Pena e compassione: importante differenza

Guardare con pena qualcuno che soffre significa condannarlo alla sua sofferenza. La compassione, invece, permette di aiutarlo ad andare avanti. Vi mostriamo le differenze tra queste due emozioni.
Pena e compassione: importante differenza
Elena Sanz

Scritto e verificato la psicologa Elena Sanz.

Ultimo aggiornamento: 30 dicembre, 2022

Nel mondo in cui viviamo inevitabilmente tutte le persone a un certo punto della loro vita soffriranno. A causa di malattie fisiche, dolore emotivo, perdite o mancanza, tutti affrontiamo situazioni avverse. In quanto esseri sensibili, contemplare la sofferenza di un altro risveglierà il nostro universo interiore; a questo punto, risulta determinante la differenza tra pena e compassione.

Potrebbero sembrare emozioni simili, poiché entrambe nascono dall’empatia, dalla capacità di mettersi nei panni altrui e capire il suo dolore.

Tuttavia, provare pena o compassione induce a guardare con occhi diversi chi soffre, così le azioni intraprese a seguito del sentimento non sono le stesse.

Pena e compassione: origine

Per capire la differenza tra la pena e la compassione, possiamo partire dalla definizione di entrambe queste emozioni:

  • La pena è un sentimento di tristezza prodotto dalla sofferenza di un’altra persona. Basti pensare che il termine deriva dal latino poena che significa “castigo, molestia, sofferenza”.
  • Anche la compassione è un sentimento di tristezza, ma ci porta a immedesimarci nei mali dell’altro e a cercare di rimediarvi, evitarli o alleviarne la sofferenza.

Da queste due definizioni possiamo trarre importanti conclusioni. Da un lato, la pena ci pone in una posizione di semplici osservatori, distanziati dalla sofferenza altrui e passivi di fronte a essa. È un’emozione di breve durata e dalla quale ci percepiamo a un certo punto come superiori alla parte lesa.

Alla luce di ciò, ci dispiace per chi affronta una difficile situazione economica, familiare, fisica o emotiva, ma sappiamo che non ci riguarda in prima persona e non siamo in dovere di intervenire.

Al contrario, la compassione connette, permette di identificarsi con l’altro e ricordare l’umanità condivisa tra entrambi. Non guardiamo da lontano, bensì ci mettiamo in gioco, sapendo che nessuno è superiore e che potremmo vivere tutti una situazione simile. È anche una sensazione duratura che porta ad agire.

Marito che conforta la moglie.

Il dolore ci ristagna, la compassione ci commuove

La principale differenza tra provare pena e compassione è che nel primo caso riteniamo di non poter far nulla per migliorare la situazione dell’altro, mentre nel secondo siamo convinti di poter dare un contributo.

Provando pena mettiamo l’altro in una posizione di vittima inerme e lo condanniamo alla sofferenza; al contrario, provando compassione, lo aiutiamo a cambiare le sue circostanze.

Ciò ha ripercussioni in termini di comportamenti prosociali e azioni di solidarietà. Chi prova compassione tende a interessarsi a livello sociale, aiutare gli svantaggiati e contribuire alle cause della comunità. In aggiunta, ciò ha ripercussioni anche a livello interpersonale.

Per esempio, quando un genitore prova pena per il figlio (per qualsiasi motivo), trasmette l’idea che è incapace, svantaggiato e indifeso. Al contrario, provando compassione, ne capisce le difficoltà, ma lo incoraggia a migliorare.

Allo stesso modo, se alcuni compagni di scuola provano pena per un compagno di classe, lo guarderanno con tristezza. Tuttavia, se provano compassione, saranno attivamente coinvolti per aiutarlo e migliorare la sua vita.

Donna triste che piange.

La differenza tra pena e compassione verso se stessi

Gli effetti più dannosi del provare pena si verificano quando questa emozione è rivolta a se stessi. È negativo che gli altri ci guardino con pietà, ma se noi per primi ci vediamo vittime, la sofferenza si acuirà.

La persona che prova pena per se stessa si sente fallita, sfortunata e condannata alla sofferenza. In seguito a ciò, è meno probabile che cerchi un modo per cambiare la sua situazione.

Al contrario, chi prova compassione comprende e perdona i propri errori, si tratta con indulgenza e si assume la responsabilità della propria vita. Pertanto, la compassione aiuta a ridurre l’autocritica, la svalutazione e la ruminazione e a regolare le nostre emozioni in modo efficace.

Conclusioni

Quando si devono affrontare situazioni difficile, ricordate gli effetti negativi della pena. Questa rende deboli se stessi e gli altri.

È la compassione che ci unisce, che ci spinge ad aiutare con l’umiltà di sapere che nessuno è esente dallo sbagliare o dal soffrire.

Sviluppa compassione e diventerai un essere più umano, più sensibile e più impegnato.


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