Paradosso di Salomone: bravi a dare consigli

Date sempre buoni consigli agli altri, ma non sapete come agire quando quando avete un problema? Si tratta di un fenomeno piuttosto comune perché, dopo tutto, gestire le proprie sfide è più complesso, se non altro perché abbiamo più informazioni a disposizione.
Paradosso di Salomone: bravi a dare consigli
Valeria Sabater

Scritto e verificato la psicologa Valeria Sabater.

Ultimo aggiornamento: 15 novembre, 2021

Il paradosso di Salomone definisce un comportamento con il quale molti di noi possono sentirsi identificati. Si verifica quando si è particolarmente bravi a dare consigli, quando si mostra una grande disposizione, intraprendenza ed empatia e si è capaci di trovare sempre le parole giuste e appropriate. Le stesse competenze, tuttavia, risultano inutili per noi stessi.

Questa idea definisce alla perfezione il classico detto predicare bene e razzolare male”. Perché, ammettiamolo, a volte è più facile valutare e agire adottando la prospettiva altrui piuttosto che assumersi le proprie responsabilità. Sembra più rilassante, e persino interessante, riflettere sui mondi descritti dagli altri che assumersi la responsabilità delle proprie azioni.

Se questo è il nostro problema più grande, se per anni siamo stati i migliori amici degli altri e il peggior nemico di noi stessi, vale la pena di sapere che c’è una soluzione. Esiste una valida strategia per evitare questo curioso (ma comune) paradosso.

Illustrazione di una coppia che discute.


Qual è il paradosso di Salomone?

Quando pronunciamo il nome del re Salomone, pensiamo subito a una figura di grande saggezza. La leggenda racconta che la gente intraprendeva lunghi viaggi da città lontane solo per chiedergli consiglio. Di consigli nella sua vita, di fatto, re Salomone ne diede moltissimi e tutti appropriati, tanto che il suo modo di ragionare originale e brillante gli fece guadagnare fama e ammirazione in tutto il mondo.

Eppure, pur elargendo saggi consigli, Salomone conduceva una vita poco virtuosa e persino inappropriata. Prese molte decisioni sbagliate, mostrò una passione smodata per i soldi e le donne e, soprattutto, non istruì il suo unico figlio. Per tutti questi motivi, il suo regno fu breve e tormentato. Ecco perché si parla del paradosso di Salomone.

Perché siamo più bravi con i problemi degli altri?

Alcune persone sono particolarmente portate a dare consigli, nonché abituate a essere una spalla su cui piangere. Sono brave a offrire sostegno e dispensare consigli. Ma non solo: i loro suggerimenti e le loro raccomandazioni stimolano ad agire e aiutano ad affrontare da soli le sfide quotidiane.

L’acume e la logica che riservano così generosamente agli altri, spariscono quando si tratta di se stessi. Le persone che sono vittima del paradosso di Salomone, commettono gli errori più evidenti, adottano i comportamenti meno adeguati. Perché succede? Perché danno preziosi consigli agli altri e non sono capaci di farlo con se stessi?

  • Il segreto è la distanza psicologica. Quando non siamo coinvolti nella situazione per cui un’altra persona ci chiede consiglio, vediamo le cose più chiaramente e sappiamo riconoscere la strategia più appropriata.
  • La mente che vede le cose in prospettiva, ma distaccata dall’universo interiore, percepisce più opzioni e più soluzioni ai problemi. È come un osservatore esterno che intuisce ciò che gli altri non percepiscono, che diventa un ideale cacciatore di idee finché, purtroppo, non ha a che fare con se stesso.

Il curioso pregiudizio cognitivo del paradosso di Salomone

Tutti proviamo affetto per i nostri amici, i nostri familiari e tutte quelle persone care che hanno sempre cercato il nostro consiglio. Il paradosso di Salomone nasconde un pregiudizio cognitivo: ragioniamo meglio se certe dinamiche non ci riguardano in prima persona.

È facile dire agli altri: “Devi avere coraggio, la vita è troppo breve per rimanere prigioniero della paura; in questo modo perderai le occasioni migliori, cambia atteggiamento”. Un consiglio senz’altro efficace, frizzante e persino stimolante. Eppure, se ci troviamo davanti a un bivio, non ci aiuterà dire a noi stessi: “Dai, sii coraggioso e osa”.

La mente non agisce con tale alacrità e risolutezza quando le avversità hanno delle ripercussioni sulla nostra vita. Quando ci troviamo in difficoltà, il pensiero è intrappolato nella rete della paura, nella trappola delle insicurezze e nel labirinto dei meccanismi di difesa. A volte, dunque siamo a corto di consigli per noi stessi.

Ragazza con gli occhiali che pensa.

Come utilizzare le riserve di saggezza per le proprie sfide e problemi?

Sarebbe davvero utile conservare anche per noi la saggezza di re Salomone. Così da essere i nostri migliori consiglieri, abili allenatori per il sé interiore, guru dei buoni consigli, del processo decisionale più infallibile. Come farlo?

Igor Grossman è uno psicologo dell’Università del Michigan esperto nello studio della saggezza che ha analizzato a fondo il paradosso di Salomone. Nella sua ricerca, Grossman sottolinea che forse il celebre re d’Israele avrebbe vissuto meglio se avesse immaginato di viaggiare per chiedere consiglio a un altro saggio re. Cosa significa questo?

Una strategia efficace per trovare soluzioni alle nostre sfide quotidiane potrebbe essere immaginare, per un momento, che il problema non sia nostro, ma di qualcun altro. Applicheremo così la tecnica della distanza psicologica, quella risorsa preziosa ed efficace che amplifica le idee, ingrandisce la prospettiva e ci fa scorgere nuove opzioni e possibilità.

Anche porsi delle domande in seconda persona come: “Perché ti senti in questo modo?”, “Cosa potresti fare per sentirti meglio?”, funge da efficace catalizzatore per trovare soluzioni e agire, finalmente, come i nostri migliori alleati nei momenti di bisogno. Non ci resta che mettere in pratica questi utili consigli!


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  • Grossmann, I. y Kross, E. (2014). Exploring Solomon’s Paradox: Self-Distancing Eliminates the Self-Other Asymmetry in Wise Reasoning About Close Relationships in Younger and Older Adults.Psychological Science, 25(8), pp. 1571 – 1580.

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