Ossessioni pure: come combatterle?

Sapete che cos'è un'ossessione pura? Forse molti di noi hanno già vissuto un'esperienza di questo tipo, ma non sono riusciti a darle un nome. Ne parliamo in questo articolo.
Ossessioni pure: come combatterle?
Francisco Pérez

Scritto e verificato lo psicologo Francisco Pérez.

Ultimo aggiornamento: 29 dicembre, 2022

Avrete certamente sentito parlare di ossessioni. La maggior parte sono accompagnate da comportamenti che creano malessere e disagio. Tuttavia, le ossessioni pure non sono così evidenti. Forse avete un amico, un parente o un conoscente che tutti considerano ossessivo. Cosa significa esattamente?

Il termine “ossessione” deriva dalla parola latina obsessio che significa assedio. Potremo definire le ossessioni come pensieri, immagini, idee o impulsi intrusivi. Invadono la mente (la assediano o la possiedono) contro la nostra volontà e il nostro interesse. In genere qualifichiamo questi pensieri come repellenti, inaccettabili e assurdi.

Queste idee, immagini o pensieri sono quindi fonte di disagio o ansia. Possono essere attivati o meno da stimoli esterni. Chi ne soffre cerca di sopprimerli, ignorarli o neutralizzarli con altri pensieri o azioni (DSM-IV). Ed è a questo punto che entrano in gioco le compulsioni che vedremo più avanti.

Il contenuto delle ossessioni può essere molto vario. I pensieri più comuni sono l’inquinamento, la morte, la sporcizia, le malattie, la violenza o temi religiosi o morali. Esistono ossessioni legate al sesso e altre addirittura prive di senso. In altri casi l’ossessione porta a mettere in dubbio tutto ciò che accade nella realtà.

Donna pulisce con guanti e lente di ingrandimento.

Che cosa si intende per compulsione?

Le compulsioni sono comportamenti o azioni ripetitive che il soggetto compie per neutralizzare il contenuto ossessivo. Hanno lo scopo di ridurre l’ansia o il malessere. Il comportamento compulsivo viene eseguito in modo stereotipato o secondo regole precise (DSM-IV).

Per alcune persone, la compulsione è intollerabile; altre la accettano solo in parte. Normalmente la compulsione viene messa in atto per sfuggire all’ansia generata dall’ossessione. Si può pertanto arrivare a provare un intenso bisogno di realizzare il comportamento compulsivo. Questa esigenza prende il nome di urgenza compulsiva.

Potremmo dire che la compulsione invade la mente. Si tratta di un’azione volontaria sebbene il soggetto sia consapevole del fatto che tale comportamento sia irrazionale. La compulsione viene anche chiamata rituale.

I rituali o le compulsioni possono essere di due tipi: manifesti o mentali. I rituali manifesti sono tipicamente comportamenti osservabili dagli altri (ad es. pulire ossessivamente la maniglia di una porta). Al contrario, i rituali puramente mentali assumono la forma di pensieri, immagini o idee.

Un rituale mentale o cognitivo si definisce come atto mentale eseguito in modo specifico e composto da una serie di passaggi. Esempi di questo tipo di rituale possono essere la recitazione di una preghiera, visualizzare una particolare immagine, ripetere frasi o sequenze numeriche, ecc. (Aldaz, 2005).

A tali rituali viene attribuito uno scopo, poiché la persona li esegue per prevenire un danno o un disagio. Alcuni eventi mentali agiscono dunque da compulsione nascosta. Ed è qui che entrano in gioco le ossessioni pure.

Le ossessioni pure

Ora che sappiamo che cosa sono l’ossessione e la compulsione, siamo in grado di capire meglio che cosa si intende per ossessioni pure. Un’ossessione pura non è accompagnata da nessuna compulsione, oppure è seguita da una compulsione puramente mentale.

Come abbiamo detto, le compulsioni mentali sono rituali cognitivi che il soggetto esegue per annullare le ossessioni o i pensieri intrusivi. La persona sa bene che la compulsione mentale è irrazionale o priva di senso, ma la realizza comunque; non per appagare un piacere, bensì per calmare lo stress a breve termine.

Come combattere le ossessioni pure?

Il trattamento di un’ossessione accompagnata da compulsione (sia manifesta che nascosta) consiste nella terapia di esposizione per prevenire la risposta. Attraverso questa tecnica si chiede al paziente di esporsi ai suoi pensieri ossessivi, ma di non mettere in atto alcun comportamento volto a neutralizzare l’ansia che provocano in lui.

In altre parole, il soggetto deve permettere al pensiero intrusivo o all’ossessione di entrare nella sua mente. Questo genererà una forte ansia che andrà sopportata fino a quando non scomparirà in modo naturale. È importante che il paziente capisca che l’ansia si placa da sé senza bisogno di neutralizzarla con un altro pensiero.

L’esperienza ci porta a considerare le ossessioni pure come le più difficili da trattare. Lo psicologo non ha “accesso” alla mente dell’individuo. Solo il paziente può sapere se sta realizzando quello che gli si chiede di fare, e questa è un’ulteriore difficoltà.


Questo testo è fornito solo a scopo informativo e non sostituisce la consultazione con un professionista. In caso di dubbi, consulta il tuo specialista.