Profilo cognitivo del maltrattatore
Le neuroscienze sono riuscite a tracciare il profilo cognitivo del maltrattatore in una relazione di coppia . Questo non corrisponde a un genere in particolare, si applica ugualmente a uomini e donne. Tali tratti non sembrano dunque appartenere al genere, ma al funzionamento del cervello.
Senza dubbio, sul fenomeno dei maltrattamenti di coppia influiscono aspetti sociali, culturali e psicologici. Tuttavia, l’assunzione frequente di questo tipo di comportamenti configura connessioni neuronali specifiche e u na singolare elaborazione dei pensieri. Per questo, si parla di profilo cognitivo del maltrattatore.
Attraverso diversi studi, la scienza ha potuto stabilire che gli aggressori presentano alcune distorsioni. Queste incarnano schemi mentali erronei utilizzati per interpretare i fatti. A partire da essi, si è tracciata una linea delle principali caratteristiche cognitive di un maltrattatore.
“Accettare un primo maltrattamento rappresenta l’inizio di una lunga umiliazione. Ama te stesso e non potranno maltrattarti.”
-Anonimo-
Le distorsioni cognitive e il maltrattamento
In uno studio condotto all’Università dei Paesi Baschi sono stati analizzati 11 precedenti lavori di ricerca e analizzati 180 detenuti che avevano aggredito le loro compagne.
A partire da ciò, si è giunti alla conclusione che esistevano alcune distorsioni cognitive ricorrenti nei maltrattatori.
Tali distorsioni cognitive razionalizzano e giustificano comportamenti socialmente deplorevoli. Ci si appella a una spiegazione convincente riguardo alle ragioni sottese al maltrattamento. Lo si fa apparire come un comportamento logico e accettabile.
Le principali distorsioni cognitive riscontrate sono:
- La negazione. Si nega che le aggressioni o i maltrattamenti costituiscano un problema da affrontare. Si considerano normali o passeggeri.
- La minimizzazione. Si sottovalutano le aggressioni. Si afferma “è stato solo uno schiaffo” o “le parole non fanno male a nessuno”.
- L’attribuzione della colpa agli altri. Si sostiene che sia stato l’altro a indurre un determinato comportamento.
Altre caratteristiche del profilo cognitivo del maltrattatore
Diversi studi sono riusciti a stabilire altre caratteristiche proprie del profilo cognitivo del maltrattatore. Le persone che usano l’aggressione come modo abituale di relazionarsi con il partner presentano le seguenti caratteristiche:
- Intelligenza verbale media o bassa. In generale, i maltrattatori sono meno abili con il linguaggio rispetto alla media dei loro coetanei.
- Memoria. Negli studi realizzati, i maltrattatori hanno dimostrato una capacità inferiore di immagazzinare e recuperare le informazioni di carattere non verbale. In generale, ricordano meno i volti e i dettagli dello spazio.
- Detrimento delle funzioni esecutive. Tali funzioni riguardano la pianificazione, l’esecuzione e la regolamentazione del comportamento. Nei maltrattatori, dette funzioni sono più deboli e inefficaci.
- Decodificazione emotiva. Gli aggressori hanno maggiore difficoltà nell’identificare le espressioni facciali, nel differenziare emozioni e sentimenti come la paura, l’ansia, l’angoscia, etc.
Allo stesso tempo, Holtzworth e Munroe hanno tracciato un profilo dei maltrattatori. Il loro studio si basa unicamente sulle caratteristiche di un maltrattatore maschio. Questo perché le ricerche si sono avvalse di un gruppo di soli uomini. Tuttavia, le conclusioni sono attribuibili anche a molte donne.
Il cervello e il comportamento
Anche se sono state definite le caratteristiche cognitive del maltrattatore, al momento non esiste un inventario pienamente esaustivo in merito. Ci avvaliamo di ricerche che supportano gli aspetti segnalati, ma ne esistono altre che mostrano variazioni importanti.
Vala la pena evidenziare che il cervello è un organo dotato di grande plasticità, ciò significa che gli eventi, le esperienze, gli insegnamenti determinano in esso dei cambiamenti importanti.
Difficilmente, pertanto, si può affermare che una persona possegga tratti fissi o immutabili. L’essere umano è dinamico.
D’altra parte, in questo tipo di fenomeni pesa di più il contesto culturale e le esperienze precedenti. Così, non è raro che una persona maltrattata si tramuti in maltrattatrice quando le condizioni lo permettono. Ricordiamo inoltre che esistono contesti tolleranti o permissivi nei confronti delle aggressioni.
Tutti noi possediamo impulsi aggressivi sin dalla nascita, ma vengono modellati e configurati in funzione dell’educazione ricevuta.
Più che denunciare alcune persone in particolare, bisogna lavorare per diffondere determinati modelli di comportamento e di educazione erronei. Ciò significa istruire sull’aggressione e il maltrattamento e fornire strumenti validi per raggiungere i propri scopi.
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- Fernández-Montalvo, J., & Echeburúa, E. (1997). Variables psicopatológicas y distorsiones cognitivas de los maltratadores en el hogar: un análisis descriptivo. Análisis y Modificación de Conducta, 23 (88), 151-180.