Non leggete perché vi mentiremo!
Alcuni studi rivelano che ogni giorno sentiamo o leggiamo più di 200 bugie. È vero? Forse anche qualcuna in più. Non parliamo solo delle bugie esplicite che diciamo per diversi motivi, come voler ottenere qualcosa, per risparmiare tempo, per non ferire qualcuno oppure perché non vogliamo essere scoperti. Ci riferiamo anche alle bugie implicite o deducibili in molte situazioni della nostra vita quotidiana. Non si mente solo quando non si dicono cose vere, ma anche quando occultiamo delle informazioni. Possiamo mentire senza usare le parole, attraverso un sorriso falso quando salutiamo un vicino che non ci fa simpatia oppure con il cosiddetto metodo stella tipico dell’uso delle reti sociali, che a volte mascherano il nostro vero aspetto e stato emotivo.
1. Generalizzazione: la persona filtra le proprie esperienze considerando solo le evidenze che confermano una regola generale ed evita di considerare sfumature o eccezioni di suddetta regola. È in questo caso che si presentano i cosiddetti quantificatori universali (sempre, mai, tutto, niente, etc). Un esempio: perché tutte le persone sono diverse nelle reti sociali? Beh, di sicuro anche sulle reti sociali vi sono persone autentiche.2. Omissione: in questo caso la persona omette delle informazioni, dando per scontato che l’interlocutore abbia capito la parte mancante. Vi possono essere omissioni verbali, di sostantivi oppure comparative (meglio, peggio…), etc. Questa è una delle più utilizzate nelle reti sociali, forse soprattutto su Twitter poiché si può usare un numero massimo di caratteri, ma anche su Facebook avviene, per quanto riguarda l’omissione di quello che non è piacevole. Un esempio: “La cosa migliore della giornata” (seguito dalla foto di una magnifica pizza molto appetitosa). Tuttavia, si omette la parte della foto in cui si vede la cucina sporca3. Distorsione: infine, la persona interpreta in modo distorto un evento verificatosi o che potrebbe verificarsi. Un esempio: “Come è felice Eva con il suo ragazzo! Di sicuro non litigano mai!” oppure “ Che simpatico!!! Come ti vengono in mente queste cose?”. Bene, ancora una volta stiamo idealizzando l’immagine o il tweet. Di certo Eva discute con il suo ragazzo e non sempre siamo tanto creativi come nei nostri stati.
Questo metamodello del linguaggio può aiutarci a capire perché da quello che pensiamo a quello che diciamo è una continua selezione di informazione; e come un iceberg, rendiamo visibile solo la parte che vogliamo gli altri notino, sia esso per il desiderio sociale, perché vogliamo proiettare un’immagine idilliaca di noi stessi, magari più felice e più intelligente. In fondo l’uomo è un animale sociale che cerca sempre l’approvazione del gruppo. Tutto questo, inoltre, può verificarsi anche perché non è possibile dire sempre tutto quello che pensiamo, ovvero la verità. Che succederebbe se esprimessimo tutti i nostri pensieri da quando ci svegliamo a quando andiamo a letto?
Per prima cosa, non ci parlerebbe più nessuno perché di sicuro più di una persona si offenderebbe; ricordiamoci anche che, volenti o nolenti, e pur si tratti di una generalizzazione, “Nessuno è perfetto”.
Infine, ci scusiamo se lungo questo articolo vi abbiamo mentito per omissione, generalizzazione o distorsione, non era nostra intenzione.
Immagine per gentile concessione di Dmytro Pylypenko