse un legame con la triste fama che ha avuto. Nessuno li comprerebbe per la loro bellezza. La murderabilia sembra assomigliare alla nostra brama religiosa per gli oggetti che riguardano la morte, dalle reliquie dei santi alle esecuzioni pubbliche. La folla non rivendica solo il corpo del martire, ma vuole anche il sacro sudario.

Da dove nasce la murderabilia?

Questa forma di arte e collezionismo rappresenta una sorta di ponte tra le persone comuni e il famigerato assassino insensibile e antisociale. L’arte diventa un manufatto della coscienza, di solito così fugace, attraverso il quale si può rivelare la “materia” repressa e la “parte oscura” delle nostre vite. Per dirla con altre parole, può servire come una sorta di specchio tra l’artista e l’osservatore.

Questa teoria ci offre una delle prospettive più promettenti. Presuppone che il contenuto rimosso della mente di un assassino possa essere articolato in modo significativo attraverso un mezzo non violento.

D’altra parte, l’arte, il cinema o i documentari ci mettono in contatto con questi crimini e questa violenza dandoci una scossa e, allo stesso tempo, placando la nostra curiosità. Il fascino di queste storie, fino ad arrivare alla murderabilia, è un lungo viaggio che parte dalla normalità dello spettatore e porta fino alla fascinazione personale di un assassino o di un crimine.

Perché si arriva a comprare degli oggetti appartenuti a un assassino?

Gli oggetti appartenuti a un assassino potrebbero evocare delle associazioni positive nella mente del collezionista trasportandolo in un universo mentale desiderato e desiderabile. L’attrazione per gli omicidi potrebbe riguardare chi vede nelle notizie cruente una forma impersonale di intrattenimento.

I collezionisti sarebbero anche motivati da un ragionamento essenzialista e di contagio. Sperano che le qualità attribuite alle celebrità, positive o negative, possano in qualche modo essere trasmesse dagli oggetti acquistati. Possedere questi oggetti consentirebbe loro un accesso privilegiato alla celebrità.

Cosa comprano gli appassionati di murderabilia?

Il pericolo del fascino per gli assassini risiede nella perversione nei confronti degli oggetti appartenuti a un serial killer, dalle ciocche di capelli alle opere d’arte originali.

Alcuni dei murderabilia più costosi sono le buste di BTK (Bind, Torture, Kill; lega, tortura, uccidi), l’autografo di Albert Fish, le foto dei fratelli Kray, la sella del puledro di Jack Ruby, la cartolina di Natale di Ted Bundy, la ciocca di capelli di Charles Manson, la Ford Sedan di Ed Gein e le illustrazioni di John Wayne Gacy.

Gli oggetti trovati al momento dell’arresto di Ted Kaczynski nel 1996 sono tra i più costosi battuti a un’asta su murderabilia di criminali di alto profilo. Questi oggetti, venduti a un’asta online nel 2011, includevano: la felpa con cappuccio di Kaczynski, gli occhiali da sole, la macchina da scrivere Smith Corona, la sega portatile in legno, le lettere a zia Frida e il suo Manifesto scritto a mano.

Anche se Ted Kaczynski (conosciuto anche come “Unabomber”) era un assassino come gli altri, la sua brillante intelligenza e i postulati del suo Manifesto hanno attirato maggiormente i collezionisti rispetto agli altri serial killer crudeli, goffi e assetati di sangue.

Foto di Ted Kaczynski
Unabomber

Le differenze tra i sessi

Le donne sono più attratte dalle storie che riguardano stupri, rapimenti e omicidi. Gli uomini, se possono scegliere, sono interessati più alle storie di guerra. Preferiscono, inoltre, i libri dove i crimini sono descritti con minuziosa attenzione rispetto a quelli in cui gli avvenimenti scabrosi vengono raccontati in maniera più evasiva.

Questo potrebbe essere spiegato dal fatto che gli uomini sono staticamente più propensi a essere vittime di crimini violenti e le donne hanno più paura di essere vittime di stupro.

Per quanto riguarda i fan degli assassini seriali, le donne sono tra le più attive e presenti. Alcuni ricercatori sostengono che queste ossessioni femminili nei confronti di uomini atrocemente violenti possano essere spiegate come una sorta di strategia evolutiva anacronistica. Nel nostro passato ancestrale l’uso della violenza rappresenterebbe una mascolinità più marcata.

Per finire, ci sarebbe anche un’altra teoria. Una donna sarebbe attratta da un uomo incapace di curare le ferite della sua infanzia perché lei si sentirebbe in grado farlo. Si sentirebbe capace di occuparsi della “bestia” e di curare il “bambino maltrattato” che c’è in lui.


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