Rafael Yuste e i misteri del cervello

Rafael Yuste è un neuroscienziato che guarda al futuro. Le sue idee richiedono anche chiare regolamentazioni. Per esempio, avete mai pensato a quali condizioni fareste entrare qualcuno nella vostra mente?
Rafael Yuste e i misteri del cervello

Ultimo aggiornamento: 11 ottobre, 2022

Rafael Yuste è uno scienziato pioniere del famoso Brain Project, a oggi il più grande e approfondito studio volto a comprendere il cervello. È anche docente alla Columbia University, Stati Uniti, e una delle menti più interessanti del nostro tempo.

In una delle sue interviste, tocca argomenti che possono sembrare fantascienza. È uno dei principali scienziati che ha iniziato a difendere i neurodiritti, in quanto convinto che siamo a un passo dal raggiungimento di una tecnologia che ci permetta di dirigere con precisione le menti altrui.

Ha anche fatto riferimento a scoperte che fino a pochi decenni fa erano impensabili. Per esempio, che ogni cervello crea la propria realtà e che questa è diversa da quella degli altri. Sembra pazzesco, ma nessuno come Rafael Yuste sa che questa è una conclusione solidamente argomentata e che non sarà l’ultima sorpresa che la scienza ha in serbo per noi.

“Ricordiamo cosa dice il Dilemma di Collingridge: quando compare una nuova tecnologia, non sappiamo bene a cosa servirà, ma è molto facile regolarla; ma poi, se la lasciamo andare e si diffonde in tutta la popolazione, sappiamo già perfettamente a cosa serve, ma è impossibile regolarla”.

-Rafael Yuste-

Rafael Yuste e i misteri del cervello

Rafael Yuste sapeva fin da bambino che voleva diventare un neuroscienziato. Si è ispirato al lavoro di Santiago Ramón y Cajal, padre delle neuroscienze.

Questo desiderio lo portò a proporre nel 2011, durante un incontro di esperti a Londra, l’idea di realizzare la mappatura del cervello più completa che fosse mai stata realizzata.

È nato così il Brain Project, attualmente in vigore e che periodicamente sorprende il mondo con i suoi risultati. Finora è stato possibile mappare la struttura nervosa di “un minuscolo verme”, la larva della mosca, la mosca e ora si sta cercando di mappare il cervello del topo, che presenta ben 100 milioni di neuroni.

Proprio in merito si ha una delle grandi rivelazioni di Yuste: mappare il cervello non solo permette di “leggere” questo organo, ma significa anche poter “scrivere” su di esso. Yuste ha anche affermato che i neuroscienziati sono già entrati nel cervello dei topi e ne hanno alterato l’attività. Riprodurlo negli esseri umani, a detta dello scienziato, è solo questione di tempo.

Macchine che leggono la mente

La possibilità di leggere la mente di una persona è stata discussa come una questione paranormale o fantascientifica. Rafael Yuste indica che non solo è una possibilità reale, ma che esistono già macchine per la lettura del pensiero. “Sono ancora rudimentali, ma esistono”, aggiunge con enfasi.

Queste macchine non solo sono in grado di entrare nella mente e sapere ciò che una persona sta vedendo e sentendo, ma anche di rilevare i pensieri. Yuste spiega che le neurotecnologie in questo campo sono di due tipi.

Da un lato, quelle che possono “leggere” l’attività cerebrale e trasmettere tale lettura su un dispositivo. Dall’altro, quelle che possono “scrivere” tale attività e caricarla nel cervello. Le prime sono più avanzate delle seconde.

Un gruppo di scienziati dell’Università di Berkeley dal 2008 dispone di dispositivi in grado di “leggere” la mente. Scansionano l’immagine del cervello mentre il soggetto sperimentale deve scegliere un’immagine tra 100 opzioni.

Grazie ai risultati dello scanner, i ricercatori sono in grado di determinare quale sarà la scelta. Un fatto sorprendente. Possiamo però andare un po’ oltre, poiché, chiedendo alla persona di immaginare un oggetto, è possibile indovinare in base ai dati della stessa procedura. Quanto tempo ci resta per poter hackerare il cervello? Sembrerebbe poco.

Un futuro imprevedibile

Rafael Yuste reputa che tra circa cinque anni potremo ammirare due cervelli artificiali intrattenere una conversazione intelligente. Garantisce, inoltre, che molto presto si presenterà la possibilità di apportare modifiche al cervello.

Per i neuroscienziati e per la società si tratterà di un grande passo, poiché potrebbe risolvere disturbi come la schizofrenia, la depressione maggiore e il morbo di Parkinson, tra gli altri.

Tuttavia, il quadro non è così incoraggiante se si osservano i progressi compiuti dalle grandi multinazionali. Si è persino cominciato a parlare di un nuovo termine: neurocapitalismo. Le aziende non vogliono che questi risultati siano applicati per curare le malattie, ma mirano solo alle possibilità di guadagno.

In un futuro non troppo lontano, è probabile che tutte queste scoperte consentiranno alle persone non vedenti di riacquistare la vista e alle persone paralizzate di camminare. Tuttavia, c’è anche il rischio che vengano usate per plasmare le menti dei consumatori e degli elettori rendendo questo un “mondo nuovo” e dominato dalle élite.

Immagine principale “ Creative Commons ” di jh4099 concesso in licenza in base a CC BY-SA 4.0.


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  • Salas, J. (2020). Por qué hay que prohibir que nos manipulen el cerebro antes de que sea posible. El País, 12.


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