Odio di sé: persone che detestano se stesse

Dietro l'auto-disprezzo e l'autosvalutazione, spesso risiedono traumi infantili e un affetto malsano ricevuto nel passato. Nessuno dovrebbe vedersi come il peggiore dei nemici o come qualcuno che non merita di essere amato.
Odio di sé: persone che detestano se stesse
Valeria Sabater

Scritto e verificato la psicologa Valeria Sabater.

Ultimo aggiornamento: 15 novembre, 2021

L’odio di sé è il verme che rovina tutto, la voce interiore che avvelena e spegne i potenziali, il valore e le opportunità. Le persone che detestano se stesse proiettano lo stesso disagio sugli altri, a volte cercando qualcuno da incolpare per i loro fallimenti, responsabile della loro infelicità e prigioniero dei loro sentimenti negativi.

La verità è che è piuttosto brutto vivere nell’odio di sé. È come dover condividere un appartamento con un inquilino fastidioso, qualcuno che non ti piace e che non tolleri. Si tratta di una realtà spesso vissuta in silenzio e il risultato di una brutta esperienza o di un’autostima smodatamente bassa.

C’è chi, per esempio, vede passare i giorni nel senso di colpa per i rimpianti, i fatti accaduti e che sono all’origine di questo odio verso se stessi. Altri, invece, non conoscono nemmeno il motivo di questo disprezzo di sé, del costante rifiuto e autosabotaggio che schiaccia e spegne ogni equilibrio psicologico. Capire la causa scatenante e i modi per affrontare questa tela di disagio può aiutarci.

Spesso l’odio di sé deriva dal modo in cui siamo stati trattati in passato. La mancanza di affetto e di riconoscimento ci fa sentire indegni anche dell’amor proprio.

Ragazza triste e afflitta.

Che cos’è l’odio di sé?

L’autodisprezzo è una delle realtà psicologiche più problematiche. È uno stato in cui la persona integra e rinforza sentimenti di inadeguatezza, colpa, bassa autostima, visione negativa di sé e alto disprezzo.

La mente è incapace di vedere qualsiasi potenziale e tratto positivo. Al punto che qualsiasi risultato o successo viene attribuito al caso.

La persona si sente vulnerabile e questa sensazione la fa spesso agire sulla difensiva nei confronti degli altri. Non è in grado di instaurare relazioni sociali ed emotive appaganti. È diffidente, si sente indegna di essere amata e spesso mostra atteggiamenti ostili verso gli altri.

Quali sono le cause di questo odio di sé?

Per quale motivo una persona dovrebbe odiare se stessa? Che motivo c’è per un essere umano di vedersi come il suo peggior nemico? In realtà, questa situazione è più comune di quanto si pensi e ha diversi fattori scatenanti.

Il peso dei rimpianti

Opportunità mancate. Comportamenti che hanno avuto conseguenze negative. Il rimpianto per non essere stati più coraggiosi o per non aver agito diversamente.

L’odio di sé spesso deriva da quelle esperienze di vita di cui non si è orgogliosi e che sono bruciate nel nostro essere. Lungi dall’affrontarle, trattarle e guarirle, le lasciamo lì, latenti, come ferite aperte che non osiamo curare.

Bassa autostima: il prezzo da pagare per non amarsi

L’odio per se stessi è la ferita psicologica di chi si ama male, di chi vive con una bassa autostima. Nulla cresce nella mente quando non c’è amore per se stessi, quando regnano solo negatività e odio di sé.

Essere cresciuti in un ambiente familiare invalidante, critico e autoritario orchestrano anche questa svalutazione negativa del sé. Non possiamo nemmeno tralasciare i traumi infantili, un fattore scatenante comune che rafforza il disprezzo nei propri confronti.

L’autodisprezzo germoglia attraverso la critica interiore

L’odio di sé è stato studiato per decenni nel campo della psicologia. Ne è un esempio, lo studio condotto dall’Università di Chicago dal Dottor Louis Paul negli Anni ’70. In quel momento si sapeva già che la persona che odia se stessa rafforza un dialogo interiore che è tanto critico quanto estenuante.

È una voce interiore che giudica la persona, limita il suo potenziale, la incolpa di ogni errore e agisce come un’eco che le ripete in ogni momento che non vale niente.

Si vive decisamente male in questo universo mentale occupato da una voce tirannica e dispotica. Il dialogo interiore che non fa altro che squalificarci e anticipare errori e fallimenti alimenta l’odio di sé.

Persona che nutre odio di sé.

Come smettere di disprezzarsi?

Dovremo vivere con noi stessi per tutta la vita, quindi perché non cominciare a trattarci meglio? L’odio di sé e la tendenza a nutrirsi del disagio porta prima o poi all’ansia e persino all’autolesionismo o a disturbi depressivi. Anche l’ambiente circostante ne risente.

Perché chi si svaluta spesso sfoga la sua frustrazione sugli altri, perché quando si sente la rabbia e il peso della bassa autostima, si è incapaci di dare il meglio di sé. Cosa possiamo fare in queste circostanze?

Sviluppare un dialogo compassionevole

Un interessante lavoro di ricerca condotto dal Dr. Nele Stinckens dell’Università di Leuven (Belgio) parla di una terapia mirata all’autosvalutazione. Consiste nel permettere alla persona di padroneggiare il suo dialogo interiore.

È necessario imparare a individuare le idee invalidanti, le critiche interiori e quella voce critica e negativa per trasformarla in un discorso più compassionevole. Per cominciare ad amarci un po’ di più, dobbiamo essere sempre capaci di parlare a noi stessi con affetto, rispetto e compassione.

Superare l’odio di sé richiede la definizione di nuovi obiettivi personali

Spesso alimentiamo gli stessi comportamenti e stili di vita che rafforzano il nostro disagio. Per migliorare la nostra visione e l’apprezzamento di noi stessi, è sempre opportuno fare dei cambiamenti.

Stabilire nuovi obiettivi e raggiungerli migliora l’autostima. Conoscere nuove persone porta nuove prospettive e nuovi modi di vedere noi stessi.

Piccole variazioni nella vita quotidiana possono favorire preziose trasformazioni che rafforzano l’autostima. E questo è il miglior punto di partenza.


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