Pensiero polarizzato, una distorsione cognitiva
Cosa si intende quando si dice che il pensiero polarizzato è una distorsione cognitiva? Questa affermazione significa che si tratta di un errore di ragionamento in cui una persona può cadere senza accorgersene. Il soggetto elabora in modo sbagliato le informazioni fornite dalla realtà e questo lo porta a sperimentare un disturbo emotivo.
Le distorsioni cognitive furono descritte da Albert Ellis e Aaron Beck. In generale, sono definite come credenze errate che causano stati d’animo disfunzionali. Sono paure irrazionali o sentimenti di tristezza infondata, ecc. Il pensiero polarizzato è quindi un tipo di distorsione cognitiva.
Con il pensiero polarizzato prende vita un’estrema semplificazione della realtà. Le cose sono bianche o nere, buone o cattive, ecc. Non si riescono a vedere le sfumature che esistono tra un estremo e l’altro. Chiunque presenti questa distorsione si sente a suo agio nel collocare la realtà in uno degli estremi. Perché succede? Come bisogna affrontarlo? In questo articolo cercheremo di rispondere a questi e altri interrogativi.
“Generalizzare è sempre sbagliato.”
Hermann Keyserling
Le caratteristiche del pensiero polarizzato
La caratteristica principale del pensiero polarizzato è la tendenza a generalizzare e includere le diverse realtà in una stessa categoria. Ecco perché le parole preferite da coloro che la pensano così sono le più categoriche: “sempre”, “mai”, “tutto”, “niente”, ecc. Lo fanno automaticamente. Sono praticamente obbligati a inscatolare e categorizzare tutto per poter affrontare la realtà.
La cosa preoccupante è che, in generale, queste categorie estreme sono molto negative. Vengono usate per ribadire l’esistenza di qualcosa di brutto. Espressioni come “va sempre tutto male” o “finiscono sempre per approfittarsi di me” sono comuni. Insieme ad altri ragionamenti simili.
Per coloro che possiedono un pensiero polarizzato è come se non ci fossero sfumature o punti medi. Costruiscono buona parte della loro identità su queste classificazioni, apparentemente convincenti. E anche se la realtà mostra loro che hanno torto, sono riluttanti ad abbandonare questa loro radicalizzazione.
Perché appare questa distorsione cognitiva?
In generale, il pensiero polarizzato è una caratteristica di chi adotta una posizione di vittimismo rispetto alla vita. Nessuno lo fa così, per semplice capriccio. È un blocco emotivo che è il prodotto di esperienze scarsamente risolte. In fondo c’è l’idea di aver sperimentato “cose cattive” e di non averle meritate.
La vittima si considera come oggetto passivo di circostanze o del destino. Non crede di avere alcun controllo sugli eventi negativi che ha vissuto, né su come li ha affrontati. Dichiara di aver subito dei danni senza averne nessuna colpa, e che non può fare nulla al riguardo.
Si tratta quindi di un blocco dello sviluppo emotivo. Queste persone continuano a vedersi come dei bambini. Non hanno ancora scoperto strumenti o risorse acquisite che potrebbero utilizzare per superare molte delle loro difficoltà. In cambio, proiettano la loro denuncia e adottano il pensiero polarizzato come supporto per le loro convinzioni esistenziali.
Superare il pensiero polarizzato
Questo tipo di pensiero non è solo un disturbo cognitivo, ma implica precedenti difficoltà irrisolte. Superarlo significa assumere una nuova prospettiva sulla propria storia e su ciò che si è e si può fare ora.
Identificare sé stessi come vittime delle circostanze implica anche un notevole vantaggio: esonera dalle responsabilità. E, naturalmente, per uscire da questo stato, una persona dovrà accettare di essere responsabile di ciò che le accade, ma soprattutto del modo in cui i problemi vengono affrontati.
Un buon modo per riconoscere questo problema è identificare gli automatismi del pensiero polarizzato. Attivate un allarme ogni volta che pronunciate parole categoriali come “mai”, “sempre”, “tutto”, “niente”, ecc. Quindi, fermatevi per valutare quanto sia ragionevole l’affermazione che avete appena espresso al riguardo.
Oltre a ciò, è importante individuare le situazioni di cui vi sentite vittime. Forse una relazione, sentimentale o familiare, che vi provoca disagio o un lavoro che percepite come troppo impegnativo.
Ma allora, l’unica opzione è quella di resistere e sopportare il problema? O forse, ci sono altre vie d’uscita, ma avete paura di prenderle? Forse il pensiero polarizzato è un indicatore del fatto che non vi state prendendo sufficientemente sul serio. Forse avete bisogno di uno spazio e un tempo per pensare a cosa vi succede.
Tutte le fonti citate sono state esaminate a fondo dal nostro team per garantirne la qualità, l'affidabilità, l'attualità e la validità. La bibliografia di questo articolo è stata considerata affidabile e di precisione accademica o scientifica.
- Afshar, H., Roohafza, H., Sadeghi, M., Saadaty, A., Salehi, M., Motamedi, M., … & Asadollahi, G. (2011). Positive and negative perfectionism and their relationship with anxiety and depression in Iranian school students. Journal of research in medical sciences: the official journal of Isfahan University of Medical Sciences, 16(1), 79.
- Al-Mosaiwi, M., & Johnstone, T. (2018). In an absolute state: Elevated use of absolutist words is a marker specific to anxiety, depression, and suicidal ideation. Clinical Psychological Science, 6(4), 529-542.
- Living with obsessional personality Tobias A. Rowland, Ashok Kumar Jainer, and Reena Panchal
- Oshio, A., & Meshkova, T. (2012). Eating disorders, body image, and dichotomous thinking among Japanese and Russian college women. Health, 4(7), 392-399.
- Sedran, S. (2017). El rol de la información en los cambios de opinión: ¿actualización sesgada o racional?
- Stanborough, R. (2020, 13 de enero). How black and white thinking hurts you (and what you can do to change it). Healthline. https://www.healthline.com/health/mental-health/black-and-white-thinking
- The role of perfectionism, dichotomous thinking, shape and weight overvaluation, and conditional goal setting in eating disorders
- Toledo, M. I. (2012). Sobre la construcción identitaria. Atenea (Concepción), (506), 43-56.