Personalità compiacente: piacere a tutti per paura
La personalità compiacente non rientra in un quadro clinico, ma è piuttosto l’espressione di una difficoltà sul piano psicologico. In genere si tratta di persone piacevoli e ben volute negli ambienti in cui si muovono. Tuttavia, il loro comportamento le porta a pagare un prezzo troppo alto, anche se spesso ne sono inconsapevoli.
L’eccessivo condizionamento caratterizza la personalità compiacente: quando deve prendere una decisione, tende a rivolgersi all’esterno. Subordina pensieri, emozioni e voleri al soddisfacimento di un unico bisogno, ovvero conquistare la simpatia degli altri.
Nella personalità compiacente prevale il sentimento di responsabilità per il benessere altrui, dunque l’idea di dover fare del bene agli altri, perché in caso contrario soffrirebbero per il senso di colpa o per la paura. Il problema è che ignora i propri bisogni per raggiungere questo obiettivo.
“Possiamo agire in modo accondiscendente per un certo timore o per l’esigenza di dover piacere agli altri. Possiamo reagire per paura o perché attribuiamo all’altro il nostro sentirci apprezzati e amati”.
-Felipe Matamala-
La personalità compiacente
La personalità compiacente si forma durante l’infanzia e in un contesto in cui predomina il conflitto familiare. All’origine vi è spesso la figura di un padre narcisista o di una madre che controlla (anch’ella narcisista), e l’ordine, quasi sempre inconscio, impartito al bambino: “sparisci!”.
Questi genitori sono convinti di avere sempre ragione e in genere mettono a tacere le opinioni dei figli. Tendono a essere alquanto instabili, con improvvisi e inspiegabili attacchi di ira; in questi casi possono persino essere violenti. In seguito a ciò, i figli non sanno mai come comportarsi.
È altrettanto possibile che all’origine della personalità compiacente, oltre a quanto descritto, si siano verificate le seguenti situazioni:
- Genitori tossicodipendenti. Creano situazioni imprevedibili che provocano un senso di paura e minaccia nei figli.
- Regole troppo rigide e punizioni sproporzionate alle trasgressioni.
- Rapporto estremamente conflittuale e persino violento tra i genitori.
- Padre o madre dalla personalità istrionica. Ovvero, caratterizzata da eccessi di drammaticità e da una sorta di spettacolarizzazione del dolore fisico o emotivo.
- Uno genitore depresso o ansioso.
In questi casi, probabilmente il bambino impara a fungere da mediatore o moderatore nella situazione conflittuale. E, forse, ha anche imparato ad aver paura a esprimersi.
I tratti della personalità compiacente
Alla base della personalità compiacente vi è la paura del conflitto, del rifiuto e dell’abbandono. Tutte le azioni sono condizionate da questi timori. Di fatto non si agisce per affermare se stessi, bensì per evitare che il proprio comportamento provochi reazioni temute.
È questo il motivo per cui si persegue il benessere altrui senza tener conto del sacrificio personale. I tratti principali della personalità compiacente sono dunque:
- Evitamento del conflitto. Si cede, anche su questioni molto importanti, per evitare di far arrabbiare gli altri o che la situazione diventi esplosiva.
- Focus sui bisogni altrui. Non viene messo in discussione né si valuta da una prospettiva critica i bisogni degli altri, piuttosto si fa di tutto per soddisfarli il prima possibile.
- Tendenza ad assumersi le colpe. Rivendicare qualcosa per se stessi o la propria ragione provoca un forte senso di colpa.
- Dubbi continui. Si è incapaci di reagire nelle situazioni problematiche. Si dubita dei propri sentimenti e capacità di affrontare le difficoltà.
- Tendenza al perfezionismo. La personalità compiacente tenta sempre di fare bene le cose. In fondo, desidera solo evitare la possibilità di essere rimproverata per qualsivoglia errore o svista.
- Bassa autostima. Si sente rassicurata solo quando riceve l’approvazione degli altri.
- Ipersensibilità. La percezione del rifiuto o del disprezzo altrui ferisce profondamente.
Linee guida per il cambiamento
Capita spesso che la personalità compiacente non si renda minimamente conto di avere un problema. Ai suoi occhi è del tutto “normale” muoversi nel mondo cercando di non far arrabbiare nessuno. Di fatto, può persino percepirla come una virtù, giacché in molti approvano ed esaltano i suoi modi così pacifici e remissivi.
Non riesce a distinguere il confine tra essere estremamente gentili ed empatici e rinunciare a se stessi per compiacere e non turbare gli altri. Per identificare tale confine, va ridefinito il rapporto con se stessi.
Bisogna imparare a esercitare una forma di “sano egoismo”. E se non riescono a farlo da soli, si può chiedere un aiuto professionale. In ogni caso, tutto inizia quando la persona compiacente scopre che anche lei diritto a un posto tutto suo nel mondo e che merita di concedersi la possibilità di esistere.
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Bernal, F. T., & Navarrete, F. F. (2015). Protocolo diagnóstico de los trastornos de personalidad. Medicine-Programa de Formación Médica Continuada Acreditado, 11(84), 5041-5048.