I migliori premi per un bambino sono riconoscimento e affetto

I migliori premi per un bambino sono riconoscimento e affetto

Ultimo aggiornamento: 09 dicembre, 2016

Educare non è un compito semplice, è un cammino fatto di continue sfide e scoperte. Forse non siete genitori, ma avrete sicuramente avuto la possibilità di passare un po’ di tempo con un bambino. Come sono svegli! Come riescono a prendervi in giro!

Non sono stati all’Università e non hanno nemmeno esperienza in grandi aziende, eppure sono perfettamente consapevoli di ciò che vogliono e sono capaci di impiegare tutte le loro risorse per perseguire l’obiettivo. In modo semplice, ma efficace.

Il loro processo di apprendimento è un vertiginoso percorso nel quale non smettono mai di sperimentare. Cadono e si rialzano. Provano in un modo e se non funziona, in un altro. Molte volte mettono in atto comportamenti che devono essere corretti, ed è qui che entra in gioco l’educazione, che richiede intelligenza e sottigliezza. Dopo una giornata di lavoro intensa e densa di impegni, sicuramente le nostre energie sono di molto inferiori alle loro. Non ci resta, quindi, che giocare d’astuzia.

Educare tramite castighi

I castighi fanno parte dell’educazione tradizionale e se ne può parlare nelle loro numerose varianti. I più immediati e socialmente accettati fino a qualche tempo fa erano gli schiaffi, le pantofole lanciate e le sculacciate. Era così che i genitori cercavano di associare, nella memoria dei loro figli, la condotta sbagliata con il dolore fisico che scaturiva di conseguenza.

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Un’altra forma di castigo è quella che prevede, in caso di condotta sbagliata, la privazione al bambino di un qualsiasi privilegio, come vedere la televisione, andare al parco giochi, mangiare il suo cibo preferito o usare uno dei giocattoli con cui ama passare il tempo.

Di punizioni da elencare ce ne sono ancora molte, ma noi vogliamo chiudere citando quella forma di castigo che obbliga il bimbo a realizzare un’attività che non gli piace fare. Può trattarsi di ordinare la sua stanza, di aumentare il tempo passato sui libri o su qualsiasi altra attività anche extrascolastica che, se fosse lui a decidere, cancellerebbe immediatamente dalla sua routine quotidiana.

Nell’introduzione di quest’articolo abbiamo affermato che educare non è un compito semplice. Punire nel giusto modo e nei giusti tempi, infatti, richiede molta più intelligenza di quanta non ne richieda la punizione corporea immediata. Un castigo è funzionale quando è la conseguenza annunciata di un’azione, quando è proporzionale alla condotta sbagliata, quando non tarda ad arrivare, quando è eseguito da chi è responsabile del bambino, con lo scopo di essere una riparazione al danno causato.

Anche così, però, i castighi presentano due grandi problemi. Il primo riguarda il fatto che sono i responsabili del bambino a dover mettere in pratica il castigo, controllando che venga eseguito. In altre parole, si corre il rischio che il bambino svolga una determinata azione che reputiamo “castigabile” senza rendercene conto. In questo caso, non ci sarà punizione e il bambino capirà che se lo farà di nascosto, potrà continuare a comportarsi male.

Il secondo problema riguarda invece i castighi poco educativi. Questi permettono al bambino di capire cosa è sbagliato, senza però dire qual è la condotta che andrebbe adoperata al suo posto. Il rischio è che venga sostituita da una condotta ancora più sbagliata. Immaginiamo di castigare un bambino che usa gli insulti per farsi notare. Se lo castighiamo, potrebbe cambiare questo comportamento nel modo sbagliato, magari sostituendo gli insulti con le botte, e il castigo non sarà servito.

Educare tramite riconoscimenti

Cosa portano i premi e il riconoscimento? Allegria! Una gran bella emozione. Anche solo per questo dovremmo educare tramite premi e riconoscimenti.

Poco tempo fa è uscito un articolo che parlava della penna verde e del suo potere. Denunciava un’abitudine tipica dei maestri, ma che può essere applicata anche al caso dei genitori, pur non avendo loro alcun compito da correggere. Si tratta della tendenza ad usare troppo la penna rossa (per le correzioni), a fronte di uno scarso utilizzo della penna verde (per segnalare gli elementi positivi).

Utilizzare la penna verde significa segnalare ciò che è corretto. Significa riconoscere, animare e motivare il bambino spingendolo a ripetere quella condotta e continuare a impegnarsi. Quanto sembra pesarci l’utilizzo della penna verde!

La penna verde è magica per il suo potere di incidere sullo stato d’animo della persona che si sta educando solo grazie al suo colore. Il mondo è pieno di genitori che si fissano troppo sugli errori, mettendo da parte le approvazioni perché considerate normale amministrazione. Non si rendono conto di come il semplice fatto di evidenziare ciò che è stato fatto bene, finisce col rafforzare il gesto stesso.

Di fatto, molte volte cerchiamo di correggere gli atteggiamenti dei nostri bambini che ci infastidiscono. Non fate rumore, non fate versi strani, non saltate sul letto, non macchiatevi perché dopo sarò costretto a lavarvi. Qualunque sia il rimprovero, il messaggio di fondo è lo stesso: bambino, non darmi fastidio. Nel nostro ostinarci a voler cercare la calma, finiamo col castigare la loro debordante allegria.

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Al contrario, quando il bambino legge, quando gioca in tutta tranquillità con il pongo o quando guarda in tv il programma che gli piace, non gli diciamo nulla. Il nostro modo di dirgli che ammiriamo la loro condotta è la mancanza di castigo. Che triste, non trovate?

Non vi stiamo dicendo di comprargli un giocattolo o di concedergli cinque minuti in più al parco giochi. Stiamo parlando del miglior premio che possa esserci per un bambino. Che i genitori gli dicano che si sta comportando bene, che si avvicinino da dietro stringendolo in un abbraccio o che si uniscano alla sua lettura o al suo gioco. Riuscireste a pensare ad un premio migliore per un bambino?


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