Quando la nube del terrorismo ci rende impotenti
Di certo avremo sentito dire che il modo peggiore di perdere la libertà è lasciarsi sopraffare dall’insicurezza per poi vivere nella paura. La nube del terrorismo e gli ultimi attentati verificatisi nel mondo, hanno ovviamente esercitato un effetto diretto sulle proprie vittime, ma hanno anche condizionato tutti noi da un punto di vista emotivo e psicologico, trascinandoci nell’ombra del terrore.
Il terrorismo si è insediato in carne ed ossa nelle nostre società. Le vittime che vediamo al telegiornale non abitano in quei paesi del Medio Oriente, nei quali la sofferenza, agli occhi del mondo occidentale, appare “egoisticamente come la norma”. Ai giorni d’oggi, viviamo l’ansia in modo molto più personale, poiché quei volti e quelle vite ci ricordano un po’ i nostri.
Il terrorismo rappresenta una minaccia emergente e globale che ci condiziona tutti e che porta con sé conseguenze inevitabili . Fra queste vi sono la notevole mancanza di sicurezza, il timore di attacchi futuri e la loro imprevedibilità, la paura e, spesso, persino la mancanza di fiducia nelle nostre istituzioni. Ci troviamo davanti a nuove esigenze emotive e psicologiche che dobbiamo essere in grado di affrontare .
Vi invitiamo a riflettere al riguardo.
La nube del terrorismo e le sue implicazioni psicologiche
Si dice che, dopo il XI secolo, il mondo smise di essere lo stesso al punto che molti descrivono le nostre società in crisi come ingranaggi basati quasi esclusivamente sull’ombra della paura. Proprio in virtù di questo, sono state rafforzate le misure di controllo, blindate determinate strutture di potere e si lavora con uno scopo ben preciso: la sicurezza.
Dobbiamo tenere presente che la sicurezza è fondamentalmente l’assenza della paura, oltre ad essere un diritto riconosciuto dalla carta delle Nazioni Unite, dove si specifica che ogni persona deve e merita di sentirsi difesa, sicura e protetta nella sua integrità fisica e psichica. Quando questo non si verifica, perdiamo il nostro senso di controllo e vediamo limitato il nostro sviluppo sociale e personale.
Gli effetti del terrore e il senso d’impotenza
Secondo una ricerca realizzata presso l’Università Internazionale di Valencia, vi sono due fenomeni che spiegano come possono danneggiarci gli atti terroristici:
- In primis vi è l’effetto onda, un meccanismo che, a seguito dell’attentato o della catastrofe, crea vari “circoli d’espansione”. Le prime onde colpiscono le vittime dirette e i loro familiari. Le seconde la comunità, la città o tutto il territorio in cui l’evento ha avuto luogo; ed è qui che l’impatto emotivo è talmente elevato che finiscono per radicarsi il terrore e il senso d’impotenza, dinanzi alla possibilità di attentati futuri.
- L’effetto contagio, invece, non si verifica solo a seguito del contatto diretto con una vittima del terrorismo, ma anche quando i mezzi di comunicazione di massa o altre istituzioni generano paura e amplificano ancora di più il senso d’insicurezza.
Quasi senza rendercene conto, finiamo col creare un effetto domino. Restiamo sconvolti per gli attentati e, in seguito, le televisioni, i social network e le conversazioni che intratteniamo aumentano questo senso di impotenza, fino a condizionare il nostro modo di vivere o comportamento: smettiamo di viaggiare, diffidiamo di determinati gruppi culturali…
Non dobbiamo essere schiavi della paura
Un interessante articolo pubblicato sulla rivista “Psychology Today” spiega che il terrorismo avrà trionfato nelle nostre società nel momento in cui metteremo in atto questi quattro punti:
- Cancellare le nostre vacanze e smettere di viaggiare
- Avere paura a ogni ora del giorno e temere che si verifichi un attentato nelle vicinanze
- Diffidare delle nostre istituzioni
- Sentire il bisogno di trasferirci in luoghi più sicuri con le nostre famiglie
In un articolo pubblicato su una rivista di scienze sociali, lo psicologo Ordoñez Díaz ci spiega che, sopra ogni cosa, con gli attentati si cerca di provocare un effetto psicologico che causi un grande impatto sociale, oltre ad esercitare un potere connesso alla paura e all’insicurezza.
È possibile che i mezzi o i modi di porre fine a queste sciagure non siano a nostra disposizione. La complessità politica e i meandri oscuri che caratterizzano il teatro della geostrategia, degli affari pubblici e delle armi ci relegano più nel ruolo di marionette che di attori principali.
Tuttavia, per far fronte al senso d’impotenza o all’ansia causato dalla nube del terrorismo, è necessario evitare di diventare schiavi della paura. Una cosa semplice, come concederci di avere una vita normale, relazionarci agli altri e rispettarci reciprocamente esaltando quei valori che nobilitano l’essere umano, può aiutarci a mantenere la calma e l’equilibrio.
Per concludere con una buona riflessione, è sufficiente ricordare le parole del filosofo Fernando Savater, “la cosa più importante, a livello intellettuale, non è comprendere i motivi del terrorismo, ma i nostri per resistergli senza usare le sue stesse armi”.