Pensiero magico: definizione e caratteristiche

La psicologia e l'antropologia considerano il pensiero magico come la descrizione di attribuzioni illogiche a determinate cause
Pensiero magico: definizione e caratteristiche
Gema Sánchez Cuevas

Revisionato e approvato da la psicologa Gema Sánchez Cuevas.

Ultimo aggiornamento: 30 dicembre, 2022

Roald Dahl diceva che “chi non crede nella magia, non la troverà mai”. La cosa curiosa è che l’essere umano ha sempre avuto la tendenza a credere nell’elemento magico, sin dalla notte dei tempi. Proprio da questa fede in ciò che non può essere spiegato deriva il cosiddetto pensiero magico.

Ci muoviamo nel mondo secondo la logica di causa-effetto. Così, dinnanzi a un successo o a un fenomeno che non può essere spiegato scientificamente, è facile che sorgano altre spiegazioni, appunto, “magiche”. Forse questo è uno dei motivi principali per cui le religioni sono sopravvissute allo scorrere dei secoli e al costante progresso scientifico.

Cosa è il pensiero magico?

La psicologia e l’antropologia considerano il pensiero magico come la descrizione di attribuzioni illogiche a determinate cause, senza la mediazione di alcuna prova empirica.

Questo fenomeno assume un ruolo rilevante quando il soggetto pensa che il proprio pensiero potrebbe avere delle conseguenze sul mondo esterno. Tali conseguenze possono provenire dal suo stesso agire o dalla credenza dell’intermediazione di forze sovrannaturali.

Donna che riflette

Dando uno sguardo alle società del mondo, ci accorgiamo che praticamente in tutte le culture esiste il pensiero magico. Si tratta di un processo naturale che ha un più che probabile fondamento nella biologia. Gli umani stabiliscono relazioni causali in base ad associazioni circostanziali e difficilmente dimostrabili sotto la lente della sistematicità.

È facile trovare esempi di pensiero magico. Un bambino che crede all’uomo nero che lo porterà via se dovesse comportarsi male. Anche il rituale di danza che cerca di invocare la pioggia o che affida un fenomeno atmosferico all’azione di un’entità superiore.

Questa è la prima legge della magia: disorientare. Non dimenticatelo mai.

Cause del pensiero magico

Due cause principali ci aiutano a spiegare questo fenomeno. Una si riferisce alla contiguità tra eventi, la seconda si può spiegare per mezzo del pensiero associativo:

  • Contiguità tra eventi: si riferisce alla generazione di determinate associazioni, come il fatto di credere che un amico sia stato bocciato perché abbiamo desiderato con tutte le nostre forze che non lo passasse.
  • Pensiero associativo: consiste nello stabilire relazioni in base a specifiche similitudini. Per esempio, credere che lo spirito di un animale passerà a noi se ne mangeremo il cuore.

Nonostante le cause associate al pensiero magico, questo fenomeno presenta anche delle funzioni importanti. In altre parole, può tornarci molto utile in alcune situazioni molto concrete:

  • Allevia l’ansia: a volte in alcune situazioni stressanti e non di facile soluzione associare l’evento a elementi arbitrali aumenta la sensazione di controllo e riduce l’ansia. Ad esempio, usare un amuleto per sconfiggere determinate paure.
  • Effetto placebo: pensare che certi rituali possano curare una malattia potrebbe in effetti stimolare un miglioramento della sintomatologia.

Caratteristiche del pensiero magico

Oggigiorno possiamo trovare decine di esempi che mostrano chiaramente cos’è il pensiero magico. Si manifesta, di fatto, in situazioni di vita quotidiana, senza che arrivi a essere considerato patologico. Questo vale perché in molti casi il pensiero magico -lungi dal causare malessere- produce sollievo. Il problema sembra nascere quando così non è, o quando tale sollievo a breve termine, diventa poi malessere a lungo termine.

Egocentrismo nei bambini

Tra i 2 e i 7 anni (fase pre-operativa), i bambini possono arrivare a pensare di avere in mano il potere di cambiare il mondo con la sola forza del pensiero, sia in modo volontario sia in modo involontario. Risulta loro complicato comprendere concetti astratti e al centro del loro sguardo difficilmente si posiziona qualcosa che non sia l’Io. In seguito a ciò, possono pensare che ai loro genitori sia successo qualcosa perché erano arrabbiati con lor.

In determinate circostanze i bambini possono tendere a colpevolizzarsi per determinati fatti senza aver partecipato all’accaduto. Tuttavia, tale egocentrismo tende ad attenuarsi con l’età.

Il pensiero magico nei bambini

Superstizione

La superstizione e il pensiero sovrannaturale, così accentuati nella nostra società, ruotano in modo costante attorno al pensiero magico. Il 13 nella nostra cultura o il 4 in quella giapponese sono numeri che nella coscienza collettiva vengono associati alla sfortuna. Così, diventa un numero sulla maglia che nessuno sportivo vuole indossare o un appartamento in cui molti non vogliono vivere.

Deliri

Possono anche presentarsi situazioni di delirio in contesti di psicosi e schizofrenia. Le credenze eccessivamente irrazionali sono messe in risalto dal pensiero magico.

In realtà, potremmo quasi affermare che questo pensiero sia una forma di difesa. Dinnanzi a ciò che non siamo in grado di spiegare, il nostro cervello cerca un’associazione che -vera o meno- funga da calmante dinnanzi all’ansia che l’incertezza potrebbe provocare in noi. 

La magia è la capacità di pensare; non è questione di forza né di linguaggio.

-Christopher Paolini-


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