Persuasione coercitiva: costrizione mentale e fisica

La persuasione coercitiva è un meccanismo cognitivo che opera attraverso false credenze e idee sbagliate. Porta una persona a credere che sia desiderabile e conveniente perpetuare il legame che ha con il suo maltrattatore.
Persuasione coercitiva: costrizione mentale e fisica
Gema Sánchez Cuevas

Revisionato e approvato da la psicologa Gema Sánchez Cuevas.

Ultimo aggiornamento: 12 marzo, 2023

La persuasione coercitiva è un meccanismo presente in molti contesti di abuso o maltrattamento. È presente nelle relazioni violente, nelle famiglie autoritarie o in qualsiasi legame che si basa sullo schema di controllo e sottomissione.

Questo meccanismo è attuato in modo che la vittima accetti e prolunghi il legame abusivo. La persuasione coercitiva sfrutta emozioni come la paura, l’amore, la colpa, la vergogna e il rifiuto della solitudine.

Quando si stabilisce una diade di carnefice e vittima, si creano inoltre forti legami di dipendenza. Uno ha bisogno dell’altro. La violenza è al centro di tutto e utilizza molteplici strumenti che vanno dalla persuasione coercitiva alla violenza fisica. Il tutto genera un circolo dal quale è difficile uscire.

“Qual è la base, l’essenziale, il principio cruciale che differenzia la libertà dalla schiavitù? È il principio dell’azione volontaria in opposizione alla coercizione fisica o alla costrizione”.

-Ayn Rand-

Controllare la mente umana.

Persuasione coercitiva

La persuasione coercitiva è un meccanismo che opera nelle relazioni abusive. La sua funzione è infondere nella vittima la convinzione che abbia profondamente bisogno dell’aggressore; l’aggressore inocula nei pensieri della vittima l’idea che, nonostante la sofferenza, è molto meglio per lei stare con lui che senza di lui.

“Non vali niente, dove pensi di andare?” è una proiezione di invalidità che mette la vittima in una posizione altamente vulnerabile. Tale meccanismo utilizza un codice, ma non si limita a questo.

Si tratta di aggressioni verbali il cui contenuto mira a dequalificare la vittima. Il concetto di sé è attaccato, l’inferiorità è enfatizzata e vuoti e difetti sono evidenziati. Il discorso mira a distruggere l’autostima e la fiducia dell’altra persona.

Tuttavia, la questione non riguarda solo le parole. La persuasione coercitiva opera anche attraverso gesti e azioni. Tra queste vi sono aggressioni fisiche, minacce (velate o meno), privazioni, isolamento della vittima, ecc. Tutti questi aspetti operano come un insieme di argomenti per “persuadere” l’altro che non ci siano vie di fuga.

La paura nella vittima

La paura è uno strumento essenziale nell’attuazione della persuasione coercitiva. Assume la forma di minaccia, ma a volte può anche trasformarsi in azioni reali. Tutta una serie di avvertimenti sui grandi mali che accadranno in caso di rottura del legame con l’aggressore.

Per esempio, ciò si verifica quando un impiegato è sottoposto a molestie sessuali da parte del suo capo. Oltre all’ovvia paura di perdere il lavoro, viene avvertito sull’assenza di testimoni e quindi dell’inutilità di qualsivoglia azione legale. Oppure viene detto che nessuno sosterrà un eventuale reclamo, perché tutti dipendono dal lavoro e non si metteranno contro il capo.

Il ricorso alla paura ha lo scopo di paralizzare la risposta della vittima. Nella persuasione coercitiva c’è una sorta di “maltrattamento imprevedibile”, ossia in grado di confondere colui che ne è oggetto. È proprio questo stato che può ridurre o minare la capacità di reagire di fronte all’aggressione.

Donna disperata.

Affetto e senso di colpa

L’affetto e il senso di colpa sono altre emozioni funzionali alla persuasione coercitiva. Non è raro che la vittima nutra sentimenti di affetto verso il suo carnefice.

A volte perché si tratta del partner, un parente o un amico. Altre volte perché si presume che la persona abbia fatto qualcosa di significativamente importante per la vittima.

Questo affetto porta a una speciale “comprensione” dell’aggressione. Spesso gli atteggiamenti aggressivi sono minimizzati o ritenuti un’eccezione alla regola. La vittima arriva persino a credere che si tratti di episodi passeggeri. Questa è una forma di negazione che, a sua volta, alimenta il ciclo della violenza, giustifica la dipendenza e diventa un supporto per la persuasione coercitiva.

Il senso di colpa e la vergogna giocano un ruolo simile. Nel contesto di una relazione abusiva non è raro che la vittima si dia la colpa. Questo dà una certa sensazione di controllo su ciò che accade. Rende anche gli assalti un po’ più ragionevoli. Tuttavia, aiuta anche a paralizzare la capacità di reazione.

È anche comune che la vittima si vergogni di essere stata aggredita. In un modo o nell’altro, l’aggressore è visto come un’estensione di se stessi. Quindi quello che fa, in particolare quello che fa male, genera vergogna. Paura, affetto, colpa e vergogna sono gli strumenti della persuasione coercitiva. Insieme, perpetuano cicli di violenza.


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  • Cuevas-Barranquero, J. M. (2016). Evaluación de persuasión coercitiva en contextos grupales.


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